Elon Musk ottiene un nuovo premio azionario da 30 miliardi: Tesla vuole trattenere a tutti i costi il CEO nonostante crisi di vendite, tensioni legali e critiche sulla governance.
Per trattenere Elon Musk al timone, Tesla ha ufficialmente approvato un nuovo pacchetto retributivo dal valore di circa 30 miliardi di dollari, sancito dall’assegnazione di 96 milioni di azioni. La decisione del consiglio di amministrazione arriva in mezzo a tensioni legali e una fase di risultati finanziari deludenti, sia negli Stati Uniti che nel mercato cinese. “Mantenere Elon è più importante che mai”, ha sottolineato la società in una lettera indirizzata agli azionisti, chiarendo quanto la presenza del visionario fondatore sia considerata centrale per la tenuta e il futuro dell’intera azienda.
La posta in gioco non coinvolge solo la capitalizzazione personale di Musk, ma riflette anche la necessità di Tesla di mantenere una leadership stabile in un contesto di forte turbolenza industriale e finanziaria. Negli ultimi mesi, infatti, Tesla ha registrato un brusco calo delle vendite globali, con una contrazione del 13,5% nel secondo trimestre 2025, mettendo in discussione la solidità del suo posizionamento di mercato.
Un premio multimiliardario tra contenziosi legali e minacce d’addio
Il “super bonus” a Musk si inserisce nella vicenda legale iniziata sette anni fa nello Stato del Delaware. Nel 2018, infatti, il board di Tesla aveva approvato un pacchetto di stock options dal valore record di 56 miliardi di dollari, presto contestato dagli azionisti e annullato nel gennaio 2024 dalla giudice Kathaleen McCormick che lo bollò come “eccessivo” e frutto di una governance troppo accomodante nei confronti del CEO.
Da quel momento Musk, che ha dichiarato agli investitori che il suo controllo su Tesla dovrebbe essere “sufficiente a garantire che vada nella giusta direzione, ma non così tanto”, ha ripetutamente minacciato di lasciare l’azienda a meno di nuove concessioni azionarie. Il nuovo pacchetto, infatti, prevede un prezzo d’esercizio di 23,34 dollari ad azione, lo stesso del piano del 2018, e, se fosse reintegrato dalla Corte Suprema del Delaware a seguito dell’appello presentato da Musk, porterebbe la sua quota societaria dal 13% a oltre il 20%. “Siamo fiduciosi che questo premio incentiverà Elon a rimanere in Tesla”, si legge nella lettera ufficiale della società.
Il costo della leadership e il rischio governance
L’operazione, secondo alcuni analisti, solleva dubbi sulla sostenibilità di una governance in cui il CEO può negoziare il proprio ingaggio a cifre senza precedenti e fare leva sulla minaccia del proprio abbandono come strumento negoziale.
Basti pensare che dopo aver raggiunto i massimi di oltre 445 dollari azione a dicembre, trainati dalla vittoria elettorale di Donald Trump, il valore si è contratto di quasi il 40% in otto mesi, scendendo fino a 268 dollari in pre-market dopo l’annuncio del bonus. Nel frattempo, la stessa Tesla si è trovata a pagare 243 milioni di dollari di risarcimento per un incidente mortale legato all’uso dell’autopilota e vede la sua strategia messa sotto pressione su più fronti.
La mossa del consiglio appare quindi più difensiva che strategica ed è dettata dall’urgenza di “blindare” Musk come asset aziendale, sacrificando però parte della propria capacità di autodeterminazione e rafforzando la posizione di potere dell’amministratore delegato. Resta aperta la domanda se un modello simile di governance sia realmente sostenibile per un gruppo chiamato ad affrontare sfide epocali nella transizione globale verso la mobilità elettrica.
Ciò che è certo, a oggi, è che l’assegnazione delle 96 milioni di azioni dal valore di 30 miliardi di dollari consolida il titolo di “CEO più caro del mondo” per Musk, che rimane tenuto saldamente al centro dell’universo Tesla.
© RIPRODUZIONE RISERVATA