Elezioni europee: il vero market mover sarà la Francia

Mattia Prando

17 Maggio 2019 - 09:34

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A poco più di una settimana dalle elezioni europee del 2019, abbiamo intervistato «il Mago» Tony Cioli Puviani per avere un quadro più completo su uno degli eventi più importanti dell’anno

Elezioni europee: il vero market mover sarà la Francia

Dal 23 al 26 maggio prossimi si terrà un evento capace di cambiare l’attuale volto istituzionale dell’Europa: le elezioni europee.

In questo quadro, i mercati azionari sembrano badare più ai tweet del Presidente americano, Donald Trump, che all’eventuale avvento dei partiti populisti e anti-europeisti.

Diversa è la situazione sul comparto obbligazionario. A tal proposito, abbiamo intervistato Tony Cioli Puviani per avere un quadro più completo su questo evento, che cambierà il volto istituzionale del Vecchio continente.

Il punto di vista del «Mago» Tony Cioli Puviani

Mentre i mercati azionari non sembrano interessanti sui potenziali effetti delle prossime elezioni europee, si nota una tensione molto importante sul Bund tedesco.

Ieri la carta della Germania è arrivata al minimo storico dei rendimenti negativi. Il prezzo del future sul decennale tedesco è arrivato a quota 167,43, corrispondente ad un rendimento del -0,13%. Questo record è enfatizzato dal fatto che l’inflazione in Germania è dell’1,6%, contrariamente a quelli del Giappone che è prossima allo zero.

Oltre a questo, ciò avviene in assenza dell’azione di Quantitative Easing da parte della BCE, anche se quest’ultima, proseguendo nell’acquisto dei bond governativi in scadenza, svolge sempre un’azione importante sul book. Nel mercato obbligazionario, storicamente più efficiente di quello azionario, le tensioni sul Bund e la debolezza del BTp italiano amplificano il differenziale tra i due decennali, mettendo in luce il fatto che i bond governativi percepiscono il rischio di ridenominazione. Ciò potrebbe avvenire qualora le prossime elezioni europee vedano la predominanza di forze sovraniste capaci di ribaltare l’attuale establishment.

La Francia sarà il vero market mover

Il focus non è quindi da porsi sul risultato tedesco, in quanto le problematiche sociali relative al deficit spending non sussistono. La Germania ha infatti un bilancio in attivo. Per quanto riguarda l’Italia, questa non ama né l’Europa né Macron, ma flirta con i sovranisti. Il risultato che dovrebbe vedere un incremento dei voti alla Lega a discapito di quelli del Movimento 5 Stelle appare scontato, a meno di sorprese da parte del PD. A questo punto l’unico e autentico market mover appare il responso della Francia.

La società francese oggi è un grande palcoscenico che dà spazio alla rappresentazione del disagio e del malcontento dei cittadini. I temi dell’austerity, dell’immigrazione e della recessione sono molto sentiti. Per questo motivo protestano i militanti di sinistra e i Gilet Gialli, veri sconfitti della globalizzazione.

Macron ha avviato un dibattito nazionale sui temi più scottanti: la giustizia sociale, il lavoro e i servizi pubblici. Si sta quindi dando il via a un inedito cantiere politico. Al contrario delle altre forze sovraniste, Macron è l’unico che interpreta e coniuga le varie esigenze della popolazione come europeista.

Un’eventuale vittoria del partito di Macron sul Rassemblement National guidato dalla Le Pen potrebbe dare un ulteriore impulso all’europeismo. Al contrario, si assisterebbe ad una potenziale disgregazione dell’Euro, con ripercussioni sulla moneta unica e sui bond dei Paesi periferici.

Il leader francese è l’unico che potrebbe provare a fare un’azione di tutela degli sconfitti della globalizzazione.

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