La Germania scopre la paura del default, mentre in Francia è crisi per l’alluminio

Mauro Bottarelli

7 Settembre 2022 - 16:50

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Il tasso richiesto per hedging su detenzioni di Bund a 2 anni è al massimo dal 2008 per la crisi energetica. E la Dunkerque Aluminium, la più grande produttrice europea, taglia la produzione del 22%

La Germania scopre la paura del default, mentre in Francia è crisi per l’alluminio

Quando anche il Corriere della Sera scopre il rischio di Lehman energetica significa una sola cosa: il punto di non ritorno è già stato superato. E per quanto il prezzo del gas stia fingendo di credere alle promesse di Ursula Von der Leyen sul tetto a 200 euro MWh da concordare al vertice di venerdì, là fuori la situazione sta letteralmente precipitando. Con una velocità sotterranea degna del mostro di Tremors.

A confermarlo, in prima istanza, ci pensano questi due grafici,

Andamento dei margini su posizioni legate a futures sul gas europeo Andamento dei margini su posizioni legate a futures sul gas europeo Fonte: Bloomberg
Quadro prospettico del leverage energetico dell''economia tedesca Quadro prospettico del leverage energetico dell’’economia tedesca Fonte: Credit Suisse

i quali mostrano in sequenza quanto sta accadendo in queste ore in Germania. La locomotiva economica europea, il guardiano dei conti e del rigore, ha paura. Perché per la prima volta sta facendo i conti personalmente e non solo su parametri di contagio con il rischio del default. La prima immagine mostra come i margini che fanno riferimento a posizioni su futures del gas naturale europeo siano saliti di 10 volte lo scorso anno, tanto che il numero due del colosso norvegese Equinor già oggi stima in 1,5 trilioni di euro il valore potenziale di quelle margin calls.

Le utilities europee stanno performando in Borsa nella giornata odierna, Piazza Affari in testa, grazie al piano congiunto di Svezia e Finlandia per garantire da subito una facility di emergenza da 33 miliardi di euro al settore scandinavo e baltico. E l’entusiasmo è amplificato dalla speranza che una decisione simile e di magnitudo molto maggiore venga adottata a livello comunitario nel vertice sull’Energia. Ma ecco che se il secondo grafico mostra come 2 trilioni di valore aggiunto dell’economia tedesca dipendano, di fatto, da 20 miliardi di gas russo, è il livello di leverage generale a far paura. Lehman Brothers crollò trascinando con sé mezzo mercato con 600 miliardi di margin calls. Oggi il comparto energetico europeo è esposte tre volte tanto. E l’industria tedesca a 100:1 di leva sull’energia russa.

E questo ultimo grafico

Andamento dell'asset-swap spread sul Bund a 2 anni Andamento dell’asset-swap spread sul Bund a 2 anni Fonte: Bloomberg

mostra chiaramente quale sia la reazione del mercato a questa situazione prospettica. Se indici azionari e futures del gas paiono mostrare ottimismo, gli indicatori più da addetti ai lavori preannunciano tempesta. A breve. Perché se per caso dopodomani l’Europa non troverà un accordo epocale e all’unanimità per tamponare il fallout del blocco di Gazprom, l’escalation potrebbe essere rapidissima. E la situazione precipitare in un attimo, come la proverbiale palla di neve che diviene valanga rotolando silenziosamente a valle. Il grafico mostra il cosiddetto asset-swao spread legato al Bund a 2 anni, Tradotto, si tratta del tasso che chi detiene carta tedesca a 24 mesi è disposto a pagare per coprirsi dal rischio. Un investimento di hedging normalmente rituale. Oggi quel livello è a 130 punti base, il massimo da giugno 2008. Ovvero, tre mesi prima del crollo Lehman.

E se dalla Germania arrivano notizie poco rassicuranti, dalla Francia forse giunge di peggio.

La Dunkerque Aluminium, principale produttrice di alluminio d’Europa, dal 12 settembre darà il via alle operazione di taglio della produzione che entro il 1 ottobre porteranno l’output a -22% dal livello normale a causa dell’insostenibilità dei costi energetici. Di fatto, un quinto della produzione sparita. E l’amministratore delegato del gruppo, Guillaume de Goys. non ha usato giri di parole nel descrive l’impatto della decisione, sia a livello di mercato che simbolico: Il settore ha già pagato un prezzo molto alto alla crisi energetica. E alla luce di questa nuova, obbligata riduzione, occorre dire chiaramente che ulteriori tagli significherebbe la perdita di sovranità produttiva per l’Ue. Un qualcosa di molto negativo. Cui entro fine mese si unirà la chiusura totale di una fonderia in Slovacchia della Norsk Hydro ASA. La situazione sta letteralmente precipitando. E lo fa con le modalità tipiche del disastro: quasi senza dare preavviso.

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