I motivi del successo di Javier Milei, il “Donald Trump” dell’Argentina

Roberto Vivaldelli

2 Ottobre 2023 - 07:05

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Nessuna presidenza - nemmeno quella del liberista e conservatore Maurizio Macri - si è rivelata davvero capace di sanare la situazione economica del Paese. Da qui la necessità di una svolta vera.

I motivi del successo di Javier Milei, il “Donald Trump” dell’Argentina

Antisocialista, “anarcocapitalista”, e ammiratore dell’ex Presidente Usa Donald J. Trump. Sta facendo parlare di sé, dentro e fuori l’Argentina, la figura eccentrica dell’economista Javier Milei, leader della coalizione La Libertad Avanza (Lla) e candidato alle prossime elezioni presidenziali del 22 ottobre nelle quali sfiderà l’ex ministro della Sicurezza Patricia Bullrich, e l’attuale ministro dell’Economia Sergio Massa. Noto come el peluca (la parrucca) a causa dei suoi eccentrici capelli (che secondo lui sono pettinati solo dalla mano invisibile), ha sconvolto il mondo politico argentino e sudamericano. Con la sua ricetta di nazionalismo ultra-libertario e slogan anti-casta, Milei, docente e conduttore radiofonico, ha stravinto le primarie svoltesi nel mese di agosto confermandosi la vera sorpresa di questa tornata elettorale. Ora, nonostante il fuoco mediatico, l’economista libertario rischia addirittura di vincere le elezioni, impresa che pochi reputavano possibile soltanto a pochi mesi fa: secondo l’agenzia Reuters, infatti, l’ultimo sondaggio condotto da Analogias dà Milei in testa con il 31,1% dei voti, davanti a Massa con il 28,1% e all’ex ministro della Sicurezza di destra Patricia Bullrich con il 21,2%.

La ricetta del candidato-economista

Quella di Milei è una ricetta sempre più apprezzata in un Paese che cerca un’alternativa e una soluzione «shock» a una situazione economica disastrosa. Come scrive l’Economist, l’economia argentina è una delle più sconcertanti al mondo. Decenni di cattiva gestione economica hanno portato a ripetute crisi, a tassi di inflazione alle stelle e a un mercato nero in crescita. L’economia del Paese, sempre secondo l’Economist, potrebbe implodere prima che un candidato possa insediarsi. Il 23 agosto scorso, infatti, il governo ha convinto il Fondo Monetario Internazionale a stanziare al Paese sudamericano una tranche di 7,5 miliardi di dollari del suo programma di salvataggio, la sua unica speranza di far fronte al rimborso del debito in dollari e di evitare il default. La riluttanza del Fmi non derivava tanto dal fatto che l’Argentina è in bancarotta – lo scopo del fondo è concedere prestiti ai Paesi in queste condizioni – ma che la maggior parte del denaro che l’Argentina deve rimborsare quest’anno è garantito al fondo stesso.  [...]

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