L’avanzata dell’AI nei motori di ricerca ha causato un drastico calo di traffico verso i siti editoriali, ma Google tenta di correre ai ripari con Offerwall, un nuovo sistema di monetizzazione.
Da quando Google ha introdotto le sue AI Overviews e altre funzionalità basate sull’intelligenza artificiale, il traffico organico verso i siti di notizie e contenuti originali è crollato in modo significativo, mettendo a rischio la sostenibilità economica di molti editori. Secondo analisi di settore, il click-through rate medio per il primo risultato organico su Google è passato dal 7,3% di marzo 2024 a un misero 2,6% a marzo 2025.
Per rimediare, il colosso di Mountain View ha annunciato un nuovo strumento che consente agli editori di monetizzare i propri contenuti chiedendo agli utenti di compiere determinate azioni, come guardare un video pubblicitario, rispondere a un sondaggio o, in futuro, effettuare micropagamenti per accedere agli articoli. Si tratta di Offerwall, una soluzione che, nelle intenzioni di Google, mira a compensare la perdita di traffico e offrire nuove fonti di guadagno, ma che in realtà rischia di cambiare (e indebolire?) ancora una volta il rapporto tra lettori e piattaforme digitali.
Come la rivoluzione AI Overviews ha penalizzato l’editoria
L’AI Overviews di Google, attiva in Italia da marzo 2025, offre risposte sintetiche e dettagliate generate dall’intelligenza artificiale direttamente all’interno della pagina dei risultati di ricerca (SERP). Se da un lato questa innovazione semplifica la vita degli utenti, dall’altro priva i siti editoriali di una fetta consistente di traffico, perché sempre più spesso chi cerca trova già in cima alla SERP tutte le informazioni, senza alcun bisogno di cliccare sui link originali.
Il risultato di questo sistema è un drastico calo delle visite, che si traduce in una conseguente diminuzione delle entrate pubblicitarie e mette in crisi il modello di business tradizionale dell’editoria digitale da sempre basato sulla monetizzazione proveniente dall’advertising.
Offerwall: un nuovo modello di business o una toppa temporanea?
Per rispondere alle crescenti proteste degli editori e alle preoccupazioni sul futuro della stampa online, Google ha lanciato Offerwall, una piattaforma gratuita che permette di “bloccare” l’accesso a determinati contenuti chiedendo agli utenti di compiere azioni specifiche. Le opzioni vanno dalla visione di brevi video pubblicitari alla compilazione di sondaggi, fino ai micropagamenti per l’accesso ad articoli o approfondimenti specifici.
La società sostiene che i primi test abbiano portato a un aumento delle entrate per gli editori compreso tra il 5% e il 15%. Tuttavia, molti osservatori ritengono si tratti di una soluzione temporanea che non solo tenta di aggirare il problema strutturale del calo del traffico, ma rischia anche di spingere verso un web sempre più a pagamento, in cui ogni click potrebbe avere un costo, seppur minimo, per l’utente finale.
Anche la storia dei micropagamenti online è costellata di tentativi falliti. La resistenza degli utenti a pagare per singoli contenuti è ancora alta e una frammentazione delle offerte potrebbe disincentivare la lettura e la scoperta di nuove fonti, penalizzando ulteriormente le performance degli editori.
In sostanza, l’iniziativa di Google mira a spostare il focus dal traffico organico alla monetizzazione diretta, ma solleva interrogativi profondi sulla sostenibilità del sistema. Offerwall può certamente offrire la possibilità di sperimentare nuove strategie di guadagno, ma contribuisce a rafforzare il ruolo stesso di Google come “custode” del traffico e dei dati degli utenti, accentuando il suo potere di intermediazione tra produttori di contenuti e pubblico.
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