Il mercato europeo degli ETF è esploso in volume, varietà e accessibilità. Ma sotto la superficie restano insidie: scegliere il prodotto giusto è fondamentale per evitare errori costosi.
Era l’11 aprile del 2000 quando i primi ETF europei — il LDRS DJ Stoxx 50 e il LDRS DJ Euro Stoxx 50 — fecero il loro debutto sulla Deutsche Börse. Due settimane più tardi, anche la Borsa di Londra accolse il suo primo fondo passivo, l’iShares FTSE 100 ETF. Da quel momento, il mercato degli ETF in Europa ha vissuto una crescita impressionante, tanto da diventare uno dei pilastri della gestione patrimoniale moderna.
Oggi, dopo 25 anni di sviluppo, il settore degli ETF in Europa gestisce complessivamente 2.400 miliardi di sterline. Solo nel primo trimestre del 2025 gli afflussi netti hanno raggiunto 28,6 miliardi, segnando il secondo miglior risultato trimestrale di sempre. Il mercato è composto da 3.176 prodotti, quotati oltre 13.000 volte su 29 borse in 24 Paesi. Ogni giorno, in media, vengono scambiati più di 5 miliardi di sterline in ETF, segno di una liquidità ormai strutturale.
Una delle trasformazioni più evidenti riguarda la riduzione drastica dei costi. Molti ETF che replicano gli indici globali offrono un Total Expense Ratio (TER) inferiore allo 0,2%, spesso addirittura intorno allo 0,1%. Chi vuole investire in azioni globali può scegliere tra centinaia di fondi, inclusi ben 18 ETF sull’MSCI World, mentre nel solo ambito statunitense esistono oltre 300 opzioni tra S&P 500, Nasdaq 100 e altri indici settoriali. Anche il mercato britannico è ben servito, con 45 ETF dedicati all’azionario UK e 11 specifici sul FTSE 100, quasi tutti con costi minimi. [...]
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