Gen Z, “Non c’è motivo di credere alla sicurezza economica”. Lo ammette una professoressa universitaria

Ilena D’Errico

20 Settembre 2025 - 20:45

Secondo la professoressa è vero che la Gen Z non ha motivi per credere nella sicurezza economica. Servono sforzi in più da parte di tutti.

 Gen Z, “Non c’è motivo di credere alla sicurezza economica”. Lo ammette una professoressa universitaria

La Gen Z include tutti i nati tra il 1997 e il 2012, cresciuti a suon di progressi tecnologici, cambiamento climatico e crisi economiche. Situazioni e sensibilità che hanno formato una generazione di disillusi, peraltro con tutte le ragioni secondo una nota professoressa universitaria. La dottoressa Suzy Welch della New York University ha parlato con estrema chiarezza ai suoi studenti, accogliendo senza sorpresa le loro paure. I giovani non guardano al futuro con ottimismo, ma non sono né pigri né in cerca di facili scuse. Sono soltanto lucidi e realisti secondo Welch, ben consci delle attuali prospettive economiche e delle difficoltà che dovranno affrontare.

Una consapevolezza matura che nasconde tutta la sofferenza e la vulnerabilità di una generazione convinta di non avere futuro. Attenzione, però: la mancanza di ottimismo della Gen Z è del tutto comprensibile e condivisibile, ma questo non significa che non si possa tracciare una strada migliore e trovare la serenità, anche economica. Di certo, il panorama in cui si muovono giovani studenti e lavoratori è profondamente diverso da quello che ha ospitato i loro genitori a proprio tempo. Differenze che le generazioni precedenti, soprattutto nella classe politica, devono comprendere per offrire soluzioni e miglioramenti concreti.

La Gen Z non ha motivo di credere alla sicurezza economica

La professoressa Welch ha parlato dell’atteggiamento disincantato della Gen Z con molta comprensione e apertura, analizzandone le cause e le conseguenze. Il cambiamento rispetto al passato è ciò che caratterizza la mancanza di speranza dei Centennials, costretti a muoversi in modo più cauto, quasi sulla difensiva, certi di un percorso più duro e insoddisfacente rispetto a quello delle generazioni precedenti. Non perché i problemi mancassero, ma almeno fino a un certo punto i giovani hanno potuto contare su un’equazione quasi sempre valida: mi impegno, lavoro sodo, studio e riesco a realizzarmi.

Un guadagno dignitoso, la stabilità economica, l’acquisto di una casa di proprietà erano tutte possibilità che le generazioni precedenti vedevano davanti a sé. Sempre da ottenere con impegno e sacrificio, ma con la speranza di risultati soddisfacenti. La nuova generazione, invece, si interfaccia con un mondo sempre più caotico e vacillante, non sente di poter fare la differenza né di poter davvero ambire a risultati sufficienti. Una grossa parte del problema è il cambiamento del mondo del lavoro, che corre di pari passo al progresso tecnologico, ma non è tutto.

Il peso dei problemi ambientali è molto alto per la Gen Z, che vede nel progresso come comunemente inteso un’ulteriore minaccia alla società e accumula rabbia per l’operato dei propri avi. Chiaramente, c’è anche un problema economico non trascurabile. Il costo della vita è sempre più alto, gli stipendi non crescono di pari passo e anche le posizioni più qualificate non godono di alcuna garanzia. Secondo Welch bisogna scordare le associazioni “studio, lavoro e stabilità” e “titolo di studio, buona posizione, crescita nell’azienda” che hanno guidato i giovani del passato, adottando prospettive più verosimili e attuali.

I giovani hanno ancora possibilità e mezzi di realizzarsi professionalmente ed economicamente, ma dovranno farlo in modi diversi dai propri genitori. Per questo motivo la professoressa Welch invita ad adottare un atteggiamento meno giudicante nei confronti della Gen Z, creando ambienti di studio e di lavoro che diano un senso agli sforzi dei giovani, con prospettive realistiche per il futuro e comprensione della nuova sensibilità.

Non serve una strada facile, ma una che possa portare da qualche parte. E naturalmente il resto deve essere fatto dai giovani, che non devono fossilizzarsi nella disillusione di un presente diverso da quello che i genitori immaginavano per loro. Impegno e scelte consapevoli possono ancora ripagare, almeno in molte parti del mondo, ma bisogna essere pronti a mettersi in gioco e affrontare sfide nuove.

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