Raid su Teheran, ritorsioni su Haifa e il ruolo chiave degli USA: con l’analista Giacomo Gabellini approfondiamo scenari e interessi dietro un conflitto breve ma dagli esiti duraturi.
Dodici giorni di guerra. Centinaia di vittime. Poi una tregua improvvisa. Lo scontro tra Israele e Iran ha riacceso la tensione in Medio Oriente e ha visto il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti.
Dietro i bombardamenti e le rappresaglie si muovono interessi economici, strategici e militari. Secondo Giacomo Gabellini, analista geopolitico, il conflitto non è esploso per caso. La preparazione militare, le alleanze attivate e la tempistica indicano una escalation pianificata.
Israele ha colpito obiettivi sensibili a Teheran. L’Iran ha risposto con lanci di missili su Haifa. Gli Stati Uniti hanno sostenuto le operazioni israeliane e aumentato la loro presenza nella regione.
La domanda è: chi trae vantaggio da questo scontro? Per Israele, il conflitto serve a contenere l’influenza iraniana nei territori vicini e a rafforzare la propria posizione militare. Per l’Iran, la risposta armata mostra determinazione e capacità di reazione. Gli Stati Uniti rafforzano il loro ruolo nella gestione delle rotte energetiche e nei rapporti di forza globali.
La tregua raggiunta non garantisce stabilità. Le cause alla base del conflitto restano aperte. Gli equilibri sono fragili. La guerra è finita, ma le sue conseguenze potrebbero durare a lungo.
Il Medio Oriente resta un punto caldo. E la prossima crisi potrebbe non tardare ad arrivare.
Giacomo Gabellini
Giacomo Gabellini è un saggista e ricercatore indipendente con una profonda competenza in ambito economico e geopolitico. Autore prolifico, ha scritto vari saggi su temi di rilevanza internazionale, tra cui Ucraina. Una guerra per procura (2016), Israele. Geopolitica di una piccola, grande potenza (2017) e Weltpolitik. La continuità economica e strategica della Germania (2019). Gabellini collabora regolarmente con diverse testate italiane e internazionali, tra cui la rivista “Eurasia”, il think tank Osservatorio Globalizzazione e il quotidiano cinese “Global Times”, arricchendo il dibattito su temi globali con il suo punto di vista analitico e documentato.
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