Meno banche, più mid e small cap. Questa la ricetta di Maurizio Mazziero per anestetizzare i rischi di un possibile downgrade da parte delle agenzie di rating sull’Italia
Ieri sera l’agenzia di rating Fitch ha pubblicato un report nel quale afferma che in caso di riduzione di un notch del rating sovrano dell’Italia, i titoli del comparto bancario subiranno un conseguente downgrade.
Nel caso peggiore, quello in cui il taglio sul merito di credito del Belpaese dovesse essere pari a due notch, gli istituti bancari italiani potrebbero essere vittima di svalutazioni generalizzate a causa di una più alta vulnerabilità del loro rating.
In questo quadro Money.it ha intervistato Maurizio Mazziero, analista finanziario e fondatore della Mazziero Research, che ha fornito il suo punto di vista sulla situazione. Ecco l’intervista.
Maurizio Mazziero, analista finanziario indipendente
Dott. Mazziero, ritiene probabile un abbassamento del rating sull’Italia da parte di Fitch?
Fitch al momento è rimasto alla finestra, mentre le altre agenzie di rating si sono già mosse durante l’anno scorso: Moody’s con il downgrade dello scorso 19 ottobre, ci ha portato un gradino sopra il cosiddetto “livello spazzatura”, mentre S&P ha modificato l’outlook in negativo lo scorso 26 ottobre. Il motivo di questo è da attribuirsi al fatto che una modifica del giudizio sul nostro Paese non fosse calendarizzata. Ciò non significa che Fitch possa ripensarci in qualunque momento, si tenga conto che questa agenzia ha per l’Italia un rating di BBB con outlook negativo, al medesimo livello di S&P. Si consideri inoltre che questo venerdì ci sarà il giudizio di DBRS: l’agenzia di rating canadese è stata quella più “benevola” nei nostri confronti, in quanto il suo giudizio è di BBB con outlook positivo. In questo contesto, credo che l’outlook verrà cambiato a stabile o negativo. Probabilmente, Fitch attenderà proprio quest’ultima decisione prima di muoversi. Il fatto che ieri questa agenzia abbia pubblicato un report nella quale si analizza le banche italiane e si afferma che un taglio del rating dell’Italia porterà ad una conseguente revisione del giudizio sulle banche, lascia intendere che una modifica verrà apportata.
In questo contesto, quale è la situazione sul comparto bancario italiano?
La questione Carige non porta di certo beneficio al settore bancario, anche se gli istituti di credito stanno portando avanti un processo di riduzione delle sofferenze. Il problema è che le banche sono soggette all’andamento dei titoli di Stato, che influenza in maniera notevole la rispondenza dei parametri della BCE. È vero che al momento lo spread non è un tema così caldo rispetto agli scorsi mesi, ma si dovrà vedere cosa emergerà dalla lettura dei dati sul PIL del nostro Paese. I recenti dati particolarmente negativi della Germania e il calo dell’indice di fiducia tedesco ed europeo, lasciano intendere che la crescita del Pil italiano possa essere nulla o addirittura negativa. Questa eventualità ci metterebbe automaticamente in recessione: ciò causerebbe il non raggiungimento degli obiettivi di bilancio sui ratio che sono stati concordati con Bruxelles e porterebbe ad un aumento importante dello spread BTP-Bund. Per questi motivi, non metterei in portafoglio i titoli del settore bancario italiano.
Quali sono invece i titoli più interessanti in questo momento?
Nel contesto attuale, cercherei di orientarmi sulle mid-cap, fortemente penalizzate nell’ultimo periodo, focalizzandomi in particolar modo sulle aziende che hanno una vocazione internazionale. Ritengo che sulle mid e small cap ci sia del valore, in generale quindi, presterei più attenzione ai segmenti minori del mercato italiano.
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