Da simbolo del neoliberismo a critico del potere USA, Jeffrey Sachs sfida neocon e progressisti, denunciando guerre infinite, dominio americano e il declino morale dell’Occidente.
Primo di una serie di ritratti di figure di spicco nel dibattito politico americano.
C’è un curioso paradosso nella politica americana contemporanea: mentre la sinistra liberal è ormai diventata in gran parte interventista, e molti repubblicani hanno riscoperto l’istinto isolazionista, una delle voci più dure contro la guerra e contro l’impero americano è quella di un economista un tempo portabandiera del globalismo progressista. Si chiama Jeffrey Sachs — ed è da anni una delle figure più ascoltate e provocatorie del dibattito internazionale.
Classe 1954, professore alla Columbia University, Sachs divenne famoso negli anni Ottanta come il “ragazzo prodigio” dell’economia di transizione. Fu lui a disegnare le terapie d’urto per far passare Bolivia, Polonia e poi Russia dall’economia pianificata al libero mercato. [...]
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