Il datore di lavoro può cambiare il contratto? Ecco cosa devi ricordare

Claudio Garau

26 Maggio 2022 - 22:56

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Gli elementi che formano il tuo contratto di lavoro non sono immutabili nel corso del tempo, ma possono essere modificati entro certi limiti e garanzie in favore del lavoratore.

Il datore di lavoro può cambiare il contratto? Ecco cosa devi ricordare

Se sei un lavoratore dipendente potresti chiederti se i contenuti del contratto individuale di lavoro, al quale hai aderito apponendo la tua firma, possono essere modificati nel tempo dall’azienda per cui lavori e, se sì, in che misura. Soprattutto potresti domandarti quale margine di libertà ha l’azienda nei tuoi confronti, ovvero: può questa decidere di modificare unilateralmente il tuo contratto? Il datore di lavoro può cambiare il contratto senza che tu possa aver voce in capitolo?

Si tratta di domande del tutto legittime perché hanno a che fare con elementi essenziali di ogni rapporto di lavoro, quali la modulazione dell’orario, l’ammontare della retribuzione e così via. Di seguito vogliamo fare chiarezza proprio su questi temi, siccome ogni contratto e rapporto di lavoro implicano una serie di obblighi per il dipendente, ma anche e soprattutto un quadro di diritti che - se sei stato assunto come lavoratore subordinato - non devi mai dimenticare. I dettagli.

Il datore di lavoro può cambiare il contratto? Se le modifiche sono peggiorative occorre il consenso del dipendente

In linea generale, ti anticipiamo che l’azienda può modificare il contratto esclusivamente con il tuo sì, nel caso in cui le nuove condizioni siano peggiori rispetto a quelle originarie - ovvero rispetto a quelle alle quali hai dato il tuo consenso al momento dell’assunzione. Ciò si trova chiaramente affermato nella legge e nei CCNL, perciò su questo non devi aver alcun dubbio.

Come abbiamo detto in apertura, la possibilità che il datore di lavoro voglia cambiare contratto non è di certo remota e tu ovviamente hai valide ragioni per chiederti se è necessaria anche la tua volontà per modificare il contratto in essere.

Ebbene, vero è che che nel corso del rapporto di lavoro il datore può avere la necessità di cambiare le condizioni del contratto sottoscritto con il dipendente, sotto vari aspetti. Pensiamo ad esempio alle modifiche dal lato economico (ammontare della retribuzione, versamento della tredicesima e/o quattordicesima), o sul piano del tuo orario di lavoro, oppure con riferimento alla sede di lavoro o ancora alle mansioni.

Per rispondere alla domanda relativa al datore che può cambiare il contratto, dobbiamo distinguere le situazioni nelle quali l’azienda può decidere per la modifica in modo unilaterale, e i casi in cui invece serve il tuo sì. Non devi dimenticare infatti che a seconda dell’elemento del tuo contratto che si vuole modificare, l’azienda avrà un margine d’azione più o meno ampio.

Il datore di lavoro può cambiare il contratto: le modifiche alla retribuzione

Pensiamo alla retribuzione, ossia al corrispettivo che ti spetta per aver svolto la prestazione lavorativa di cui al contratto di lavoro che hai a suo tempo sottoscritto. Ebbene, devi ricordare che il datore di lavoro non può ridurre la retribuzione pattuita senza il tuo consenso a riguardo.

Nelle nostre leggi è presente un principio che ti tutela direttamente e che prende il nome di ’principio di irriducibilità della retribuzione’. In base ad esso, tu come lavoratore subordinato hai diritto di percepire lo stipendio pattuito con la tua azienda, essendo nullo ogni patto contrario. Su questo diverse sentenze hanno fatto ulteriore chiarezza e pertanto devi ritenerti garantito in caso di abusi da parte del tuo datore di lavoro.

Ricorda altresì che il datore di lavoro può cambiare il contratto con riferimento allo stipendio, e può disporre una retribuzione più bassa - ma può farlo soltanto rinegoziandola con la tua partecipazione.
In particolare le norme indicano che la nuova retribuzione inferiore dovrà essere oggetto di accordo nelle cd. ’sedi protette’ (ad es. i sindacati).

Proprio questo accordo dovrà essere la conseguenza di presupposti specifici, come l’ottenimento da parte tua di una diversa professionalità, il miglioramento delle condizioni di vita o l’interesse alla conservazione del tuo posto di lavoro. Insomma il datore di lavoro può cambiare il tuo contratto e, in particolare, diminuire lo stipendio che percepisci - soltanto se ciò è controbilanciato da un tuo interesse. Nei casi in cui il datore voglia invece aumentarti lo stipendio, parlare di tuo consenso appare superfluo.

Il datore di lavoro può cambiare il contratto? L’assegnazione di mansioni inferiori

Forse hai già sentito parlare di ’mobilità verso il basso’: si tratta dell’assegnazione al dipendente di mansioni inferiori rispetto a quelle per le quali è stato assunto o anche la sottrazione delle mansioni finora da te svolte. In questi casi, entra in gioco il cd. demansionamento, che implica delle chiare conseguenze sul piano della tua dignità e capacità professionale.

D’altro lato però demansionare può evitare la perdita del tuo posto di lavoro. Pensiamo ai casi in cui l’azienda deve operare una riorganizzazione, tenendo conto sia delle ragioni produttive sia di quelle del lavoratore e della tutela del posto di lavoro. Rilevano anche le mutate condizioni di salute del lavoratore: in questo caso il datore potrà cambiare il contratto e in particolare le mansioni assegnate all’inizio del rapporto di lavoro.

Anzi talvolta il lavoratore può avere interesse ad una modifica peggiorativa delle mansioni. Ci riferiamo ai casi di chi preferisce svolgere mansioni caratterizzate da minor responsabilità e autonomia. Le regole sono piuttosto chiare in proposito: te e il datore di lavoro potete sottoscrivere un accordo di demansionamento che contiene la modifica delle mansioni, del livello di inquadramento e della categoria legale.

Non devi dimenticare che, in linea generale, il patto di demansionamento non ti deve svantaggiare ma anzi deve essere determinato dal tuo interesse a conseguire migliori condizioni di vita, nuove competenze professionali oppure la conservazione del posto di lavoro. Perciò il divieto di demansionare non è assoluto, ma è anche vero che il datore di lavoro non può cambiare il contratto in libertà. Anzi l’accordo di demansionamento deve essere stipulato in una sede protetta (ad es. l’Ispettorato nazionale del lavoro), proprio onde evitare tentativi di abuso da parte dell’azienda.

Il datore di lavoro può cambiare il contratto? La modifica dell’orario di lavoro da full time a part time

Non solo. Anche in tema di orario di lavoro il datore di lavoro può cambiare il contratto, ma deve prima sentirti. Ovvero, la riduzione delle ore assegnate al dipendente (e perciò la trasformazione del rapporto da tempo pieno a tempo parziale) deve compiersi con il tuo assenso.

In termini pratici, prima della trasformazione effettiva del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale occorre l’accordo scritto ad hoc tra lavoratore e datore di lavoro. Esso prende il nome di accordo di trasformazione. D’altronde comprenderai che la modifica dell’orario di lavoro va ad incidere sugli elementi caratterizzanti del tuo contratto e, in particolare, ha riflessi sulla tua retribuzione. Va da sé dunque che il tuo datore di lavoro non potrà agire unilateralmente. Analoghe considerazioni valgono per il caso dell’aumento del monte ore originariamente pattuito.

Non solo. Il rifiuto del lavoratore alla trasformazione del rapporto non può rappresentare in alcun caso giustificato motivo di licenziamento. Quindi, anche sotto questo punto di vista, sei tutelato laddove il tuo datore di lavoro intenda cambiare contratto.

Il datore di lavoro può cambiare il contratto? La modifica della sede in cui lavori

Il discorso è diverso laddove la modifica del contratto riguardi la tua sede di lavoro, ovvero il luogo in cui quotidianamente ti rechi per svolgere le prestazioni di cui al tuo contratto di lavoro. In questi casi, infatti, il trasferimento del dipendente può compiersi senza tuo sì, ma soltanto se giustificato da oggettive e acclarate motivazioni tecniche, produttive ed organizzative.

Attenzione però: devi ricordare che alcuni lavoratori, sotto questo punto di vista, sono più tutelati di altri e perciò se sei un lavoratore portatore di handicap o assisti una persona in queste condizioni, potrai essere trasferito soltanto con il tuo consenso. Analogamente, per fare un altro esempio, vale a favore di chi fruisce del congedo di paternità e di maternità.

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