Una panoramica sull’andamento del dollaro statunitense, tra dichiarazioni configgenti ed eventi macroeconomici di rilievo.
La debolezza del dollaro USA è ormai argomento di grande interesse e di acceso dibattito.
Il deprezzamento del biglietto verde ha permesso al cambio con la moneta unica di risalire fino a recuperare l’agognata soglia di 1,25 proprio nella settimana che ha inaugurato le riunioni monetarie di Fed e BCE.
L’indice del dollaro, dal canto suo, potrebbe oggi archiviare il mese peggiore della sua storia dal 1987: dall’inizio dell’anno ad oggi ha perso più di 3 punti percentuali, passando da quota 92 a quota 88,85.
Con un index vicino ai livelli del 2014 sotto la soglia dei 90 punti, il dollaro ha dovuto fronteggiare anche numerosi messaggi contrastanti da parte della stessa amministrazione statunitense.
La settimana scorsa Steven Mnuchin ha rivelato di non essere particolarmente preoccupato per la debolezza della valuta, una dichiarazione che ha contribuito ad un nuovo ampio avanzamento di EUR/USD. Il giorno successivo il Segretario al Tesoro ha cambiato versione, ribadendo che un dollaro forte è negli interessi del Paese.
Poi è stato il momento di Donald Trump, che ha tentato di placare il sell off generato da Mnuchin, parlando ancora del suo desiderio di assistere ad un apprezzamento della valuta rispetto alle sue concorrenti.
Alle dichiarazioni contrastanti del Governo, fa notare Phillip Streible dalla Cnbc, dovrebbero ora aggiungersi dati economici positivi per il primo trimestre del 2018, che potrebbero permettere al dollaro di recuperare parte del terreno perduto.
Il quadro generale
La flessione del 3% registrata dall’indice del dollaro nel corso dell’ultimo mese non dovrebbe in realtà allarmare quanto le pessime performance messe a segno nel corso dell’intero 2017.
I dodici mesi appena trascorsi hanno evidenziato appieno la vera debolezza di una moneta che ha perso più dell’11%, contribuendo così al rialzo di numerose materie prime tra cui l’oro.
Nella giornata odierna sarà la riunione della Fed a fungere da catalizzatore per il dollaro USA. Nonostante le probabilità di un rialzo tassi siano decisamente basse, le prospettive di un processo di normalizzazione più spedito del previsto potrebbero fornire spunti rialzisti alla divisa statunitense.
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