Disney ha cancellato anche questo personaggio, perché ritenuto offensivo. Non è la prima volta. Ecco cosa sta succedendo (e perché si parla di «cancel culture»).
La Disney ha cancellato definitivamente un personaggio ritenuto offensivo e possiamo dire che questa decisione non ha nulla a che fare con il politically correct. C’è un motivo molto serio per cui Disney ha scelto di sostituire questo personaggio, ritenendolo decisamente inappropriato per i contenuti destinati ai più piccoli, soprattutto tenendo conto di una nuova sensibilità rispetto all’infanzia nell’epoca moderna.
Molti non capiranno subito di chi si tratta, perché non è senza alcun dubbio uno dei personaggi più famosi a livello televisivo, nonostante faccia parte della scuderia Disney da oltre 50 anni. Il suo nome è Liver Lips McGrowl, uno dei 18 orsi che compongono un’attrazione storica dei parchi Disneyland: la Country bears jamboree.
Da circa un anno la multinazionale ha avviato un processo di rinnovo del personaggio, partendo proprio dal nome. Cambia così il Country bears musical jamboree, lo spettacolo che fa divertire grandi e piccini da decenni e vede ora, per la prima volta, un nuovo personaggio affacciarsi al palco.
Personaggio cancellato perché ritenuto offensivo
Walt Disney non ha rilasciato alcun comunicato ufficiale per spiegare il cambiamento del personaggio, limitandosi ad annunciare massicci rinnovamenti dei propri show. Il primo elemento a cambiare, però, è proprio il nome dell’animatronics ed è difficile pensare che non abbia la sua rilevanza. Per chi non lo sapesse, infatti, il termine liver lips vuol dire letteralmente “labbra epatiche” e si riferisce a labbra molto carnose e gonfie, come quelle dell’orso.
Questa locuzione è utilizzata in modo dispregiativo e offensivo, inoltre come spiegato proprio da Disney, fa per lo più riferimento all’abuso di alcol e alle sue conseguenze sul fegato. Non il massimo per un orso antropomorfo che suona uno strumento musicale per far divertire i bambini, in primo luogo per la sua connotazione discriminatoria ma in secondo luogo anche per il prematuro scorcio sulle dipendenze.
Per queste ragioni Liver Lips McGrowl diventa Romeo McGrowl e sfoggia sul capo una caratteristica parrucca bionda per distaccarsi fin dalla prima occhiata dal suo predecessore. A parte questo, gli spettacoli continueranno a svolgersi secondo le modalità abituali, con gli orsi animatronici pronti a mettere in scena un repertorio country rinnovato in base alle nuove uscite della casa produttrice, ma non troppo distante dal concetto originale che ha ispirato la creazione del gruppo.
Il Country bear musical jamboree nacque proprio come gruppo di orsi abituati alla vita di campagna, sempre pronti a inforcare gli strumenti musicali in compagnia con uno stile country-western esasperato che ne caratterizza anche i costumi di scena. Quest’anno, il musical dovrebbe essere arricchito dalle voci dei cantanti Mac McAnally, Allison Russell, Chris Thile e dalla finalista della nona stagione di The Voice USA, Emily Ann Roberts.
Nei parchi divertimento l’attrazione non sarà quindi eliminata ma soltanto rinnovata, con uno spettacolo che ripercorrerà come sempre i brani classici della Disney, impedendo all’istante di non avvertire una certa familiarità con i personaggi. Il fatto che il gruppo di orsi animatronici sia così numeroso, poi, contribuisce notevolmente e qualcuno potrebbe anche non farci caso, anche certamente non i fan più appassionati.
In ogni caso, Liver Lips non è l’unico personaggio destinato a cambiare radicalmente perché inappropriato rispetto al passare dei tempi. Perfino i classici Disney stanno venendo rinnovati e proposti al nuovo pubblico con adattamenti sempre più differenti, nel difficile tentativo di restare fedeli al messaggio originale ma eliminare i contenuti offensivi e pericolosi (cambiandolo a tal punto da aggirare gli ostacoli di copyright).
Tanto per restare in tema del consumo di alcolici, anche Dumbo, il celebre elefantino volante, in una scena del film del 1941, beve e si ubriaca al punto da sognare strani elefanti rosa. Considerando non soltanto che il cartone è rivolto ai piccini, ma che Dumbo stesso rappresenta un bambino nel lungometraggio, questo comportamento è stato rimodellato nella nuova versione.
Inevitabilmente, Disney dovrà prendere ancora molte di queste scelte per continuare a mettere in scena i suoi spettacoli tradizionali, continuando a rivedere il suo repertorio mentre lo rinnova con prodotti più «moderni».
Non è la prima volta, la “cancel culture” di Disney
La cancellazione di Liver Lips McGrowl non sembra creare grossi problemi per il pubblico, un po’ perché le motivazioni sono piuttosto serie e convincenti, un po’ perché non si tratta di un personaggio granché famoso. Ciò che gli amanti della Disney ricordano è il gruppo, più che ogni singolo orso partecipante, così hanno accettato di buon grado la novità.
Lo stesso non si può dire di altri cambiamenti apportati dalla casa cinematografica, che hanno scatenato veri e propri polveroni nel web. Non è certo la prima volta che Disney cancella un personaggio o modifica elementi delle sue storie per adattarsi a nuove sensibilità, tanto da esser spesso accusata di promuovere una cancel culture all’insegna del politically correct.
La modifica che ha fatto più storcere il naso ai tradizionalisti dei fumetti è senza dubbio quella riguardante Zio Paperone, il papero tanto ricco quanto tirchio, disegnato da Don Rosa. La famosa saga di Paperon de’ Paperoni è stata infatti privata di due storie: Il sogno di una vita e Saga, Il cuore dell’impero non saranno più ripubblicate.
Questo per via di un personaggio, Bombie il gongoro, la cui rappresentazione stereotipata dell’etnia africana aveva già portato a numerosi cambiamenti. Tra questi, il cambiamento del naso e la rimozione del piercing negli anni ‘90.
Nel frattempo, la piattaforma Disney+ sta rivedendo anche gli avvisi relativi ai propri lungometraggi, molti dei quali ora riservati ai profili adulti. Tra questi anche Gli Aristogatti, Dumbo e Peter Pan, per lo più per elementi razzisti e potenzialmente offensivi che non rispecchiano il “costante impegno per la diversità e l’inclusione” promosso da Walt Disney.
Di fatto, la maggior parte dei classici Disney sottoposta a revisioni o al controllo parentale sulla piattaforma di streaming contiene un linguaggio offensivo e discriminatorio, talvolta palese, altre volte da contestualizzare, di matrice razzista. Ci sono numerosi esempi di questo genere, tra cui quello del film di Mary Poppins, la cui classificazione con “parental guidance” in Gran Bretagna aveva scatenato la polemica e le ire di Vittorio Sgarbi.
Tutto ruota intorno al termine “ottentotti”, un termine discriminatorio in origine usato dai coloni olandesi per riferirsi ad alcune popolazioni africane, che nel film viene usato per far riferimento ad alcuni uomini con la faccia nera di fuliggine. Sorte analoga per le rappresentazioni caricaturali dei pellerossa di Peter Pan, che hanno portato anche al cambiamento di un’attrazione nel parco divertimenti.
La questione, ovviamente, è altamente dibattuta. Consigliare che determinati film siano visti dai più piccoli in presenza dei genitori, che li possano aiutare a contestualizzare e comprendere, appare però come un giusto compromesso. Da una parte non sarebbe giusto censurare le opere e nemmeno negare determinate rappresentazioni della realtà offerte dagli artisti, per quanto eventualmente discutibili, ma dall’altra è importante non veicolare messaggi sbagliati ai più giovani.
Per quanto riguarda i fumetti, in effetti, la soluzione è stata più drastica, ma nulla impedisce di acquistare le versioni originali con Bombie, ancora facili da trovare peraltro. Semplicemente non verranno più ristampate, così Disney si vuole distaccare da accuse di razzismo e discriminazione.
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