I buoni di risparmio di banca Intesa SanPaolo sono come i buoni fruttiferi postali?

Stefano Vozza

3 Luglio 2025 - 15:06

Rischio molto basso e breve durata per il parcheggio della liquidità proposto dal noto Gruppo bancario guidato da Carlo Messina

I buoni di risparmio di banca Intesa SanPaolo sono come i buoni fruttiferi postali?

La platea dei prodotti di investimento oggi potenzialmente sottoscrivibile è davvero vasta e variegata per emittente, rischio, durata, yield, spese, etc. A volte capita d’incontrare strumenti dai nomi relativamente assonanti e/o similari, tipo conto corrente o conto deposito, per esempio. O ancora, i buoni di risparmio di banca Intesa SanPaolo sono come i buoni fruttiferi postali? La risposta è ovviamente no, e ora faremo ordine sulla faccenda.

I buoni fruttiferi sottoscrivibili in Poste Italiane

Al netto della parola “buono” che accompagna e compone la dicitura completa dei rispettivi prodotti, poi poco altro accomuna le due soluzioni di investimento. L’emittente, la durata, le spese fiscali, la garanzia sul capitale e i rendimenti offerti bastano e avanzano per tenerli distinti e separati. Di contro li accomuna il profilo delle spese di gestione ed il rischio associato, ma ‘è troppo poco’ per poterli ritenere simili o giù di lì.

Partendo dai buoni fruttiferi postali (BFP) c’è che qui l’emittente è Cassa Depositi e Prestiti (CDP), una controllata del MEF e quindi un pezzo dello Stato. E difatti la garanzia sul capitale ivi confluito, buoni e libretti postali, è di matrice sovrana, teoricamente illimitata e la massima tra quelle ad oggi disponibili sugli strumenti di investimento.

Trattandosi di prodotti sovrani ne beneficia anche il regime fiscale applicato. Sui BFP la ritenuta sugli interessi è “di favore” al 12,50% come per le obbligazioni del Tesoro. Poi c’è l’imposta di bollo del 2x1.000 che si applica invece secondo le previsioni di Legge, mentre sono esenti dalle imposte di successione.

Infine ecco il mix durata-rendimenti, con una certa plasticità di soluzioni per entrambi i parametri. Sul fronte durata si parte dai 4 anni, il timeframe più coperto dall’emittente, per arrivare fino ai 20. Quanto ai rendimenti, infine, li abbiamo già esposti tutti nell’articolo che segue.

Il maggior tasso di interesse sul buono di risparmio

Firmando il contratto “buono di risparmio” (BdR), invece, banca Intesa riconosce un tasso maggiore rispetto alle somme libere tenute sul c/c o libretto di risparmio della stessa banca. Di quanto? Risponde lo stesso istituto di credito nel Foglio Informativo (n. 062/083) connesso al prodotto. Si legge infatti: “la remunerazione viene stabilita dalla banca durante la fase di accensione del buono di risparmio sulla base della durata del contratto”. Si parte da un minimo di 0,01% annuo lordo e in genere si resta entro l’1,00% massimo (ritenuta fiscale è del 26%).

In pratica è una soluzione con cui l’emittente permette di vincolare una data somma di denaro e di percepire una maggiore remunerazione a scadenza. Come per i BFP, i BdR sono aperti ai clienti di Intesa che hanno già o intendono sottoscrivere un c/c o un libretto di risparmio ordinario nominativo, eccettuo il “Conto di Base” e il “Libretto pensione per te”. Ancora, li si sottoscrive in filiale o in remoto, su internet, dopo aver stipulato il contratto My Key, e non serve un deposito amministrato.
Infine, il BdR concorre a determinare il limite dei 100mila € riferibile a ciascun depositante coperto dal FITD, ossia dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.

A ben vedere, quindi, i BdR ricordano molto i conti deposito (specie nelle versione libera), prodotto che banca Intesa non eroga ma a cui si rifanno molto. Basso rischio, zero spese di gestione, breve durata, buona flessibilità e ritorno già noto a priori.

I pro dello strumento finanziario

I punti di forza del prodotto sono la sua flessibilità gestionale, l’essere economico e la certezza nel rendimento.
Sulla flessibilità, la durata va da minimo 1 mese a un massimo di 24, con l’emittente che consente di indicare come data di scadenza un qualsiasi giorno lavorativo. L’importo vincolabile, invece, deve essere racchiuso tra un minimo di 1.000 € e un massimo di 100mila €, e non ammette versamenti successivi a quello iniziale fatto alla data di accensione. Infine l’emittente apre all’estinzione anticipata e totale (mai parziale) del contratto a discrezione del cliente, con relativo annullamento degli interessi nel frattempo maturati.

Quanto all’economicità, il prodotto non prevede spese di gestione (non è richiesto il possesso di un deposito titoli), eccettuo quelle fiscali dovute secondo le previsioni di Legge.

In ultimo, al pari dei prodotti del reddito fisso c’è che il rendimento è noto a priori al tempo della firma del contratto. Alla scadenza, invece, la somma remunerata torna nella disponibilità del cliente e quindi ad essere evidenziata nelle ordinarie partite contabili del c/c o del libretto di risparmio.

I buoni di risparmio di banca Intesa SanPaolo sono come i buoni fruttiferi postali?

Al pari di tutti i prodotti di investimento, nessuno escluso, inclusi i prodotti di Stato, anche i BdR hanno dei rischi.
Uno rimanda direttamente al rischio emittente, e un secondo al rischio tasso, ossia al rischio per il cliente di perdersi eventuali rialzi futuri dei tassi di interesse. La remunerazione fissata all’atto dell’accensione del BdR, infatti, rimane invariata dalla firma del contratto fino alla sua scadenza. Pertanto non è detto che il tasso spuntato sia in grado di tutelare il capitale dall’inflazione pro tempore, e quindi di garantire un rendimento reale positivo.

Al riguardo, tuttavia, si può dire che i ritorni proposti dall’emittente sono modesti, sebbene i BdR siano economici nella gestione, molto flessibili e a basso rischio. Sembrerebbero più spendibili per la piccola liquidità in eccesso da far fruttare nel brevissimo periodo. Se gli importi da gestire e/o i tempi di impiego del capitale fossero maggiori, infatti, sul mercato non mancano prodotti potenzialmente più remunerativi dei BdR. A partire dagli stessi conti deposito delle altre banche concorrenti fino ai titoli del Tesoro come BOT e Short Term o i fondi monetari attivi/passivi. Tuttavia, su quest’ultimi c’è che, a seconda dei casi, il livello del rischio può aumentare da un prodotto all’altro sia pure di poco rispetto ai BdR.

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