È legale vendere il cocco in spiaggia? Ecco cosa si rischia

Ilena D’Errico

27 Luglio 2023 - 12:59

condividi

Ecco quando è legale vendere il cocco in spiaggia e che cosa si rischia negli altri casi secondo la legge.

È legale vendere il cocco in spiaggia? Ecco cosa si rischia

Vendere cocco in spiaggia non è necessariamente un’attività abusiva come in molti pensano, ma anzi esiste un’apposita licenza che possono chiedere i venditori per lavorare in modo legale. Negli anni, sono perfino stati organizzati dei veri e propri bandi di concorso dai Comuni marittimi per regolamentare la vendita di cocco, gelati e granite sulle spiagge.

Ovviamente, vendere il cocco in spiaggia non è legale se manca l’autorizzazione. A ricordarcelo, è la recente vicenda di un venditore di cocco, che ha accumulato multe per 50.000 euro a causa della sua attività abusiva. Soltanto l’anno scorso, infatti, il venditore aveva ricevuto ben 40.000 euro di multe, dopo essere stato sorpreso quattro volte sulla spiaggia di Marina di Ravenna.

Nonostante le multe e il Daspo urbano del questore ravennate, quest’anno l’uomo è tornato a rivendere il cocco senza licenza, conquistando un’ulteriore multa da 10.000 euro dopo i controlli della Polizia locale. Vediamo nel dettaglio quali sono gli illeciti che hanno comportato queste sanzioni e come bisogna fare per regolarizzare la vendita.

Cosa rischia chi vende il cocco in spiaggia senza licenza

Nel nostro ordinamento non è possibile vendere della merce senza avere delle apposite autorizzazioni, che variano a seconda della tipologia di prodotti e dell’attività professionale. Principalmente, la regolamentazione è necessaria a tutelare i clienti, i diritti dei consumatori e la loro salute, ma anche per questioni fiscali.

In ogni caso, la normativa si inasprisce quando si tratta di generi alimentari, per i quali devono essere rigidamente rispettati i parametri igienico-sanitari e devono poter essere garantite le caratteristiche del prodotto, dalla provenienza fino alla conservazione.

La prima sanzione per chi vende generi alimentari senza autorizzazione è dunque il sequestro della merce, per assicurarsi che non venga comunque venduta ai clienti. Di norma, al sequestro segue anche la distruzione dei prodotti.

Al venditore multato, infatti, sono state ritirate tutte le fette di cocco che aveva con sé. Il venditore ambulante sprovvisto di licenza riceve comunque una multa compresa fra 2.582 e 15.493 euro, nel caso specifico è stata comminata una multa da 5.164 euro. Questo è di solito il valore applicato, ridotto della metà soltanto quando si tratta della prima violazione.

C’è poi la sanzione per la mancata tracciabilità dei prodotti alimentari, che varia da 750 a 4.500 euro. Nel caso specifico, questa multa è stata fissata a 1.500 euro. Infine, si richiede il rispetto della normativa sulla conservazione degli alimenti e la loro notifica sanitaria, pena la multa da 3.000 a 18.000 euro. Il venditore ha ricevuto per questa violazione l’importo minimo della multa, oltre a un verbale di allontanamento in seguito al Daspo (per l’appunto un divieto di accesso a determinate aree).

Le sanzioni, comunque, oltre ad aumentare in caso di mancato pagamento, possono culminare in procedimenti di recupero crediti. La deterrenza non è efficace per diversi venditori ambulanti, dato l’alto tasso di nullatenenza. Bisogna comunque ricordare che la vendita abusiva in spiaggia può portare anche a conseguenze penalmente rilevanti se correlata a dei reati, ad esempio la ricettazione di merce rubata o contraffatta, o alla permanenza irregolare senza permesso di soggiorno.

Vendere il cocco in spiaggia in modo legale, come fare

Quanto detto riguarda la vendita di cocco in spiaggia che avviene in modo abusivo, ma questa attività può essere regolamentata per evitare sanzioni di qualsiasi genere. In particolare, è necessario rivolgersi all’Ufficio mercati – settore attività economiche – per richiedere la licenza, presumibilmente di tipo B, ovvero per attività itinerante.

Chi possiede i requisiti professionali per la vendita di generi alimentari (che dipendono dal Comune e in genere coincidono con un determinato periodo di formazione scolastica o di esperienza lavorativa), oltre ai requisiti morali (riguardo al profilo giuridico, ad esempio è richiesto di non essere stati dichiarati delinquenti abituali) può dunque presentare la domanda al Comune.

Per richiedere la licenza è sufficiente avere con sé:

  • Fotocopia del documento di riconoscimento;
  • fotocopia del permesso di soggiorno per i cittadini extracomunitari;
  • documentazione dei requisiti professionali;
  • fotocopia dell’atto di cessione/affitto d’azienda.

Bisogna poi regolarizzare anche la tassa di occupazione del suolo pubblico presentando richiesta al Comune, anche se di norma non necessaria perché l’occupazione è inferiore a 6 ore consecutive. Restano poi gli altri adempimenti burocratici, riguardanti l’apertura della Partita Iva, l’apertura della posizione contributiva all’Inps e l’iscrizione alla Camera di Commercio.

Iscriviti a Money.it

Correlato