La trimestrale di Generali, campione assicurativo che il governo Meloni vuole blindare dalla presunta minaccia francese, alle prese ora anche con dossier Mediobanca-Banca Generali.
Assicurazioni Generali, il campione assicurativo italiano che ha fatto scattare subito sull’attenti il governo Meloni e il grande azionista Francesco Gaetano Caltagirone per quell’accordo che ha siglato con la francese Natixis, volto a creare un gigante del risparmio gestito, ha annunciato oggi di avere concluso il primo trimestre del 2025 con un utile netto normalizzato salito del 7,6% su base annua, a € 1,2 miliardi e con un EPS normalizzato che ha segnato una crescita “in modo ancora più marcato a € 0,79 (+9,4%) ”.
La posizione di capitale si è confermata solida, con un un Solvency Ratio al 210%, mentre i premi lordi incassati hanno raggiunto quota € 26,5 miliardi (+0,2%), guidati dalla forte performance del segmento Danni (+8,6%), in particolare nel segmento non-auto.
Il Leone di Trieste ha reso noto che la raccolta netta Vita ha superato quota € 3 miliardi grazie a tutte le linee di business, in particolare la linea puro rischio e malattia, indicando il forte miglioramento del Combined Ratio all’89,7% (-1,4 p.p.), mentre il Combined Ratio non attualizzato ha continuato il suo sviluppo molto positivo al 92% (-1,7 p.p.).
Scambiate sull’indice FTSE MIB di Piazza Affari, che segna un trend negativo, le azioni Assicurazioni Generali perdono terreno dopo la pubblicazione della trimestrale da parte del gruppo.
Generali, utile netto normalizzato oltre 1 MLD, risultato operativo oltre 2 miliardi. Il commento del CFO
Solida anche la crescita del risultato operativo di Generali, a € 2,1 miliardi (+8,9%), grazie al contributo di tutti i segmenti di business, guidati dalla robusta performance del Danni.
Così il Group CFO di Generali, Cristiano Borean, nel commentare i risultati di Generali:
“Nel primo trimestre Generali ha raggiunto una forte e continua crescita sia del risultato operativo sia dell’utile netto normalizzato, segnando un ottimo avvio del nostro nuovo piano strategico ‘Lifetime Partner 27: Driving Excellence’, grazie al contributo di tutti i segmenti. Il business Danni ha beneficiato di una robusta crescita dei premi, guidata principalmente dal comparto non-auto e dal continuo miglioramento del Combined Ratio. Il business Vita ha registrato una raccolta netta molto positiva, con un contributo significativo delle aree di business preferenziali: puro rischio e malattia, prodotti ibridi e unit-linked. L’Asset & Wealth Management ha fornito un solido contributo al risultato operativo di Gruppo, sostenuto principalmente dal consolidamento di Conning Holdings Limited. Le nostre fonti di utile diversificate e la solida posizione di capitale, supportata da un’eccellente generazione di cassa, consentiranno al Gruppo di implementare con successo il nuovo piano strategico, creando valore per tutti i nostri stakeholder”.
Generali, la guidance incisa nel piano e i ricchi dividendi promessi agli azionisti
Nell’annunciare i conti, Generali ha reso noto anche che attraverso il nuovo piano “Lifetime Partner 27: Driving Excellence”, il Gruppo si impegna a realizzare nel triennio 2025-2027 nuovi ambiziosi target:
- Forte crescita degli utili: 8-10% CAGR dell’EPS.
- Solida generazione di cassa: > € 11 miliardi di flussi di cassa netti cumulativi.
- Aumento del dividendo per azione: > 10% CAGR del DPS con ratchet policy.
Per quanto riguarda la remunerazione agli azionisti, ovvero sul fronte dell’erogazione dei dividendi, Generali ha rimarcato l’ulteriore focus sui rendimenti a favore dei soci con:
- Oltre € 7 miliardi di dividendi cumulativi (2025-27).
- L’impegno al riacquisto di azioni proprie per almeno € 1,5 miliardi nell’arco di piano.
- Buyback pari a € 500 milioni, approvato dall’Assemblea degli Azionisti 2025, da avviare nel corso del
2025 dopo aver ottenuto le autorizzazioni regolamentari.
Generali roccaforte del risparmio degli italiani e dei BTP, quell’accordo che non piace a Meloni
Generali rimane impegnata su almeno due dossier attentamente monitorati da Piazza Affari.
Primo dosser sotto i riflettori, in ordine di tempo, la determinazione del colosso assicurativo guidato dal CEO Philippe Donnet a concludere l’accordo siglato con Natixis, al fine di creare un colosso del risparmio gestito in Europa.
Accordo che tuttavia si è scontrato subito con il timore del governo Meloni, preoccupato che l’intesa con il gruppo francese che fa capo alla banca BPCE finisca con il tradursi in una fuga dei risparmi degli italiani presenti nella cassaforte del Leone all’estero, ergo nella tanto temuta Francia: un problema, se si considera che quei risparmi degli italiani, nei piani del governo Meloni, servono a blindare soprattutto il debito pubblico del Paese, attraverso gli acquisti dei Titoli di Stato italiani, ergo di BTP.
Inutili a quanto pare finora le rassicurazioni che sono state rilasciate dagli stessi vertici di Generali, dal CEO Donnet in primis, che ha cercato di spiegare in tutti i modi che l’intesa con Natixis non metterebbe in pericolo gli investimenti del gruppo a favore dell’Italia, fino a fare anche un importante annuncio relativo agli stessi acquisti dei BTP.
Il no dell’azionista Francesco Gaetano Caltagirone all’operazione “francese” di Generali
A confermare il proprio no all’operazione con Natixis è stato in primis, nelle ultime settimane, l’azionista Francesco Gaetano Caltagirone, diventato nel frattempo secondo azionista di MPS che, in una intervista a Il Sole 24 Ore, rispondendo alla domanda sul perché sia tanto negativo rispetto all’alleanza con i francesi nell’asset management, ha così risposto (in data 20 aprile 2025):
“Non io, tutte le persone ragionevoli sono preoccupate. È difficile con poche parole dare una spiegazione: provo a enunciare qualche argomento principale. Anzitutto non c’è una valida ragione economica, sottolineo economica per fare l’operazione. Cui prodest? Inoltre, per non duplicare i costi, checché ne dicano gli interessati, si deve smantellare un’organizzazione che finora ha funzionato, costruita in quasi due secoli. Sarà un fatto irreversibile. Sarà impossibile esercitare una effettiva selezione e il controllo sugli investimenti e sulle attese di redditività. La cosa peggiore: si affievolirà il controllo dei rischi. Ricordo che le masse di denaro sono degli assicurati e non di Generali. Per non parlare dell’effettivo indirizzo politico degli investimenti e sottolineo effettivo. Le scelte di un colosso come Generali hanno anche un rilevante effetto sociale. Preferisco sorvolare inoltre sul perché a due mesi dal rinnovo si sia voluta forzare la situazione contro una parte importante del consiglio e contro il parere del presidente del collegio sindacale. Da ultimo non capisco perché il management non abbia cercato di fare progetti congiunti con partner italiani”.
Generali impegnata anche su fronte Banca Generali dopo OPS a sorpresa di Mediobanca
Secondo dossier sotto i riflettori, l’OPS che Mediobanca ha lanciato sulla controllata di Generali, Banca Generali, al fine di difendersi dall’OPS di MPS-Monte dei Paschi di Siena.
In evidenza soprattutto la decisione di Piazzetta Cuccia di conquistare Banca Generali pagando Generali cedendo direttamente la partecipazione che fa di essa al momento il maggiore azionista del Leone.
Ieri il CEO di Mediobanca Alberto Nagel è tornato a sponsorizzare l’offerta pubblica di scambio promossa su Banca Generali, rimarcando il suo netto no alla proposta del Monte e rispondendo in modo netto anche alle critiche che sono state mosse dalla banca senese, relative proprio alla quota detenuta nel campione assicurativo.
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