Italia, che errore: donati all’Ucraina cannoni che non funzionano

Ilena D’Errico

1 Maggio 2023 - 16:55

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L’Italia ha inviato all’Ucraina cannoni che non funzionano e sono pronti per tornare indietro. Ecco cosa è accaduto.

Italia, che errore: donati all’Ucraina cannoni che non funzionano

L’Italia fornisce armi all’Ucraina, tra dibattiti e polemiche sulla migliore posizione da adottare in merito al conflitto, la scoperta: mandati cannoni non funzionanti. Una notizia riportata dal Financial Times su informazione del consigliere della Difesa di Kiev, che riporta l’arrivo di 20 cannoni semoventi pronti per la rottamazione. Sembra l’esito di una tragicommedia, perlomeno il governo italiano sembra aver imparato dall’errore e parte del secondo lotto di cannoni inviato durante Pasqua è già operativo sul campo di battaglia.

È però inevitabile chiedersi come sia potuto accadere un errore così grossolano, soprattutto visto che l’attenzione del governo, così come quella mediatica e cittadina, sembra prendere in seria considerazione la questione. Tra chi sostiene il dovere italiano di supportare l’Ucraina e chi si schiera contro l’invio di armi (in parte per pacifismo, in parte per non rischiare ripercussioni per un’alleanza poco profittevole), alla fine l’Italia ha involontariamente messo in atto un compromesso beffardo: i cannoni sì, vengono inviati, ma tanto non funzionano.

I cannoni che non funzionano donati all’Ucraina devono rientrare

Poco più di due settimane fa, a Udine è transitato un treno di carri armati diretto a Est. Il video del trasporto dei mezzi militari ha presto conquistato l’attenzione dei media e dei social e non sono mancate importanti divergenze di opinioni. Circa una ventina di carri semoventi M109, proprio come quelli che si sono rilevati non funzionanti e che erano stati, invece, inviati già a settembre.

In realtà, le condizioni dei cannoni non erano sconosciute, era anzi previsto che una volta raggiunta la destinazione i mezzi fossero rimessi in sesto con gli aiuti degli Stati Uniti. Tra kit mai pervenuti e componenti incompatibili, alla fine i cannoni sono rimasti fermi per mesi nei depositi, tanto che la Difesa ucraina ha ricordato che fanno parte di un elenco di mezzi da rottamare. Ora, i mezzi non funzionanti sono pronti a fare marcia indietro verso l’Italia o il Belgio per essere riparati.

Non è ancora ben chiaro il motivo di questo ritardo, poiché l’accordo prevedeva il rifornimento dei mezzi da parte dell’Italia con la revisione finanziata degli Stati Uniti. Non per questo, tuttavia, si può escludere completamente la responsabilità del governo nazionale, che evidentemente non ha supervisionato l’andamento della revisione. Difatti, per gli altri mezzi – circa 40 – l’Italia ha provveduto alla revisione direttamente in loco prima dell’invio dei cannoni, tanto che alcuni video li vedono già impegnati in prima linea.

Italia e Stati Uniti, l’accordo per la donazione di cannoni all’Ucraina

Il pacchetto di aiuti stabilito dal governo Draghi prevedeva l’invio di 60 obici all’Ucraina ha iniziato a concretizzarsi a settembre, quando è stato inviato il primo lotto di cannoni (non funzionanti). Si segue poi con la seconda tranche, nell’ormai famoso treno di Udine. Nel complesso, circa 40 dei mezzi militari dovrebbero essere operativi, in quanto l’Italia ha provveduto alla revisione sul territorio nazionale.

Il pacchetto di aiuti prevede infatti una collaborazione tra l’Italia, che fornisce i mezzi, e gli Stati Uniti che finanziano la loro revisione. Si tratta, infatti, di cannoni piuttosto datati, salvati dalla rottamazione soltanto dal tentativo di vendita al Pakistan e al Gibuti. Si tratta in particolare di cingolati di progettazione Usa con cannoni da 155 millimetri, da tempo tolti dal servizio dagli eserciti europei. I semoventi sono stati poi aggiornati e prodotti dall’italiana Oto Melara nei primi anni ‘90, ormai molto difficili da vendere e inadatti all’utilizzo immediato.

L’esecutivo di Mario Draghi ha quindi deciso di recuperare queste versioni, gli M109L, e renderle perlomeno utili nel supporto di Kiev, dato che era stato possibile vendere solo un centinaio di esemplari. Il problema della revisione si sarebbe poi dovuto risolvere facilmente con l’aiuto statunitense, anche se poi le cose non sono andate proprio così. Pare comunque che i lavori siano stati solo rimandati, infatti i cannoni torneranno presto indietro per essere riassestati.

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