Green Pass lavoratori: queste aziende pagheranno i tamponi

Violetta Silvestri

9 Ottobre 2021 - 10:50

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Si avvicina il 15 ottobre, quando scatterà l’obbligo di green pass per i lavoratori. Chi non si è vaccinato dovrà esibire la certificazione del tampone negativo: alcune aziende pagheranno il test.

Green Pass lavoratori: queste aziende pagheranno i tamponi

Il green pass per i lavoratori sarà obbligatorio dal 15 ottobre: dinanzi a questa importante novità stabilita dal Governo Draghi, alcune aziende stanno decidendo di coprire le spese dei tamponi.

Chi non ha potuto - o voluto - sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, infatti, dovrà esibire la certificazione di un test negativo per poter accedere al posto di lavoro.

Per evitare ulteriori problemi alla produzione, che sta già affrontando la carenza di materie prime e l’impennata dei prezzi energetici, diversi gruppi industriali hanno stabilito che le spese per i tamponi dei no vax saranno a carico dell’azienda.

Chi sono, quindi, le imprese che pagheranno i test dei non vaccinati?

Green pass sul lavoro: queste imprese pagheranno i test dei dipendenti

C’è chi scommette nel caos o nell’insuccesso dell’obbligatorietà del green pass per lavorare che scatterà il 15 ottobre.

In attesa di capire come funzionerà davvero la nuova norma, che dovrebbe garantire maggiore sicurezza sanitaria ai lavoratori, alcune aziende stanno agevolando i no vax. Ci sono industrie, infatti, che si sono già palesate nel voler pagare i tamponi obbligatori per chi non si può o vuole vaccinare.

Come riportato dal Corriere della Sera, queste imprese sosterrano le spese per i test dei loro dipendenti:

  • Acciai Italia
  • Sailmaker international
  • NaturaSì
  • Gd (gruppo Coesia)
  • Ducati Motor
  • Ima
  • Bonfiglioli riduttori
  • Toyota Material Handling
  • Nord motoriduttori

Non c’è una visione condivisa su questo approccio. Se i rappresentati in Emilia Romagna di Fim, Fiom e Uilm si sono detti soddisfatti di questo clima di collaborazione tra azienda e lavoratore, Confindustria e Confocommercio hanno espresso maggiore perplessità.

Il motivo è semplice: pagare con le casse aziendali i tamponi di chi resta reticente nella vaccinazione potrebbe scoraggiare ancora di più le persone a immunizzarsi. L’unico obiettivo, invece, dovrebbe essere quello di avere più vaccinati possibile, anche nel mondo del lavoro.

Il grande timore di alcuni gruppi industriali che operano in settori importanti come il packaging e il metalmeccanico è di perdere lavoratori difficilmente rimpiazzabili, rallentando la produzione.

Obbligo green pass sul lavoro: sarà caos, dice Zaia

Mentre ci si avvicina - e ci si prepara - al 15 ottobre, c’è chi teme che nelle aziende regnerà il caos.

L’allarme è del governatore Zaia, che pur ribadendo il suo sostegno alla vaccinazione al green pass, ha messo in evidenza che la capacità di offrire test per i non vaccinati potrebbe non colmare la richiesta.

“...non saremo in grado di offrire a tutti i non vaccinati un tampone ogni 48 ore. Gli imprenditori con cui parlo io sono preoccupatissimi”, ha ribadito il governatore veneto.

La regione non riuscirà a rispondere al bisogno di tamponi dei lavoratori non vaccinati e una soluzione potrebbe essere quella di favorire i tamponi nasali fai date nelle aziende stesse. Questo l’appunto di Zaia, per il quale occorrerà semplificare la procedura.

La questione del green pass nel lavoro probabilmente proporrà problemi e riflessioni sui territori, in attesa del 15 ottobre per capire come si sono organizzate le aziende.

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