Freddo, gelo e neve: in Italia ritorna l’inverno, ecco quando

Chiara Esposito

19/02/2023

19/02/2023 - 20:51

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Previsioni meteo e siccità: il ritorno delle piogge sulla Penisola fa ben sperare.

Freddo, gelo e neve: in Italia ritorna l’inverno, ecco quando

Nella speranza di correre ai ripari rispetto al forte rischio siccità che si sta abbattendo sulla nostra Penisola, si va alla ricerca di possibili fonti di nuove perturbazioni.

I meteorologi guardano all’arrivo di un probabile cambiamento sul fronte meteo-climatico e, seppur con molta cautela, iniziano a parlare di un ritorno del freddo, della pioggia e persino della neve.

Lo annunciano gli esperti di Meteo.it che, monitorando l’evoluzione del fenomeno anticiclonico, provano a stilare il bollettino della nuova settimana con particolare attenzione ai giorni che seguiranno Martedì grasso.

Bollettino meteo: le previsioni attuali

Ad inizio settimana si prospetta l’arrivo di temperature oltre le medie climatiche su buona parte dell’Italia. Analogamente agli ultimi giorni, le zone tirreniche e alcuni tratti della Valle Padana tuttavia non ne saranno interessate. Queste aree saranno invece caratterizzate da una forte persistenza di nebbie e nubi basse.

Tra mercoledì 22 e giovedì 23 invece le previsioni prospettano lo spostamento di un’area di bassa pressione ad oggi nei pressi delle Isole Britanniche. Il suo arrivo, spiegano i meteorologi, «potrebbe riuscire a pilotare correnti instabili e più fredde fin verso il bacino del Mediterraneo». In assenza di ulteriori variazioni, è quindi lecito parlare di un probabile ritorno delle precipitazioni a partire dal Nordovest con possibili estensioni ad altri settori nel corso del weekend.

L’arrivo della bassa pressione fisiologicamente porta con sé un calo delle temperature che, nella condizione così prospettata, comporterebbe anche l’arrivo di neve a tratti abbondante sull’arco alpino fino a quote medio-basse.

Le speranze per la bella stagione

I benefici di questa possibile inversione di rotta sono molteplici. L’arrivo di nevicate in particolare potrebbe, almeno in parte, ristabilire i livelli stagionali. I dati, aggiornati a gennaio 2023, indicano infatti un accumulo nevoso superiore a quello dell’anno scorso ma inferiore alle medie di riferimento (273 milioni di metri cubi contro una media di 669).

La forte attenzione riservata allo stato di salute del manto nevoso ha un’origine ben precisa: le precipitazioni nevose in quota e il loro accumulo sono un indicatore fondamentale per stabilire il livello di siccità estiva. Se il trend positivo delle piogge si estenderà anche ai mesi di marzo, aprile e maggio ci sono inoltre buone probabilità di scampare ad un serio periodo di crisi estiva.

Conservando preziose risorse idriche, le nevi sono inoltre un bacino di riserva fondamentale in tempi primaverili.

I rischi della siccità

Le perturbazioni in arrivo potrebbero rappresentare un valido alleato sul fronte della siccità, un tema che torna al centro del dibattito pubblico proprio in vista dell’arrivo della primavera. L’aumento fisiologico della domanda di risorse per l’irrigazione agricola metterà infatti a dura prova il sistema idrico.

I postumi della siccità si sono peraltro già visti nel 2022. Secondo Coldiretti, il settore dell’agricoltura, che dà lavoro a 3,5 milioni di persone, ha infatti subito 6 miliardi di euro di danni per mancata produzione.

Tra i rischi più immediati legati alla mancanza d’acqua però non ci sono solo le ripercussioni sull’agricoltura (riduzione e alterazione delle coltivazioni) ma anche problematiche sanitarie legate all’acqua potabile e alla distribuzione per l’utenza umana. Non di meno, in periodo di siccità, è sotto stress la produzione di energia idroelettrica e l’apparato ambientale. Tristemente nota, ad esempio, la risalita del cuneo salino sul Delta del Po.

In questo quadro rintracciare una causa univoca è particolarmente complesso. Il dottor Massimiliano Pasqui, climatologo e ricercatore del Cnr, intervistato dal Corriere della Sera spiega infatti come il cambiamento di tipo antropico dovuto al surriscaldamento globale resti evidente ma che, al contempo, sia in gioco una «componente naturale».

«Si consideri comunque che l’Italia, rispetto al resto del mondo, è comunque un Paese ricco d’acqua - spiega l’esperto - Solo negli ultimi anni ci troviamo a vivere queste situazioni critiche».

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