Investire in un bar potrebbe non essere una buona idea, ecco perché

Luna Luciano

29 Gennaio 2023 - 12:59

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Se si è alla ricerca di un’attività su cui investire è bene sapere che quella di un bar potrebbe non essere una buona idea.

Investire in un bar potrebbe non essere una buona idea, ecco perché

Il bar è da sempre uno dei simboli della vita “all’italiana”, di quell’italian way of life che piace molto all’estero e che propone uno stile di vita lento, dove c’è sempre tempo per un buon caffè, assaporando una brioche o un cornetto, mentre si conversa con il personale o con amici e amiche.

Eppure, in questo momento se si è alla ricerca di un’attività in cui investire, il bar potrebbe non essere l’idea migliore. Infatti, nonostante sia un luogo amato da giovani e meno giovani, oggi investire in un bar non sarebbe una decisione redditizia.

Il settore secondo Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) sembra essere entrato in crisi e i dati condivisi non sono dei più rassicuranti, con migliaia di attività che chiudono ogni anno. Per tale motivo è bene conoscere quale sia l’attuale situazione del settore dei bar prima di fare un investimento azzardato. Ecco tutto quello che c’è da sapere

Investire in un bar potrebbe non essere una buona idea: perché

Investire in un bar al momento potrebbe non essere la scelta migliore soprattutto se si guarda ai dati riportati dalla Fipe. La Federazione ha lanciato l’allarme sulla chiusura di migliaia di bar. Il settore che oggi impiega ben 300 mila persone ha registrato in un arco di 10 anni - dal 2012 al 2022 - la chiusura di ben 15 mila attività.

Nonostante il bar rimanga uno dei luoghi preferiti per potersi dare appuntamento per un caffè, oggi il settore è in aperta crisi, un settore che ha lunga memoria e che ha segnato anche la vita culturale de nostro Paese. Basti pensare che fin dal ’700 i bar sono stati la destinazione preferita per numerosi artisti e poeti, dal Florian di Venezia fino al Gambrinus di Napoli. E nel corso degli anni queste attività hanno saputo evolversi per corrispondere ai gusti e alle necessità dei propri clienti, dal luogo perfetto per una colazione e la pausa caffè, fino alla pausa pranzo negli anni ’90 per milioni di lavoratori del settore terziario, fino a giungere ai giorni nostri, con i bar trasformatisi in mete perfette per il rito serale dell’aperitivo, accompagnando i modelli di consumo della società.

Nonostante il trasformismo del bar, i dati che la Fipe ha ricavato non sono dei migliori. È una triste cartolina quella dei caffè e bar italiani. Stando ai dati della Federazione, infatti, un bar su due è destinato a chiudere entro 5 anni. Alla luce di questi dati, sicuramente è preferibile investire i propri risparmi in un’altra tipologia di attività.

Bar in crisi: perché e qual è la soluzione

Come spiegato da Matteo Musacci, vicepresidente di Fipe Confcommercio, i motivi per cui il settore dei bar è in crisi è ben evidente.

il format bar è stretto nella morsa di una competizione sempre più sfrenata e di un modello di gestione che riesce a conciliare costi e ricavi solo attraverso enormi sacrifici personali di chi lavora, soprattutto se si tratta del titolare e dei suoi familiari.

E ad aggravare la situazione si aggiungono i canoni di locazione “esagerati” e bollette con cifre esorbitanti, totalmente “fuori controllo” - queste le parole di Musacci. Inoltre, è complicato per i baristi adeguare i listini prezzi all’inflazione dilagante.
La soluzione potrebbe essere quindi quella di ripensare il modello di business. Lo stesso vice presidente della Fipe ha spiegato che questa tipologia di format, secondo la quale è necessario tenere aperta l’attività sette giorni su sette per oltre 14 ore al giorno non è sempre “economicamente sostenibile”.

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