Indice democrazia, l’Italia peggiora: siamo dietro a Botswana e Malta

Alessandro Cipolla

6 Marzo 2023 - 08:48

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Per il Democracy Index 2023 dell’Economist l’Italia è al 34° posto dietro Slovenia, Botswana e Malta: il nostro Paese sarebbe una “democrazia imperfetta”, dubbi sul governo Meloni.

Indice democrazia, l’Italia peggiora: siamo dietro a Botswana e Malta

Nell’ultimo anno in Italia lo stato di salute della nostra democrazia sarebbe peggiorato. È questo il responso del Democracy Index 2023, l’annuale report stilato dall’ Economist che prende in considerazione 165 Paesi e due territori in tutto il mondo.

L’Italia infatti sarebbe al 34° posto in questa speciale classifica - tre posizioni in meno rispetto allo scorso anno - facendo peggio di Paesi come Slovenia, Malta e Botswana, sempre con rispetto parlando.

In una scala di punteggio che va da 1 a 10 stilata in base a cinque indicatori (processo elettorale e pluralismo, libertà civili, funzione del governo, partecipazione politica e cultura politica), l’Italia nel complesso ha ottenuto 7,69 venendo così inserita nel novero di quelle che l’Economist ha etichettato come “democrazie imperfette”.

Il tasto dolente per l’Italia è sempre lo stesso: funzione del governo, con il punteggio di 6,79 che ci pone di un pelo sopra la sufficienza. Bene invece alla voce processo elettorale e pluralismo, dove otteniamo un lusinghiero 9,58.

Per quanto riguarda i Paesi più virtuosi, stando al Democracy Index 2023 in testa c’è sempre la Norvegia che ottiene ben tre “10”, seguita dalla Nuova Zelanda e dall’Islanda con Svezia e Finlandia che completano la Top 5.

Democracy Index 2023
Fonte The Economist

Peggiora la democrazia in Italia

Come riporta Linkiesta, l’Economist nel suo Democracy Index 2023 si è soffermato sull’Italia viste le recenti elezioni politiche che hanno riportato il centrodestra alla guida del Belpaese, con un autentico exploit di Fratelli d’Italia discendente diretto del fu Movimento Sociale Italiano.

La rappresentanza di partiti di destra come i Democratici svedesi o Fratelli d’Italia (FdI) in parlamento e governo non è necessariamente dannoso per la democrazia - ha scritto il prestigioso settimanale -; anzi, l’esclusione di tali partiti quando hanno il sostegno di ampi settori dell’elettorato potrebbe essere interpretato come antidemocratico”.

Nonostante questo, l’Economist ha voluto sottolineare come “allo stesso tempo, ci sono preoccupazioni giustificabili che i partiti di estrema destra potrebbero minare la democrazia promuovendo l’intolleranza o approvando una legislazione illiberale o censurando i media”.

In Italia così il governo Meloni è stato definito come “il più di destra dalla fine della seconda guerra mondiale”, con la presidente del Consiglio che “inizialmente ha adottato una posizione moderata (motivata in parte dal desiderio di assorbire i fondi Ue disponibili), ma il suo mandato era per una posizione di destra più dura e potrebbe tornarvi sotto la pressione dei suoi partner di coalizione”.

C’è da dire comunque che il peggioramento dell’Italia per quanto riguarda lo stato di salute della sua democrazia non sarebbe ascrivibile al nuovo governo, visto che è entrato in carica a ottobre subentrando al precedente esecutivo guidato da Mario Draghi che annoverava nella sua maggioranza tutti i principali partiti eccezion fatta proprio per Fratelli d’Italia.

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