Dopo un articolo esplosivo di The Atlantic, Elon Musk reagisce furiosamente sui social, prendendosela anche con Laurene Powell Jobs. Ecco cosa sta succedendo.
Elon Musk non sa accettare le critiche e attacca sul personale Laurene Powell Jobs, proprietaria della rivista The Atlantic e vedova di Steve Jobs.
Negli ultimi giorni, Elon Musk è tornato al centro dell’attenzione non per le sue innovazioni tecnologiche, ma per la sua reazione rabbiosa a un’inchiesta giornalistica. L’articolo, pubblicato da The Atlantic e intitolato “The Decline and Fall of Elon Musk”, ricostruisce la presunta perdita d’influenza del miliardario all’interno dell’amministrazione Trump, sottolineando come la sua figura sia stata gradualmente emarginata nei corridoi del potere di Washington.
La risposta di Musk non si è fatta attendere. Con una serie di tweet taglienti, il CEO di Tesla e SpaceX ha lanciato attacchi personali contro la rivista e, soprattutto, contro la sua proprietaria Laurene Powell Jobs. Le sue dichiarazioni non si sono limitate a smentire i contenuti dell’articolo, ma hanno colpito direttamente la vedova del fondatore di Apple, accusandola di aver trasformato The Atlantic in un “organo di stampa zombie” che Steve Jobs stesso non avrebbe mai approvato.
La vicenda ha acceso il dibattito sull’incapacità di Musk di accettare critiche pubbliche e sull’uso sempre più frequente dei social per delegittimare chi lo mette in discussione, in un contesto in cui il confine tra informazione e attacco personale diventa sempre più sottile. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla querelle Musk: di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.
Musk vs Powell Jobs: la querelle tra il The Atlantic e il CEO di Tesla
Il cuore della polemica nasce dall’articolo di The Atlantic che, avvalendosi di fonti anonime vicine alla Casa Bianca, racconta come Elon Musk sia stato progressivamente isolato dal suo ruolo di consigliere nell’amministrazione Trump. Secondo la ricostruzione, le sue idee venivano regolarmente ignorate e la sua uscita dalla scena politica sarebbe stata accolta con un senso di sollievo da molti all’interno del governo. Una fonte anonima ha addirittura dichiarato: “Penso che tutti siano pronti a voltare pagina su quella parte del governo”.
Questo racconto ha fatto infuriare Musk, che ha risposto con una serie di tweet al vetriolo. Tra i più significativi, la frase: “Sono il passato, i vecchi media stanno svanendo nell’oblio”, con evidente riferimento a The Atlantic. Ma il punto più controverso della sua reazione è stato l’attacco diretto a Laurene Powell Jobs, definita colpevole di aver lasciato “marcire” la rivista. In uno scambio su X (ex Twitter), Musk ha persino ironizzato sul fatto che Steve Jobs potrebbe “perseguitarla dall’aldilà” per la qualità del giornalismo pubblicato da The Atlantic.
Questa escalation ha trasformato una normale controversia mediatica in uno scontro personale, evidenziando come Musk, più che rispondere nel merito delle critiche, preferisca screditare le persone dietro le testate che le pubblicano. Il tutto getta nuova luce su un personaggio ormai abituato a reagire in modo scomposto ogni volta che il suo mito viene scalfito dalla stampa. La vicenda solleva inoltre interrogativi sul ruolo e sulla responsabilità delle figure pubbliche nel confronto con i media, specie quando queste hanno un’enorme influenza sui social e una base di fan pronta a seguirle in ogni battaglia, reale o virtuale.
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The Atlantic ricorda a Musk le promesse non mantenute
Ma l’articolo di The Atlantic non si limita a raccontare il declino politico di Musk: va ben oltre, evidenziando le contraddizioni tra le sue promesse pubbliche e i risultati effettivi. Un esempio eclatante è la nomina ricevuta da Donald Trump a novembre, quando Musk fu scelto per guidare un nuovo “ministero” incaricato di ridurre la burocrazia negli Stati Uniti. A febbraio, in un gesto simbolico e teatrale, Musk si presentò a una conferenza nel Maryland con una motosega rossa, definita “l’arma contro la burocrazia”.
Tuttavia, secondo l’indagine di The Atlantic, dietro i gesti eclatanti si nasconde una sostanziale inefficacia. Le promesse di risparmio e semplificazione amministrativa sono rimaste disattese, e all’interno dell’apparato governativo sarebbero emersi forti dubbi sulle competenze e sull’approccio operativo di Musk. Il magazine sostiene che l’esperienza del CEO di Tesla in politica sia stata più di ostacolo che di aiuto, un periodo che anche molti funzionari preferirebbero dimenticare.
A peggiorare il quadro c’è l’andamento del titolo Tesla durante il coinvolgimento politico di Musk. In quel periodo, le azioni della casa automobilistica hanno subito un calo significativo, alimentando il malcontento tra gli investitori e facendo sorgere interrogativi sulla capacità di Musk di gestire più ruoli ad alto rischio contemporaneamente.
The Atlantic ha quindi voluto ricordare che, al di là della figura carismatica e delle trovate mediatiche, Musk resta un uomo che deve rendere conto delle sue azioni, soprattutto quando si tratta di promesse fatte alla collettività. E se oggi reagisce con violenza verbale a ogni critica, forse è perché teme che la narrazione dell’imprenditore infallibile stia cominciando a sgretolarsi sotto il peso dei fatti.
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