Eredità, addio alla rivalità tra fratelli. Ecco quando la casa spetta a una persona sola

Ilena D’Errico

5 Dicembre 2025 - 18:10

Non sempre i fratelli devono contendersi la casa dell’eredità. Ecco quando spetta a una persona sola.

Eredità, addio alla rivalità tra fratelli. Ecco quando la casa spetta a una persona sola

Le liti per l’eredità sono ormai una prassi comune a molte famiglie italiane e la maggior parte delle volte riguardano una casa contesa tra due o più fratelli. Questo perché la maggior parte delle persone lascia alla sua morte un solo immobile, che spetta insieme al resto del patrimonio, ai figli. I diritti dei figli, che hanno una priorità assoluta nella successione, sono spesso motivo di confusione nella divisione. Molti pensano, erroneamente, che a fratelli e sorelle spetti la stessa quota ereditaria.

In realtà, la legge prevede solamente che venga garantita a ognuno di loro una pari quota di legittima, ma al netto di quest’ultima nulla impedisce di elargire più a un figlio rispetto che all’altro, sfruttando la quota disponibile. Soltanto il genitore può agire in tal senso, attraverso le donazioni fatte in vita e il testamento. Non è tutto, perché le disposizioni testamentarie permettono anche di organizzare l’uso della casa da parte degli eredi e ridurre così il rischio di dispute.

Di fatto, ci sono diversi casi in cui la casa ereditata spetta soltanto a un fratello, talvolta come proprietà e talvolta quanto all’uso effettivo. Vediamo i principali, usando come esempio la divisione tra due fratelli, per quanto il meccanismo sia sempre lo stesso.

1) La casa ereditata corrisponde alla quota

Cominciamo dall’ipotesi meno probabile, vista la composizione del patrimonio ereditario in media. La casa può essere di un solo erede quando il suo valore corrisponde alla quota percentuale che gli spetta rispetto alla massa ereditaria. Ciò non significa che la casa sia automaticamente assegnata, essendo comunque necessaria la divisione, perciò in assenza di accordo sarà comunque necessario ricorrere in tribunale. Il testamento potrebbe però prevedere questo aspetto, lasciando la casa a un figlio e altri beni all’altro. Se in ciò vengono rispettate le quote di legittima o comunque gli eredi non intendono contestare le disposizioni si tratta di una soluzione efficace.

2) Gli altri fratelli hanno ricevuto donazioni

Abbiamo ora un’ipotesi analoga alla precedente, ma decisamente più diffusa. La casa può andare a un solo figlio se l’altro ha già ricevuto la propria quota di eredità. Ciò può avvenire in particolare anche attraverso le donazioni fatte in vita dal genitore, che sommandosi potrebbero arrivare a equiparare la quota ereditaria del figlio. L’altro può quindi ottenere la casa molto facilmente, anche in assenza di testamento, rivolgendosi eventualmente al giudice per far valere i propri diritti. A tal proposito, però, bisogna assicurarsi di calcolare correttamente, ricordando che:

  • alcune donazioni sono escluse dalla collazione (con cui vengono contate nel patrimonio ereditario);
  • ai figli non spetta necessariamente la sola quota di legittima, che può essere accresciuta dal testamento;
  • in assenza di testamento agli eredi spetta sempre più della legittima

3) Un fratello ha l’usufrutto o l’affitto

Se anche la proprietà della casa deve essere divisa tra i fratelli, l’uso e in particolare l’abitazione dell’immobile potrebbe spettare a uno solo di loro. Ciò accade quando un figlio ha un diritto d’usufrutto sulla casa, spesso riconosciuto nel testamento stesso, ma anche quando è un inquilino con un regolare contratto di locazione (con canone da corrispondere pro quota agli altri eredi).

4) Un figlio comproprietario

Quando uno dei figli del defunto è anche comproprietario della casa lasciata in eredità dal genitore la divisione pende in suo favore, poiché è possibile estendere la sua quota di proprietà (rinunciando ad altri beni presumibilmente) o comunque può acquistare la parte restante dal fratello cui spetta. L’altro figlio, in ogni caso, può comunque opporsi e pretendere di far valere i propri diritti sulla parte di proprietà proporzionale alla propria quota, da calcolarsi sulla titolarità del defunto. Arrivando a una divisione giudiziale, però, ci sono più speranze che l’immobile vada interamente al comproprietario piuttosto che all’altro, purché vengano rispettati anche i diritti successori di quest’ultimo.

Argomenti

# Casa

Iscriviti a Money.it