Di Maio continua ad aprire al PD ma senza Renzi non ci sono i numeri: ecco perché è impossibile un governo tra i dem e i 5 Stelle.
Continua a tenere banco la possibilità di instaurare un dialogo per la formazione di un governo formato da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali. Una prospettiva questa che sembrerebbe piacere molto alla critica ma che andrebbe a cozzare con la realtà dei numeri parlamentari.
Anche ipotizzando una spaccatura in seno al PD tra i renziani e le varie correnti di minoranza dem, sarebbe difficile mettere assieme una maggioranza di governo specie al Senato. Alla vigilia della seconda tornata di consultazioni, un esecutivo del genere al momento appare essere una mera chimera.
I numeri bocciano l’intesa 5 Stelle-PD
Non mancano gli appelli nelle ultime ore per spingere il Partito Democratico ad accettare l’invito al dialogo da parte del Movimento 5 Stelle. Da Adriano Celentano a Marco Travaglio, in tanti si sono apertamente dichiarati a favore di questo avvicinamento.
Parole con ogni probabilità al vento perché Matteo Renzi, anche se non è più segretario del partito, non sembrerebbe avere alcuna intenzioni di smuoversi dalla sua posizione: per lui il PD in questa legislatura deve stare all’opposizione.
Per diventare realtà questa sorta di governo giallo-rosso deve avvenire di conseguenza soltanto una cosa: il Partito Democratico si deve spaccare con i renziani all’opposizione e tutti gli altri verso i 5 Stelle.
Si tratterebbe del cosiddetto PD “derenzizzato”, una ipotesi questa che tanto piace a chi nel Centrosinistra non vede l’ora di sbarazzarsi dell’ex premier e di inaugurare così una nuova stagione politica per l’area.
Il problema però in questo caso sarebbe abbastanza semplice: intenzioni a parte, sia alla Camera che al Senato mancherebbero i numeri a questa maggioranza. Pesando le varie correnti interne ai dem, si può dire che Renzi possa contare su un 50% di deputati a lui fedeli e un 60% dei senatori.
Facciamo allora due calcoli. Sommando alla Camera il peso del Movimento 5 Stelle (222), quello del 50% del PD (55) e anche Liberi e Uguali (14) che sarebbe della partita, si arriverebbe a un totale di 291.
Troppo poco visto che la maggioranza necessaria a Montecitorio è di 316. Ci sarebbe però anche il Gruppo Misto con 22 deputati dove si potrebbe pescare. Nel caso ci si potrebbe avvicinare un po’ alla soglia, che però non verrebbe comunque raggiunta.
Ancora peggio è il discorso al Senato. Movimento 5 Stelle (109), più il 40% dei democratici (21) e Liberi e Uguali, arriverebbero a 134 senatori contro i 161 necessari per avere una maggioranza a Montecitorio.
Missione impossibile
Visti questi numeri, non è un caso che Luigi Di Maio negli ultimi giorni abbia aggiustato il tiro delle sue parole, aprendo alla possibilità di un accordo con tutto il Partito Democratico, includendo di conseguenza anche Renzi e i suoi.
Un’offerta questa che però l’ex segretario del PD non accetterà mai. Dopo quello che è stato detto nella passata legislatura, difficile immaginare di veder lavorare fianco a fianco Di Maio e la Taverna con Renzi e la Boschi.
Alcuni credono che in fondo quello dei 5 Stelle sia tutto un bluff, un modo questo per tenere buono il proprio elettorato progressista nel momento in cui nascerà un governo assieme alla Lega di Salvini.
Aprire al PD nella sua interezza, assomiglia molto a quando decidiamo di invitare una persona che ci sta antipatica soltanto perché sappiamo che ha già un altro impegno e quindi non accetterà mai.
L’unico modo per capire le intenzioni del Movimento è però quello di accettare comunque di sedersi attorno a un tavolo, così che Di Maio sia costretto a scoprire le proprie carte. Se i renziani dovessero confermare la loro rigidità, anche questa possibilità però rimarrà soltanto una chimera.
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