Un dipendente è stato licenziato per colpa delle pause troppo lunghe in bagno

Ilena D’Errico

4 Novembre 2025 - 21:40

Questo lavoratore è stato licenziato perché passava troppo tempo in bagno. Ecco cos’è successo e cosa prevede la legge.

Un dipendente è stato licenziato per colpa delle pause troppo lunghe in bagno

Il diritto di andare in bagno dovrebbe essere indiscusso per tutti i cittadini, ma per l’organizzazione della vita lavorativa e scolastica è necessario avere un po’ di buon senso. Passare troppo tempo in bagno durante l’orario di lavoro o di scuola, fatte salve particolari condizioni, compromette il normale svolgimento delle attività e anche l’impegno stesso del soggetto. Così, potrebbero anche esserci delle conseguenze negative, come ci ricorda un recente caso avvenuto in Germania.

Qui, un dipendente è stato licenziato per colpa delle pause troppo lunghe in bagno, scatenando un’ondata di panico tra tutti i lavoratori europei. Lasciare al datore di lavoro un potere così elevato sulle pause per il bagno fatte dai dipendenti sembra estremamente rischioso, ma d’altro canto non è possibile usare il pretesto della toilette per assentarsi deliberatamente dagli impegni presi. Scopriamo quindi cos’è successo e cosa prevede la legge in Italia.

Licenziato per le pause in bagno (troppo lunghe)

La lettera di licenziamento ricevuta dal lavoratore tedesco è piuttosto chiara - e anche convincente - circa le motivazioni della risoluzione del rapporto, che peraltro è avvenuta senza preavviso (come previsto per i licenziamenti disciplinari). Il datore di lavoro comunica senza remore che il problema riguarda le pause in bagno del dipendente, che si sono protratte per periodi molto lunghi in maniera frequente, nonostante fossero già state comunicate indicazioni differenti. Vere e proprie assenze dal lavoro giudicate irragionevoli, vista l’insolita durata: 42, 46 e finanche 48 minuti in bagno, avvenute in tre giornate di settembre.

La lettera di licenziamento in tedesco sta così facendo molto scalpore sui social media, diffondendosi rapidamente soprattutto in Paesi come la Svizzera, l’Austria e il Belgio, grazie all’assenza di barriere linguistiche. Qualcuno ipotizza addirittura che si tratti di uno scherzo o comunque di un documento finto, vista l’insolita durata delle pause, ma solleva comunque interrogativi importanti sull’argomento. La reazione generale è stata di sdegno, moltissimi utenti ritengono questo provvedimento ingiusto ed eccessivo, soprattutto perché si tratta di un bisogno primario.

Fa storcere il naso anche l’idea che il datore di lavoro abbia effettivamente monitorato il tempo trascorso in bagno dal dipendente, peraltro in maniera così precisa. Tuttavia, è sotto gli occhi di tutti (quantomeno se come sembra non viene contestato dal lavoratore) che il periodo passato in bagno è particolarmente lungo, generalmente irragionevole se non vi sono motivazioni particolari e straordinarie. Il fatto che il problema si sia ripetuto per 3 giornate differenti, a quanto sembrerebbe nemmeno per la prima volta, aggrava ulteriormente il problema. Così, c’è anche una parte di utenti che si schiera in favore del datore di lavoro, ritenendo il lavoratore colpevole di aver violato il vincolo fiduciario e gli impegni contrattuali.

Licenziamento per le pause in bagno?

In Italia, come nella stragrande maggioranza dei Paesi, la pausa bagno nell’orario di lavoro non viene regolamentata in maniera specifica. Viene però previsto un diritto generico alla pausa, almeno 10 minuti ogni 6 ore in linea generale, con eccezioni per videoterminalisti e minori e fatte salve comunque le previsioni più favorevoli della contrattazione collettiva e individuale. È il datore di lavoro a regolare il momento di fruizione della pausa in base alle esigenze di organizzazione aziendale, nel rispetto dei diritti del dipendente.

Le necessità fisiologiche rientrano nella pausa prevista, ma nulla vieta al lavoratore di assentarsi momentaneamente in altri momenti della giornata lavorativa per recarsi al bagno, purché compatibilmente con il regolamento aziendale (evitando quindi di compromettere il lavoro). Oltretutto, è sempre concesso andare in bagno per urgenze, come ricordato dalla giurisprudenza. Il datore di lavoro non può quindi negare al dipendente di andare in bagno, mettendo altrimenti a rischio la sua salute.

La situazione deve però essere valutata nel suo complesso: pause molto lunghe, frequenti e immotivate sono sospensioni dal lavoro del tutto ingiustificate. Così, in caso di violazioni ripetute o molto gravi possono anche portare a un licenziamento per giusta causa.

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