ISTAT: lo Stato la «smonta» con conferimento in 3-I e i lavoratori si ribellano

Dimitri Stagnitto

13 Dicembre 2022 - 17:58

condividi

I lavoratori di ISTAT denunciano che il conferimento in 3-I S.p.a. degli asset informatici dell’istituto rischiano di distruggerlo.

ISTAT: lo Stato la «smonta» con conferimento in 3-I e i lavoratori si ribellano

E’ passata piuttosto sotto silenzio la nascita di 3-I Spa, la nuova società a proprietà pubblica ma di diritto privato che avrà lo scopo di gestire lo sviluppo informatico della Pubblica Amministrazione italiana.

La manovra non è andata giù ai dipendenti dell’ISTAT che ritengono che tale manovra, figlia di un decreto legge dello scorso aprile (quindi governo Draghi), possa in definitiva portare alla paralisi del sistema di raccolta dati e produzione di indagini statistiche in Italia.

DI seguito il testo del comunicato rilasciato in queste ore dall’Assemblea Permanente del lavoratori ISTAT:

In questo articolo sintetizziamo le ragioni dell’opposizione dei lavoratori e delle lavoratrici
all’esternalizzazione delle risorse e professionalità informatiche dell’ISTAT e alla sua destrutturazione,
perseguita dalla dirigenza di questo Istituto a dispetto di logica e buonsenso, nonché dell’intelligenza della
grande maggioranza dei lavoratori che ne hanno compreso le nefaste conseguenze: viene messa a rischio
l’indipendenza dell’Istat, la riservatezza statistica e la protezione dei dati dei cittadini e delle imprese.

L’articolo 28 del decreto-legge n. 36 del 30 aprile 2022 e i provvedimenti ad esso conseguenti stabiliscono
la costituzione di una società di servizi informatici di diritto privato (la 3-I), ma con capitale pubblico,
partecipata da Istat, Inps e Inail. Tale società dovrà erogare servizi agli enti delle Amministrazioni centrali.
Cosa c’entri l’Istat – un ente di ricerca – nell’impresa non è per nulla chiaro.

È invece chiarissimo lo sbilanciamento nella governance e nel controllo della 3-I, con l’Istat tendenzialmente ininfluente sulle scelte strategiche per quota di capitale (inferiore in ogni caso al 9% persino includendo uno dei due immobili di
proprietà) e in posizione nettamente minoritaria anche nel Consiglio d’amministrazione.

La partecipazione al progetto 3-I è suicida per l’Istat sotto vari profili: economico-finanziario, di governance,
d’efficienza ed efficacia, di credibilità.

Sono state svolte ampie analisi al riguardo, per le quali rimandiamo a:
https://facebook.com/istatNo3i
https://linkedin.com/company/istat-no-3i
https://twitter.com/IstatNo3i

Innanzitutto, per avere questa quota insignificante nella nuova società l’Istat sta minando il suo equilibrio finanziario, attraverso la sottoscrizione e l’aumento di capitale da effettuare con il conferimento di beni.

Infatti l’Istat cederà a 3-I gran parte del suo hardware e del software per un valore stimato di oltre 17 milioni
di euro, esternalizzando sostanzialmente l’informatica.

La lunga lista include portali, applicazioni per la raccolta dati, sistemi di acquisizione degli archivi esterni, sistemi di controllo e correzione dei dati, banche dati e software progettati e sviluppati ad hoc per il processo di produzione del dato.

Il problema vero è che l’informatica è parte integrante di tutti i processi di produzione, per cui la sua
alienazione mette a rischio l’esistenza e il ruolo dell’istituto come produttore della statistica ufficiale.

Il depauperamento delle risorse economiche non permette di effettuare altri investimenti, a partire dalle assunzioni di cui l’Istat ha estremo bisogno (1.860 unità, 550 pensionamenti dal 2016 a oggi).

Un altro aspetto da evidenziare riguarda la segretezza dei dati e la credibilità delle statistiche, nonché il potere che si cela dietro le informazioni. Nel consesso internazionale è ormai riconosciuta l’importanza dell’imparzialità e dell’affidabilità di chi raccoglie dati sensibili e della credibilità di chi diffonde dati per le decisioni politiche e il dibattito pubblico.

Il controllo esterno dei processi costituisce un vulnus alla sicurezza e alla trasparenza, che svuota l’Istituto di autonomia e getta un’ombra sulla credibilità delle statistiche ufficiali i cui principi sono sanciti dal Codice delle statistiche europee che disciplina produzione, analisi e diffusione della statistica pubblica all’interno dell’Unione europea.

La professionalità e la coscienza delle lavoratrici e dei lavoratori è l’unica garanzia dell’integrità dei dati e dell’indipendenza dell’Istituto.

La statistica ufficiale è un prezioso bene pubblico sotto attacco. Mai come oggi l’informazione è potere e i dati sono denaro. Dopo l’esternalizzazione delle reti di rilevazione e quella dell’informatica, a quale funzione essenziale toccherà?

Argomenti

# ISTAT

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO