Ultime notizie sulla formazione del governo: via al mandato esplorativo affidato a Fico per un governo 5 Stelle-PD: in teoria un accordo sarebbe possibile, ma converrebbe a qualcuno?
Ormai a quasi due mesi dalle elezioni l’Italia non ha ancora un governo: tutto i Paese è in attesa di notizie e aggiornamenti su una situazione che sembra però molto in bilico.
Ad oggi siamo al mandato esplorativo affidato da Mattarella a Roberto Fico del Movimento 5 Stelle.
Cosa bisogna aspettarsi da questo mandato esplorativo affidato a Roberto Fico? Tra aperture, chiusure e punti fermi, difficile prevedere cosa accadrà nelle prossime 48 ore dove per la prima volta il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico cercheranno di dialogare in materia governativa.
Senza dubbio non sarà però facile il compito del pontiere affidato a Fico, visto che entrambi gli schieramenti, grandi nemici fino a qualche giorno fa, non sembrerebbero avere molta voglia di dar vita a un esecutivo comune. Le esigenze del paese quindi rischiano di finire in secondo piano rispetto alle logiche di partito.
Il programma di governo
Analizzando il programma di governo stilato dal professor Giacinto della Cananea, le dieci tematiche proposte dal Movimento 5 Stelle sono senza dubbio più vicine al Partito Democratico che alla Lega.
Niente modifiche al Jobs Act o alla legge Fornero, così come non si fa menzione dei vaccini o di criticità con l’Europa. Anche il Reddito di Cittadinanza scompare, sostituito con l’ampliamento del Reddito di Inclusione instituito proprio dai dem.
Insomma il decalogo pentastellato potrebbe andare più che bene al PD, visto che si parla anche di salario minimo, aiuti alle famiglie e Industria 4.0, tutti temi che facevano parte del programma elettorale del Partito Democratico.
Naturalmente si tratta di uno schema base non di un dogma, che potrebbe essere modificato e ampliato, fino ad arrivare a un testo condiviso sul quale basare un governo così come accaduto in Germania tra CDU e SPD.
Con una prospettiva del genere, i temi sembrerebbero essere l’ultimo dei problemi. Nonostante questo, non c’è molta fiducia per il buon esito di questo secondo mandato esplorativo affidato questa volta a Roberto Fico.
Il motivo? Semplice, in fondo un governo Movimento 5 Stelle-Partito Democratico non converrebbe (al momento) a nessuno dei due partiti. Soltanto il paese avrebbe dei benefici dalla nascita di un esecutivo basato su un preciso programma, ma questo particolare non sembrerebbe interessare più di tanto.
Accordo in salita
Difficile che si possano verificare sommosse popolari nel nostro paese nel caso in cui un governo legiferi per un salario minimo garantito, per un piano di sostegno alle famiglie, per ampliare l’organico delle Forze dell’Ordine, per l’abbassamento delle tasse sul lavoro oppure per realizzare un piano nazionale per l’edilizia scolastica.
Poco importerebbe ai cittadini del colore del governo, l’importante sarebbe nel caso vedere realizzati importanti provvedimenti per il nostro paese. Potrebbe essere un esempio di politica che si mette a servizio della nazione e non viceversa.
Invece come è fallito un accordo del genere tra Movimento 5 Stelle e Lega, in molti ipotizzano uno stesso destino per quello in fase di trattativa tra il Partito Democratico e i pentastellati.
I grillini infatti devono fare i conti con i malumori di tanti elettori che non vogliono un accordo con Renzi, così come in precedenza una buona parte non voleva avvicinarsi a Salvini. In più c’è la questione del premier, visto che i dem non vorrebbero che sia Luigi Di Maio ma un’altra figura (Fico?).
Stessi problemi in casa dem. L’elettorato è spaccato tra favorevoli e contrari a un accordo. In più il corso renziano che ancora gestisce il partito non vorrebbe mai allearsi con gli odiati grillini, antipatia più che reciproca, che sono stati i nemici principali negli ultimi cinque anni.
In sostanza entrambi i partiti potrebbero avere il timore di buttarsi in un governo che potrebbe portare dei rischi, in caso di flop, in termini elettorali. Meglio quindi rimanere a guardare a questo punto e lasciar fare a Mattarella.
Soltanto l’ipotesi di un ritorno alle urne nel 2019 li potrebbe spaventare: il PD potrebbe prendere ancora meno voti rispetto alle già disastrose elezioni del 4 marzo, mentre tutti i big del Movimento 5 Stelle non si potrebbero candidare di nuovo a causa del vincolo dei due mandati.
Se è vero come dicono che per loro le priorità sono i temi e non le poltrone, un accordo potrebbe essere trovato in poche ore. In caso contrario, anche questo mandato esplorativo sarà destinato mestamente a naufragare.
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