Europa: la crisi energetica è già costata 1.000 mld. Ma il conto può aumentare

Violetta Silvestri

19/12/2022

19/12/2022 - 11:15

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Il bilancio della crisi energetica in Europa è già pesante e vale 1.000 miliardi di dollari pagati per il gas: cosa aspettarsi nel 2023? Il conto può ancora peggiorare per i Governi Ue.

Europa: la crisi energetica è già costata 1.000 mld. Ma il conto può aumentare

Quanto è costata la crisi energetica all’Europa? Finora, il bilancio è molto amaro e secondo alcuni calcoli si sommano ben 1.000 miliardi di euro di spesa in più per il gas.

Il 2022 è stato davvero complesso per il vecchio continente sul fronte delle risorse per l’energia, con una vera rivoluzione geopolitica del gas innescata dalla guerra in Ucraina e tuttora in corso.

Cosa accadrà nel 2023? Le previsioni non sono così rosee: perché la crisi energetica può ancora mordere in Europa.

Crisi energetica: l’Europa ha già pagato 1.000 mld di euro

L’Europa è stata colpita dall’onda travolgente dei costi energetici da quando è scoppiata la guerra in Ucraina: il conto è pesante e vale circa 1.000 miliardi di dollari spesi per il caro energia.

Secondo alcuni analisti, la crisi più profonda degli ultimi decenni è solo all’inizio. Dopo questo inverno, la regione dovrà riempire le riserve di gas con consegne scarse o nulle dalla Russia, intensificando la concorrenza per il carburante.

Anche con più strutture per l’importazione di Gnl in linea, si prevede che il mercato rimarrà stretto fino al 2026, quando sarà disponibile ulteriore capacità di produzione dagli Stati Uniti al Qatar. Tutto questo si tradurrà in prezzi ancora elevati.

Inoltre, mentre i Governi sono stati in grado di aiutare le aziende e i consumatori ad assorbire gran parte dei rincari record con oltre 700 miliardi di dollari di aiuti, secondo il think tank Bruegel con sede a Bruxelles, uno stato di emergenza potrebbe durare anni. Con i tassi di interesse in aumento e le economie probabilmente già in recessione, il sostegno che ha attutito il colpo per milioni di famiglie e imprese sembra sempre più insostenibile.

“Una volta sommato tutto - salvataggi, sussidi - è una quantità di denaro ridicolmente grande”, ha affermato Martin Devenish, direttore della società di consulenza S-RM. “Sarà molto più difficile per i governi gestire questa crisi nel 2023.”

Il punto è che la capacità fiscale degli Stati è già al limite. Circa la metà dei membri dell’Unione Europea ha un debito che supera il limite del blocco del 60% del Pil.

I circa 1.000 miliardi di dollari, calcolati da Bloomberg sulla base dei dati di mercato, rappresentano quindi un bilancio davvero oneroso per consumatori e aziende, alcuni dei quali, ma non tutti, sono stati compensati con pacchetti di aiuti.

La fretta di riempire lo stoccaggio la scorsa estate, nonostante i prezzi quasi record, ha alleviato la stretta dell’offerta per ora, ma il clima gelido sta mettendo il sistema energetico europeo al suo primo vero test questo inverno. La scorsa settimana, l’autorità di regolamentazione della rete tedesca ha avvertito che non viene risparmiato abbastanza gas e due dei cinque indicatori, compresi i livelli di consumo, sono diventati critici.

Con l’offerta limitata, alle aziende e ai consumatori è stato chiesto di ridurre l’utilizzo. L’Ue è riuscita a ridurre la domanda di gas di 50 miliardi di metri cubi quest’anno, ma la regione deve ancora affrontare un potenziale divario di 27 miliardi di metri cubi nel 2023, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia. Ciò presuppone che le forniture russe scendano a zero e le importazioni cinesi di Gnl tornino ai livelli del 2021.

Tutti problemi energetici dell’Europa per il 2023

Tutto lascia presagire che l’anno prossimo la crisi dell’energia sarà ancora profonda in Europa.

Il principale gasdotto dalla Russia all’Europa occidentale era il Nord Stream, che è stato danneggiato in un atto di sabotaggio a settembre. La regione sta ancora ricevendo una piccola quantità di rifornimenti russi attraverso l’Ucraina, ma il pesante bombardamento delle infrastrutture energetiche da parte del Cremlino mette a rischio la rotta. Senza questa linea del gas, il rifornimento di stoccaggio sarà impegnativo e intaccherà anche l’anno prossimo.

Per scongiurare una carenza, la Commissione europea ha fissato obiettivi minimi per le scorte. Entro il 1 febbraio, i serbatoi dovrebbero essere pieni almeno al 45% per evitare l’esaurimento entro la fine della stagione di riscaldamento. Se l’inverno è mite, l’obiettivo è lasciare i livelli di stoccaggio al 55% per allora.

Le importazioni di Gnl in Europa, intanto, sono a livelli record e in Germania stanno aprendo nuovi terminali galleggianti per ricevere il carburante. Gli acquisti sostenuti dal Governo hanno aiutato l’Europa ad attrarre carichi dalla Cina, ma il clima più freddo in Asia e una ripresa economica potenzialmente forte dopo che Pechino ha allentato le restrizioni Covid potrebbero rendere tutto più difficile.

Secondo l’Energy Economics Institute della China National Offshore Oil Corp., nel 2023 le importazioni cinesi di gas dovrebbero aumentare del 7% rispetto a quest’anno. L’azienda statale ha iniziato ad assicurarsi le forniture di gas naturale liquefatto per il prossimo anno, mettendola in diretta concorrenza con l’Europa per le spedizioni.

La Cina non è l’unico problema dell’Europa. Altri Paesi asiatici si stanno muovendo per procurarsi più gas. Il Giappone, il primo importatore mondiale di Gnl quest’anno, sta addirittura valutando la possibilità di istituire una riserva strategica, con il Governo che cerca anche di sovvenzionare gli acquisti.

I futures sul gas europeo hanno registrato una media di circa 135 euro per megawattora quest’anno, dopo aver raggiunto il picco di 345 euro a luglio. Se i prezzi risalgono a 210 euro, i costi di importazione potrebbero raggiungere il 5% del Pil, secondo Jamie Rush, capo economista europeo di Bloomberg Economics. Ciò potrebbe trasformare la recessione superficiale prevista in una recessione profonda, e i Governi dovranno probabilmente ridimensionare i programmi in risposta.

Per esempio, per aziende come quelle tedesche, che fanno affidamento su energia a prezzi accessibili per realizzare dalle automobili ai prodotti chimici, i costi elevati significano perdere competitività a favore di Stati Uniti e Cina. Ciò mette sotto pressione l’amministrazione del cancelliere Olaf Scholz affinché mantenga il sostegno all’economia.

Per Paesi come l’Italia, invece, prezzi energetici elevati anche nel 2023 si traducono in maggiore debito e instabilità finanziaria se il Governo si trova costretto a nuovi aiuti. Il livello di indebitamento è già al limite e l’obbligo per la nazione è di abbassare il debito/Pil.

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