Elon Musk ha appena subito una sconfitta umiliante in Cina

Luna Luciano

25 Agosto 2025 - 20:45

Tesla in Cina sceglie l’IA locale di DeepSeek e Bytedance al posto di Grok di Musk. Una disfatta per il fondatore di Tesla: ecco le ragioni.

Elon Musk ha appena subito una sconfitta umiliante in Cina

Il 2025 non è stato decisamente l’anno di Elon Musk. Il fondatore di Tesla, dopo aver sostenuto la campagna del presidente Donald Trump e dopo aver lavorato al Doge e aver annunciato le sue dimissioni, ha ricevuto una nuova batosta dalla Cina.

La sua avventura nel campo dell’intelligenza artificiale con xAI, già segnata da polemiche sulla privacy, episodi di disinformazione e persino scandali legati a derive estremiste, si è ora scontrata con una delle barriere più difficili: la preferenza dei consumatori e delle istituzioni cinesi per soluzioni domestiche.

Secondo Bloomberg, infatti, la divisione cinese di Tesla ha deciso di adottare i sistemi di intelligenza artificiale di DeepSeek e Bytedance per l’assistenza vocale all’interno delle proprie auto. Una scelta sorprendente, considerando l’enorme investimento che Musk ha destinato a Grok, il chatbot dal linguaggio pungente che avrebbe dovuto portare un nuovo livello di interazione agli utenti delle sue vetture. Invece, la Cina ha voltato le spalle al progetto e ha preferito alternative locali.

Si tratta di un colpo non solo economico, ma anche simbolico. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla querelle Musk-Cina.

Musk, Cina non userà Grok di xAI: ecco perché

La domanda che emerge spontanea è: perché Tesla Cina ha scelto di non utilizzare Grok? Le motivazioni sembrano essere molteplici e intrecciate. Una prima spiegazione riguarda la regolamentazione: l’adozione di software statunitensi all’interno di sistemi sensibili, come le automobili, potrebbe scontrarsi con vincoli legali e con le politiche di sicurezza nazionale di Pechino. La Cina, negli ultimi anni, ha rafforzato il controllo sui dati e sulle tecnologie straniere, riducendo lo spazio di manovra per le aziende americane.

Ma la questione non è solo burocratica. C’è anche un problema di “percezione” e di mercato. Grok, pur essendo disponibile in alcune Tesla statunitensi, non ha convinto il pubblico cinese. L’assistente di xAI è stato spesso giudicato impreciso, troppo “americano” nello stile comunicativo e poco affidabile in un contesto dove invece si predilige l’efficienza. Al contrario, DeepSeek e Bytedance hanno saputo conquistare la fiducia dei consumatori locali: il primo con un modello open source capace di competere con i colossi occidentali a costi ridotti, il secondo con Doubao, chatbot già diffuso e integrato in diversi ecosistemi digitali cinesi.

Infine, pesa la dimensione geopolitica. Negli ultimi mesi, Musk ha visto la sua immagine logorarsi in Cina, mentre l’ascesa di attori locali come BYD ha reso Tesla più vulnerabile. L’esclusione di Grok rappresenta dunque l’ennesimo segnale di un ridimensionamento dell’influenza del CEO di SpaceX.

Intelligenza artificiale, la Cina fa concorrenza agli Stati Uniti

Il caso Grok contro DeepSeek non è isolato, ma è parte di una trasformazione più ampia. La Cina sta emergendo come una potenza nell’intelligenza artificiale, con modelli sempre più sofisticati e competitivi. DeepSeek, in particolare, ha scosso il settore con il rilascio del suo modello V3 e, più recentemente, del V3.1: un sistema che, pur costando dodici volte meno di Grok 4, ha ottenuto risultati di poco inferiori nei benchmark internazionali. Questo equilibrio tra prestazioni e accessibilità economica lo ha reso un simbolo di orgoglio nazionale e un catalizzatore per l’adozione di massa.

Il successo non è passato inosservato. Più di due dozzine di case automobilistiche cinesi, tra cui BYD, storica rivale di Tesla, hanno già siglato accordi con DeepSeek per l’integrazione dei suoi assistenti vocali. In questo modo, l’IA locale non solo diventa più popolare, ma consolida anche un ecosistema che rafforza l’autonomia tecnologica del Paese.

Dal punto di vista geopolitico, questa dinamica rappresenta una sfida diretta agli Stati Uniti. Se finora Silicon Valley e giganti come OpenAI o Google hanno dominato il panorama, oggi Pechino può rivendicare un’alternativa credibile, più economica e culturalmente vicina ai propri cittadini. L’esclusione di Musk non è quindi un episodio isolato, ma il segnale che l’egemonia statunitense rischia di ridimensionarsi nel settore strategico dell’intelligenza artificiale.

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