Freedom cities, il progetto di Trump per città super tech senza leggi e tasse

Alessandro Cipolla

28/05/2025

Trump in campagna elettorale aveva lanciato l’idea delle freedom cities, nuove città super tech senza molte leggi federali e tasse: altro che sparata, in Usa ora si stanno privatizzando i terreni.

Freedom cities, il progetto di Trump per città super tech senza leggi e tasse

Donald Trump e le freedom cities, ovvero quando la realtà potrebbe superare anche una fantasia che sembrerebbe essere uscita fuori dalla penna di un visionario sceneggiatore hollywoodiano.

Quando nel 2023 - nel pieno della sua campagna elettorale per le primarie del Gop in vista delle elezioni presidenziali del novembre 2024 - Trump ha parlato per la prima volta delle freedom cities, in molti hanno pensato alla solita sparata di un tycoon all’epoca alla disperata ricerca di visibilità.

Il piano del presidente americano è quello di costruire inizialmente dieci nuove città costruite da zero su terreni federali non utilizzati, con l’ambizioso obiettivo di creare “un nuovo futuro americano in un paese che ha perso la sua audacia”.

Fin qui nulla di strano, ma come sono trapelate maggiori indiscrezioni in merito alle freedom cities ipotizzate da Donald Trump ecco che di colpo la sensazione è quella di ritrovarsi all’interno di un romanzo di George Orweel.

Le freedom cities di Donald Trump

Immaginate città super tecnologiche, nuove di zecca e che non abbiano il dovere di sottostare a buona parte delle leggi federali in materia di ambiente, lavoro e tasse. Ecco queste sono in estrema sintesi le freedom cities pensate da Donald Trump.

Lo scopo è quello di creare centri di innovazione per industrie avanzate come l’intelligenza artificiale, i veicoli elettrici, i droni e la manifattura ad alta tecnologia.

Per creare questa nuova era di prosperità, libertà e leadership americana, secondo Trump le freedom cities non avrebbero bisogno del l’Internal Revenue Code - l’insieme di tutte le norme fiscali americane -, oppure di leggi ambientali come il Clean Water Act o di tutela per i lavoratori come il Fair Labor Standards Act e l’Occupational Health and Safety Act.

Si tratterebbe di una serie di enclavi all’interno degli Stati Uniti, città dove buona parte delle leggi sarebbero sacrificabili in nome del progresso tecnologico, con molti colossi del settore che sarebbero molto interessati a questo progetto di Trump.

Lo scopo di Freedom Cities - ha spiegato il professor Max Woodworth - è proprio quello di tagliare la fitta rete di barriere sociali e politiche che le città esistenti presentano agli sviluppatori, nel bene e nel male, e innescare un boom nelle industrie tecnologiche strategiche, espandendo al contempo nuove abitazioni”.

Realtà o fantasia? Intanto si preparano i terreni

Durante questo secondo mandato Donald Trump si è mostrato molto più insofferente alle regole - scritte e di buon senso - rispetto alla sua prima esperienza come inquilino della Casa Bianca.

L’idea di crearsi delle città che assomigliano molto a un mondo a parte, senza tasse e normative ambientali, potrebbe assomigliare molto di conseguenza a una sorta di sogno da parte di chi vorrebbe avere come unica bussola lo sviluppo tecnologico e - probabilmente - anche il profitto.

Se due anni fa nessuno aveva dato importanza alla proposta delle freedom cities lanciata da Trump, adesso negli Stati Uniti l’argomento è iniziato a essere molto dibattuto perché il tycoon sembrerebbe essere pronto a passare dalle parole ai fatti.

Terreni pubblici in Oregon, Idaho, Nevada e Colorado sono finiti infatti nel mirino di Doug Burgum, il segretario agli Interni americano che vorrebbe iniziare a privatizzare degli appezzamenti federali al momento inutilizzati.

A stretto giro l’Housing Center dell’American Enterprise Institute - un’organizzazione indipendente no profit - ha proposto di utilizzare questi terreni per costruire 3 milioni di nuove case entro il 2035, con il passo successivo che sarebbe la creazione di alcune freedom cities sparse nell’Ovest dove milioni di persone potrebbero vivere.

Ecco che di colpo questo progetto utopico - e distopico - sembrerebbe potersi realizzare, soprattutto perché in questi soli quattro mesi del suo secondo mandato abbiamo capito bene che questa volta Donald Trump sembrerebbe voler raggiungere qualsiasi obiettivo che si sia preposto.

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