Un’anomalia sul rapporto tra il prezzo dell’oro e quello del petrolio apre a opportunità quantomeno da conoscere.
La quotazione dell’oro continua a viaggiare stabilmente al di sopra della soglia psicologica dei 3.800 dollari l’oncia, ai massimi storici. Un chiaro segnale che le dinamiche del mercato iniziano a cambiare. Allo stesso tempo, il petrolio ha iniziato la settimana in calo. Il Brent è sceso di nuovo sotto i 70 dollari al barile, mentre il WTI si è mantenuto stabile intorno ai 63 dollari sulla scia dell’OPEC+, che sta valutando un nuovo aumento della produzione a novembre.
Questa coincidenza tra un massimo storico per l’oro e un calo del petrolio crea una situazione molto interessante che vale la pena esaminare nel dettaglio. Soprattutto se si considerano le correlazioni storiche tra i due asset e il modo in cui le decisioni della Federal Reserve potrebbero influenzare il movimento dei prezzi da qui alla fine dell’anno.
Storicamente, il rapporto oro/petrolio è stato uno dei barometri più affidabili per individuare gli estremi del mercato. Se dividiamo il prezzo di un’oncia d’oro per il prezzo di un barile di petrolio, otteniamo il cosiddetto rapporto oro/petrolio. Nel corso dei decenni, tale rapporto si è attestato in media intorno al 16. Quando l’economia globale rallenta, il prezzo del petrolio in genere scende più rapidamente, mentre l’oro mantiene o addirittura aumenta il suo valore, causando così un ampliamento del rapporto. Il contrario accade durante i periodi di boom economico, quando la domanda di energia cresce e i prezzi del petrolio superano quelli dell’oro, e il rapporto si contrae. Al momento ci troviamo in una situazione estremamente curiosa. Con l’oro a circa 3.800 dollari e il Brent a circa 70 dollari, il rapporto oro/petrolio è superiore a 50. [...]
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