I cinesi ostacolano l’espansione di Pirelli negli USA

Giorgia Paccione

26 Maggio 2025 - 11:45

Il blocco di Sinochem sulle proposte di governance mette a rischio la crescita di Pirelli nel mercato statunitense, cruciale per il gruppo italiano.

I cinesi ostacolano l’espansione di Pirelli negli USA

Lo storico colosso italiano della gomma si trova oggi in una posizione delicata e rischiosa a causa dello stallo con il suo principale azionista, la cinese Sinochem.

La recente bocciatura, da parte di Sinochem, di una proposta di governance avanzata dal management Pirelli sta infatti minacciando la capacità del gruppo di espandersi negli Stati Uniti, un mercato strategico che vale oltre il 20% dei ricavi totali e il 40% delle vendite di prodotti ad alto valore aggiunto.

L’allarme è stato lanciato direttamente dall’amministratore delegato Andrea Casaluci, che ha sottolineato come senza una soluzione condivisa il futuro tecnologico e industriale della società sia a forte rischio, non solo oltreoceano ma anche in Italia.

Governance in stallo: le tensioni tra Pirelli e Sinochem

La radice della crisi va ricercata nella struttura azionaria di Pirelli, dove Sinochem detiene una quota di controllo che, secondo il management italiano e il secondo azionista Camfin, rappresenta un ostacolo per la crescita negli USA.

Negli Stati Uniti, infatti, la presenza di azionisti cinesi in settori strategici è vista con sospetto da parte delle autorità e di alcuni legislatori, che si oppongono a progetti sostenuti da capitali di Pechino, soprattutto quando si tratta di tecnologie avanzate come il Cyber Tyre, prodotto di punta di Pirelli.

Per superare questi vincoli, il gruppo aveva presentato una proposta di governance – i cui dettagli non sono stati resi pubblici – volta a garantire una maggiore autonomia e trasparenza nella gestione, così da soddisfare le normative americane e rassicurare il mercato. Tuttavia, Sinochem ha respinto la proposta senza appello e, in una mossa unilaterale, ha presentato una propria versione direttamente al governo italiano, che detiene il cosiddetto “golden power” per limitare l’influenza straniera su aziende considerate strategiche, senza coinvolgere il management italiano nella discussione.

La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che i rapporti tra il management di Pirelli e Sinochem sono ai minimi storici: i rappresentanti cinesi hanno persino bocciato il bilancio 2024 e la trimestrale, causando lo stallo nel consiglio di amministrazione che rischia di paralizzare le scelte strategiche del gruppo.

Le ricadute industriali e il ruolo del governo italiano

L’impasse con Sinochem non è solo una questione di governance interna, ma ha ricadute concrete sul piano industriale e occupazionale.

Gli Stati Uniti rappresentano non solo un mercato di sbocco fondamentale, ma anche un hub tecnologico dove Pirelli ha già investito, ad esempio nello stabilimento di Rome in Georgia, che costituisce la base per lo sviluppo locale e la strategia “local for local” ribadita dal vicepresidente esecutivo Marco Tronchetti Provera.

Senza la possibilità di espandersi liberamente negli USA, Pirelli rischia quindi di perdere competitività proprio nei segmenti a maggior valore aggiunto e di veder rallentare i piani di investimento sia all’estero che in Italia.

L’amministratore delegato Casaluci ha ribadito che, in assenza di una soluzione, lo sviluppo delle tecnologie chiave sarebbe compromesso e la crescita futura fortemente a rischio, con effetti a cascata su tutti i mercati in cui il Pirelli opera, Italia compresa. Il gruppo sta quindi cercando di rafforzare le attività di ricerca e sviluppo nel Paese, ma senza un chiarimento sulla governance la situazione resta precaria.

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