In Svizzera ancora no tassi negativi nonostante crisi e minaccia franco, l’annuncio dall’SNB. Vincono le banche

Laura Naka Antonelli

11 Dicembre 2025 - 13:10

La Swiss National Bank ha confermato i tassi allo zero per la seconda volta consecutiva pur rivedendo al ribasso le stime sull’inflazione. Occhio al franco.

In Svizzera ancora no tassi negativi nonostante crisi e minaccia franco, l’annuncio dall’SNB. Vincono le banche

La Swiss National Bank (SNB), Banca Nazionale Svizzera, ha deciso oggi di lasciare i tassi di interesse fermi allo zero per la seconda volta consecutiva, pur tagliando le previsioni sull’inflazione e pur dopo il segno meno che ha accompagnato il trend del PIL del Paese relativo al terzo trimestre del 2025.

Martin Schlegel, presidente dell’istituzione, ha motivato la scelta sottolineando che la politica monetaria “probabilmente” riuscirà a far salire l’inflazione, sebbene in modo lento, nel corso dei prossimi trimestri.

Tassi Svizzera, SNB lascia tassi allo zero ma taglia previsioni sull’inflazione 2026-2027

Il termine “probabilmente” è stato a quanto pare d’obbligo, visto che l’SNB ha annunciato di avere abbassato le stime sull’inflazione per il 2026 e per il 2027.

Per la precisione, la Banca centrale ha reso noto di prevedere ora un tasso di inflazione, in Svizzera, che oscillerà nei prossimi due anni tra lo 0,3% e lo 0,6%, forchetta più bassa rispetto all’outlook precedentemente formulato, che indicava un tasso di inflazione nel prossimo biennio incluso tra lo 0,5% e lo 0,7%.

Le stime di un’inflazione pari allo 0,2% nel corso del 2025 sono state invece confermate.

La Swiss National Bank conferma tassi anche dopo PIL negativo

Va ricordato che la Banca Nazionale Svizzera ha come obiettivo un tasso di inflazione incluso all’interno del range compreso tra lo zero e lo 0,2%. Per quanto tagliato, l’outlook per il 2026 e per il 2027 non viene considerato dunque preoccupante, in primis, dall’istituzione.

Detto questo, la Swiss National Bank ha optato per lo status quo sui tassi nonostante la caduta del PIL che, nel terzo trimestre del 2025, ha accusato una contrazione, scendendo dello 0,5%.

L’erosione dei fondamentali economici della Svizzera è sotto gli occhi di tutti, se si considera che, nel secondo trimestre dell’anno, la crescita trimestrale era stata pari al +0,1% (già decisamente anemica), dopo il +0,7% del primo trimestre.

Il trend negativo del PIL è stato motivato in primis con lo shock dei dazi imposti dall’amministrazione USA di Donald Trump, inizialmente fissati al 39%, poi rivisti al ribasso al 15%.

A tal proposito, nella giornata di ieri, mercoledì 10 dicembre, le autorità elvetiche hanno annunciato che l’effetto dell’accordo sui dazi sarà retroattivo ed esecutivo dunque a partire dalla data del 14 novembre 2025.

Lo shock del PIL al di sotto dello zero dovrebbe rimanere dunque confinato al terzo trimestre di quest’anno, ed è la stessa SNB ad aver indicato oggi di prevedere una crescita dell’economia per il 2025 e per il 2026 pari rispettivamente a un ritmo di poco inferiore all’1,5% e attorno all’1%, pur avvertendo che il tasso di disoccupazione potrebbe registrare un lieve aumento.

Nessuna crisi dunque per il Paese, almeno secondo la banca centrale: o meglio nessuna crisi che renda per ora necessaria l’adozione (o meglio il ritorno) a una politica di tassi negativi.

È stata la stessa istituzione, nel comunicato con cui ha annunciato la decisione sui tassi, a sottolineare che l’accordo sui dazi di Trump ha migliorato le prospettive di crescita dell’economia, insieme a un contesto economico globale che risulta in qualche modo meno fosco.

Crescita consumi a zero, ma niente tassi negativi neanche nel 2026 con pericolo per banche & Co. dopo il precedente

Detto questo, i consumi continuano a confermarsi il tallone di Achille del PIL, tanto da essersi confermati più deboli delle attese degli analisti per ben tre mesi consecutivi, mostrando a novembre un tasso di crescita addirittura pari a zero, il che rende secondo gli esperti il recupero del dato anticipato dalla banca centrale nel quarto trimestre dell’anno quasi impossibile da centrare.

Eppure un articolo di Bloomberg conferma come la Banca centrale continui (e continuerà) a far rimanere alta l’asticella dei tassi negativi, chiaramente riluttante a reintrodurre una politica monetaria (quella dei tassi sotto lo zero), che è stata attiva nel Paese per ben sette anni e che ha, così come è stato confermato, arrecato danni alle pensioni, ai risparmiatori e al sistema finanziario, dunque alle banche.

Peccato però che, oltre ai dazi di Trump il problema della Svizzera porti anche il nome di franco, ovvero della valuta nazionale che continua a viaggiare a livelli record sia nei confronti dell’euro che del dollaro e che ha interpretato il nulla di fatto sui tassi comunicato oggi alla stregua di una mossa hawkish (per quanto i tassi siano allo zero).

La valuta è salita infatti dopo la pubblicazione del comunicato da parte dell’SNB, rafforzandosi sull’euro a 0,9348 e avanzando sul dollaro USA a 0,7986, valore massimo dal 19 novembre scorso.

Gli economisti non prevedono tuttavia alcun ritorno ai tassi negati neanche nel 2026. D’altronde, il presidente della Banca centrale ha ricordato più volte di essere consapevole “che i tassi d’interesse negativi possono avere effetti collaterali indesiderati, ad esempio per i risparmiatori e i fondi pensione”. (occhio al chiaro alert lanciato dai fondi pensione).

E, ovviamente, per le banche che, come dimostra la storia, tendono a pagare in termini di redditività un contesto di tassi di interesse più bassi. Figuriamoci tassi negativi. Non per niente sono le stesse banche svizzere a essersi opposti al ritorno di tassi al di sotto dello zero.

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