I cinesi vogliono comprare Puma. Anta Sports passa all’attacco, le azioni volano in Borsa

Donato De Angelis

27 Novembre 2025 - 13:31

L’ipotesi di offerta del gruppo cinese Anta Sports su Puma fa volare il titolo. Il possibile cambio di proprietà potrebbe ridisegnare gli equilibri dello sportswear mondiale.

I cinesi vogliono comprare Puma. Anta Sports passa all’attacco, le azioni volano in Borsa

Una scossa inaspettata scuote oggi il comparto dell’abbigliamento sportivo europeo. Secondo quanto riportato da fonti vicine al dossier e citate da Bloomberg, Anta Sports - la major cinese quotata a Hong Kong - sta valutando una proposta per acquisire Puma. L’indiscrezione, rilanciata da più testate internazionali, ha già innescato un rally del titolo Puma alla Borsa di Francoforte, con rialzi fra il 13% e il 17% nelle prime ore di contrattazioni.

Anta, attiva nel segmento sportswear e proprietaria di marchi quali Fila e Jack Wolfskin, starebbe lavorando con un advisor finanziario e non esclude di coinvolgere un fondo di private equity per strutturare l’operazione.

Altri potenziali contendenti allo storico marchio tedesco con sede ad Herzogenaurach includerebbero il cinese Li Ning e la giapponese ASICS, anche se la prima, contattata al riguardo, ha smentito trattative concrete in corso, invitando a considerare per ora solo il proprio piano di crescita interna.

Dal canto suo, Puma non ha voluto rilasciare commenti sulla notizia, mentre Anta si è limitata a non rispondere alle richieste di conferma.

Dalla crisi alla (possibile) acquisizione di Puma

Il 2025 non è stato un anno facile per Puma. Il titolo ha perso circa il 62% del suo valore su base annua e ridotto la capitalizzazione di mercato del gruppo a circa 2,5–2,9 miliardi di euro.

Le ragioni vanno dal contesto macroeconomico complesso all’impatto delle tensioni commerciali e dazi Usa sulle catene produttive in Asia, con conseguenti pressioni sui margini, fino al calo della domanda che ha già portato a tagli occupazionali.

Sotto la guida del nuovo CEO, Arthur Hoeld, nominato nella primavera 2025, Puma ha avviato un piano di ristrutturazione che prevede una revisione del modello distributivo con meno passaggio da rivenditori discount, più focus su vendite dirette al consumatore, e un alleggerimento del portafoglio prodotti. In ottobre il gruppo ha annunciato altri 900 tagli al personale, dopo 500 licenziamenti già comunicati nel corso dell’anno.

Una condizione critica che ha reso Puma vulnerabile, ma anche potenzialmente appetibile per chi, come Anta, mira a espandere la propria impronta globale acquistando marchi storici occidentali.

L’obiettivo della cinese Anta Sports

Anta non è nuova a operazioni di grande portata. Già nel 2019 è stata alla guida di un consorzio che acquisì Amer Sports (all’epoca proprietaria di brand come Salomon e Arc’teryx) per circa 5,2 miliardi di dollari, con l’obiettivo di consolidare la propria posizione a livello globale e ampliando la propria gamma di marchi.

Con un valore di mercato stimato attorno ai 31 miliardi di dollari e una crescita moderata nel 2025, Anta potrebbe vedere nell’acquisizione di Puma un’opportunità di rafforzamento della propria presenza internazionale, soprattutto in Europa e Nord America, aree in cui Puma gode di una presenza consolidata.

Dall’altra parte, il possibile coinvolgimento di un fondo di private equity suggerisce che la mossa non è solo industriale, ma anche finanziaria. L’obiettivo potrebbe essere quello di rilanciare il brand, ristrutturarlo e rivenderlo dopo qualche anno con rendimento, oppure integrare le sue competenze e rete di distribuzione nella galassia Anta.

Gli ostacoli all’operazione

Il principale freno a un’eventuale acquisizione è rappresentato da chi oggi detiene la quota più importante di Puma: la holding Artémis, controllata dalla famiglia francese Pinault, che possiede circa il 29% delle azioni.

Le aspettative dei Pinault circa il prezzo di vendita, secondo i più informati, sarebbero di “molto superiori” all’attuale quotazione di mercato, un elemento di attrito a dir poco significativo nelle trattative.

Nel corso del 2025 Artémis - la holding guidata da François Pinault - aveva già esplorato alcune opzioni per cedere parte del patrimonio Puma, sondando l’interesse di acquirenti nel settore tra cui proprio Anta e Li Ning, oltre a fondi statali o privati del Medio Oriente. Ma fino ad ora non ha preso decisioni ufficiali.

Quale futuro per Puma?

Se l’acquisizione andasse in porto, il settore sportswear europeo potrebbe subire un cambiamento a dir poco radicale, data la piena integrazione di un marchio occidentale con una rete asiatica. Produzione, distribuzione, marketing e supply chain potrebbero essere ridefiniti su scala globale.

Questo potrebbe dare a Puma, e indirettamente ad Anta, un nuovo slancio competitivo contro giganti come Nike e Adidas, soprattutto se la strategia puntasse su innovazione di prodotto e penetrazione nei mercati emergenti, sfruttando contemporaneamente il know-how europeo.

Per Anta, però, l’operazione non è esente da rischi. Inglobare un marchio che negli ultimi anni ha perso quote di mercato, con un debito di fiducia da recuperare e con la sfida di rilanciare il posizionamento e la redditività nel contesto competitivo globale è un compito difficile. Molto difficile.

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