Fase 2, allarme per nuove zone rosse: cos’è e come funziona

Martino Grassi

28/04/2020

04/06/2020 - 15:23

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Il ministero della Salute e l’ISS stanno lavorando a un sistema di allarme in grado di individuare e isolare i possibili nuovi focolai. Ecco come funzionerà.

Fase 2, allarme per nuove zone rosse: cos’è e come funziona

Durante la Fase 2 l’istituzione di nuove zone rosse qualora si dovessero ripresentare dei focolai sarà di fondamentale importanza proprio come lo sono state durante la Fase 1.

Per questo motivo è stato attivato dall’Istituto Superiore di Sanità l’allarme delle zone rosse, considerato come trigger, ossia grilletto o innesco. Il sistema di allarme servirà per capire se una Regione o una particolare zona rischia un nuovo focolaio o se la curva dei contagi è in crescita.

Allarme nuove zone rosse: come funziona

Nel corso di questi giorni il ministero della Salute e l’ISS stanno lavorando ad una circolare che servirà nella Fase 2, ma anche nella Fase 3, a bloccare le zone ritenute maggiormente a rischio. Lo stesso premier ha annunciato che lo strumento servirà per capire “se siamo nel giusto sentiero per evitare la ricrescita dei contagi”.

Le Regioni dovranno comunicare, a cadenza settimanale, all’ISS la situazione epidemiologica nei territori delle varie ASL seguendo una serie piuttosto lunga di indicatori, ossia quelli che già conosciamo. Il metodo di R0 potrebbe non essere attendibile se applicato a piccole zone con una bassa densità di popolazione per cui si dovranno fornire altri dati in grado di stabilire il livello di pericolosità di una determinata zona che si basano su micro aspetti.

Le Regioni che non forniranno i loro dati rischiano di non poter passare alla fase successiva di apertura e se i dati forniti dipingono una situazione fuori controllo potrà scattare nuovamente il lockdown per specifiche aree, in cui saranno attuate nuovamente misure restrittive più severe.

Quali dati devono essere comunicati?

Le Regioni dovranno far reperire all’ISS una lunga serie di indicatori, tra i quali il numero dei nuovi positivi rispetto al numero di tamponi effettuati, oltre che al numero dei ricoverati nei reparti e nelle terapie intensive.

Di fondamentale importanza saranno anche i dati relativi alla situazione della medicina territoriale, così come la capacità di risposta dei distretti sanitari e dei medici di base oltre che delle Asl e dei laboratori che processano i tamponi.

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