Elezioni regionali Lombardia: sarà Giorgio Gori a sfidare Maroni. Con lui il PD può vincere?

Alessandro Cipolla

23 Agosto 2017 - 10:31

Elezioni regionali Lombardia 2018: Giorgio Gori rompe gli indugi e conferma la possibilità di essere lui il candidato del PD che sfiderà Roberto Maroni.

Elezioni regionali Lombardia: sarà Giorgio Gori a sfidare Maroni. Con lui il PD può vincere?

Elezioni regionali Lombardia 2018: sarà con ogni probabilità Giorgio Gori lo sfidante per conto del Partito Democratico di Roberto Maroni, l’attuale governatore leghista che anche lui a breve dovrebbe confermare il suo impegno per cercare di ottenere un secondo mandato.

Mentre molte delle attenzioni politiche nazionali sono rivolte alle elezioni regionali in Sicilia, che si svolgeranno il prossimo 5 novembre, si iniziano a muovere le acque anche per quanto riguarda le regioni che andranno al voto nel 2018.

In attesa di sapere se, così come avvenuto nel 2013, anche queste regionali verranno accorpate alle politiche in programma la prossima primavera, iniziano i preparativi dei vari partiti per questo voto che interesserà Lazio, Lombardia, Molise, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.

Oltre al Lazio dove dovrebbe presentarsi per il centrodestra il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, tutte le attenzioni sono rivolte anche alla Lombardia. Dopo vent’anni di opposizione, il Partito Democratico sembrerebbe essere intenzionato a conquistare il Pirellone, con Giorgio Gori in pole position per essere il candidato del centrosinistra.

Elezioni regionali Lombardia 2018, Giorgio Gori candidato del PD?

Con le elezioni regionali in Lombardia che si iniziano ad avvicinare, il nome di Giorgio Gori diventa sempre più attuale. L’attuale sindaco di Bergamo infatti ha rotto gli indugi, confermando la sua intenzione di candidarsi nella corsa verso il Pirellone.

L’occasione è stato il meeting di Comunione e Liberazione che si sta svolgendo a Rimini. Ospite assieme ad altri amministratori, tra cui anche il probabile avversario Roberto Maroni, incalzato sul tema Gori ha definito come “una prospettiva abbastanza concreta” l’idea di candidarsi nel 2018 alle regionali lombarde.

Un importante passo in avanti questo anche se ancora manca l’ufficialità. Gori infatti terminerà il suo mandato come sindaco di Bergamo nel 2019, quindi nel caso dovrebbe dimettersi con un anno di anticipo dalla sua carica.

In mezzo poi c’è l’ipotesi delle primarie. L’eventualità non entusiasma molto Gori anche perché la sinistra sembrerebbe essere pronta a schierare Pippo Civati nella scelta del candidato della coalizione.

Con ogni probabilità quindi il primo cittadino bergamasco aspetta il pieno appoggio da parte del PD prima di buttarsi a capofitto in quest’avventura, per non rischiare di essere bruciato oppure di non poter godere di una solida coalizione in questa sfida al centrodestra.

Con Gori il PD può vincere?

Ospite anche lui delle kermesse di Comunione e Liberazione, Roberto Maroni ha risposto di pensare soltanto al Referendum sull’Autonomia del prossimo 22 ottobre quando gli è stato chiesto di commentare una possibile candidatura come suo sfidante di Giorgio Gori.

Un autentico dribbling questo dell’attuale governatore della Lombardia che fa trapelare anche un certo timore. Nonostante infatti che il centrodestra nella regione goda di un buono stato di salute, la candidatura di Gori è autorevole e può spaventare.

Giungendo in concomitanza con le elezioni politiche, queste regionali in Lombardia naturalmente risentiranno della situazione politica nazionale. Non sarà facile quindi mettere insieme coalizioni ampie e unitarie.

Nel centrodestra Roberto Maroni dovrebbe ricandidarsi appoggiato sia dalla Lega Nord che da Forza Italia, a prescindere da quello che può accadere in merito alle politiche tra Berlusconi e Salvini.

Per quanto riguarda il centrosinistra invece la questione potrebbe essere diversa. Senza le primarie, difficile che la sinistra possa appoggiare il candidato del Partito Democratico. C’è da vedere poi se i centristi decideranno di accorparsi oppure di correre da soli come nel 2013.

Se riuscisse ad ottenere un appoggio ampio e trasversale, Gori diventerebbe un avversario più che temibile per Maroni. Visto che nelle regionali non sono previsti ballottaggi, molto dipenderà anche da come si andrà a evolvere la situazione nazionale visto il probabile voto contemporaneo.

Dopo essere stato un brillante dirigente Mediaset, nel 2012 Giorgio Gori decide di dedicarsi alla politica entrando nello staff comunicazione di Matteo Renzi. Un anno dopo, eccolo riportare il Partito Democratico ad amministrare Bergamo vincendo al ballottaggio le amministrative.

Come si è intuito anche dal meeting di Rimini, la figura di Gori non dispiace anche a una vasta fetta dell’elettorato cattolico e moderato. Resta da vedere però cosa intenderanno fare gli scissionisti del MDP e Sinistra Italiana.

Nel 2013 il centrosinistra si presentò compatto anche in virtù della presenza di un candidato più spostato a sinistra come Umberto Ambrosoli. Cinque anni fa la stessa coalizione però era unita anche per quanto riguarda le politiche.

Uno scenario questo che al momento è praticamente impossibile vista l’abissale distanza tra Renzi e il resto della sinistra. Se quindi Gori dovesse riuscire in Lombardia a compattare l’intera area, magari aggiungendo anche qualche centrista, ecco che per l’attuale sindaco di Bergamo la prospettiva di vincere le prossime regionali in Lombardia potrebbe diventare molto concreta.

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