Gas russo, perché non è questo inverno, ma il prossimo a spaventare davvero l’Italia: “Stoccaggi a rischio, vanno ridotti i consumi”

Giacomo Andreoli

10 Novembre 2022 - 15:35

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Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha spiegato che c’è una grande preoccupazione sul gas per l’inverno 2023, mentre Eni parla di stoccaggi a rischio.

Gas russo, perché non è questo inverno, ma il prossimo a spaventare davvero l’Italia: “Stoccaggi a rischio, vanno ridotti i consumi”

Altro che paura per i prossimi mesi, la grande preoccupazione sul gasriguarda il prossimo inverno”. A dirlo è il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, il forzista Gilberto Pichetto Fratin, ospite di Sky Tg24. Secondo il rappresentante del governo Meloni proprio per questo sono importanti “i rigassificatori di Ravenna e Piombino”, con quest’ultimo che sarà temporaneo, in attesa di trovare una soluzione stabile nei prossimi tre anni. Un modo, insomma, per placare le proteste della cittadinanza, guidata da un sindaco di Fratelli d’Italia contrario all’opera.

L’obiettivo immediato del governo è portare dal 95% al 100% le riserve di gas metano, target indispensabile per affrontare le possibili carenze di gas, in caso di stop totale alle forniture dalla Russia, nei prossimi mesi. Nonostante le ultime previsioni di un inverno più mite del solito non bisogna escludere possibili shock improvvisi, come appunto la fine improvvisa delle importazioni di gas russo o temperature più basse del previsto. Possibilità che porterebbero ad immediati razionamenti, ben più stringenti delle attuali limitazioni ai riscaldamenti previsti dall’ex ministro Roberto Cingolani o le prime misure di risparmio messe in campo dai comuni.

Gli stoccaggi coprono solo circa il 30% dei consumi e qualora venissero usati tutti lascerebbero scoperto il Paese da nuove possibili emergenze, in particolare nell’autunno-inverno 2023. Uno scenario che il governo italiano non può permettere in nessuna circostanza.

L’allarme di Eni: “Senza rigassificatori non ce la facciamo”

Secondo l’ad di Eni Claudio Descalzi per mettere in sicurezza gli stoccaggi la costruzione dei rigassificatori è più urgente che mai. “In Italia abbiamo sostituito parzialmente il gas russo dal 2023 con circa 7 miliardi di metri cubi da diverse parti del mondo attraverso il gas naturale liquefatto - spiega - I nostri impianti di rigassificazione sono occupati fino al 2026 e questi 7 miliardi che dovrebbero rimpiazzare parzialmente il gas russo e riempire gli stock se non trovano rigassificatori vanno da altre parti. Questa è la criticità: rigassificatori immediatamente”. Quindi, per Descalzi, se gli impianti non vengono installati subito “non ce la faremo e dovremo trovare altre soluzioni”.

Trivelle, lo sblocco del decreto Aiuti quater

Intanto il governo nel decreto Aiuti quater ha deciso di aumentare la produzione nazionale di gas, autorizzando maggiori trivellazioni nell’Adriatico. C’è quindi “il rilascio di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia”, in deroga al decreto legislativo del 2006. Si prevede quindi che, in deroga al divieto alle trivellazioni previsto dalle norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale, “è consentita la coltivazione delle concessioni” di coltivazione di idrocarburi.

Queste devono essere “poste nel tratto di mare compreso tra il 45esimo parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po” a una distanza dalla costa superiore a 9 miglia. L’obiettivo è sbloccare 4 miliardi di metri cubi di gas dai nostri giacimenti, raddoppiando l’attuale produzione nazionale di gas, così da rendere il Paese meno dipendente dall’estero, anche se in minima parte.

Caro-energia, la necessaria riduzione dei consumi

Descalzi sottolinea che “le condizioni per ridurre i prezzi dell’energia non sono solo quelle di avere un price cap”, ma quelle di “poter diversificare le fonti di approvvigionamento”. Il tetto al prezzo del gas, ha detto, “finora non l’abbiamo avuto, e tutta Europa sta sostituendo, chi può, il gas russo. Visto che parliamo di 150-170 miliardi di metri cubi all’anno, le condizioni sono quelle di poter diversificare le fonti, ma anche di investire nelle infrastrutture”.

In ogni caso, secondo la Banca centrale europea, aiutare imprese e famiglie a pagare le bollette, oltre che aumentare la produzione nazionale e diversificare le fonti, non basta. Le misure di bilancio, per l’Istituto, “dovrebbero essere temporanee e indirizzate alle categorie più vulnerabili”, ma soprattutto “incentivare la riduzione dei consumi energetici e rafforzare l’offerta di energia”.

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