Dilemma Bce sui tassi a settembre: ecco cosa può accadere

Violetta Silvestri

04/08/2023

04/08/2023 - 15:29

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Cosa succederà a settembre con i tassi di interesse dell’Eurozona? La Bce opterà per un aumento o una pausa, nel timore di affondare l’economia? Tanti i dilemmi che dominano lo scenario.

Dilemma Bce sui tassi a settembre: ecco cosa può accadere

La Bce continua a dominare la scena economica e finanziaria europea, con un dibattito acceso più che mai su cosa succederà ai tassi di interesse a settembre.

Lagarde ha lasciato la porta aperta a tutte le opzioni nella conferenza stampa del 27 luglio, citando i prossimi dati macro come gli unici fari che guideranno qualsiasi decisione sul costo del denaro.

L’Europa sta vivendo un periodo assai complesso, con una crescita che stenta a decollare nei 27 Paesi Ue e con gli investitori che tornano a intravedere la possibilità di una recessione per il blocco. Contrariamente a quanto si prevede negli Usa, l’atterraggio morbido non è dato per scontato nel vecchio continente.

In effetti, l’inflazione sta rallentando ma non abbastanza e il settore industriale mostra segni di grave debolezza, con la Germania a trainare queste fragilità.

In questo contesto, si stanno sommando diverse voci autorevoli di membri Bce e non solo su quale sia la ricetta più efficace per fermare i prezzi ed evitare una recessione in Europa: aumento e pausa dei tassi sono le opzioni considerate, sulle quali non c’è unanimità di intenti.

Cosa deciderà la Bce a settembre: caos tassi, aumento o pausa?

L’attesa per la riunione Bce di settembre è già molto sentita, tra un mix di voci su cosa può fare la Bce.

L’economista capo della Banca centrale europea Philip Lane è fiducioso che l’inflazione nella zona euro diminuirà notevolmente nei prossimi mesi, aggiungendo indizi che i tassi di interesse sono vicini al loro picco.

Mentre le pressioni sui prezzi non centreranno l’obiettivo del 2% fino al 2025, il recente calo dell’energia ridurrà i costi in tutta l’economia in breve tempo, ha affermato aggiungendo:

“Quello che vediamo nelle nostre proiezioni è che l’inflazione dovrebbe scendere parecchio entro la fine dell’anno, ma tornare al nostro obiettivo del 2% è essenzialmente programmato più o meno nel 2025. Il calo molto rapido dei prezzi dell’energia - ne siamo fiduciosi - ridurrà i costi in tutta l’economia”

Allo stesso tempo, la componente interna dell’inflazione derivante dall’aumento dei salari e anche dalle imprese che cercano di ricostruire i profitti sta spingendo verso l’alto l’inflazione sottostante e questo significa “che ci sono forze che lavorano in direzioni opposte ed è per questo che siamo molto dipendenti dai dati mentre andiamo in autunno. Andremo a caccia di indizi”.

L’incertezza è totale. Nel frattempo, un alto dirigente della Banca centrale europea ha dichiarato di poter raggiungere l’obiettivo di ridurre l’inflazione impegnandosi a mantenere i tassi di interesse stabili più a lungo, piuttosto che aumentarli e rischiare di far crollare l’economia.

Fabio Panetta, membro del consiglio esecutivo della Bce, ha affermato che la persistenza nel mantenere i tassi ai livelli attuali per un periodo prolungato potrebbe ottenere un effetto simile all’aumento dei costi di prestito evitando però danni all’economia.

I commenti di Panetta, uno dei membri del consiglio più colomba della Bce, sottolineano come il dibattito si stia intensificando sull’opportunità di alzare i tassi per la decima volta consecutiva nella riunione del mese prossimo, con le pressioni sui prezzi che si stanno attenuando e l’Eurozona che va verso una flessione.

Gli investitori sono propensi a una pausa negli aumenti da parte della Bce a settembre, anche se diversi economisti ritengono ancora che un rialzo finale del suo tasso sui depositi al nuovo massimo storico del 4% possa probabilmente contrastare i persistenti aumenti dei prezzi dei servizi.

Nello specifico, parlando a Milano, Panetta ha spiegato che “fare affidamento esclusivamente su un approccio aggressivo agli aumenti dei tassi potrebbe amplificare il rischio associato a una stretta eccessiva, che potrebbe successivamente richiedere un taglio frettoloso dei tassi in un contesto economico in deterioramento”.

Al contrario, enfatizzare la persistenza può essere particolarmente utile nella situazione attuale, in cui il tasso ufficiale è intorno al livello necessario per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine, il rischio di un disancoraggio delle aspettative di inflazione è basso, l’attività economica è debole.

Tutti questi ragionamenti mettono in evidenza che per la Bce è molto difficile fare la mossa giusta in questo momento. Tanti i fattori avversi e incerti da considerare. Per questo, al momento rimane un dilemma sui tassi dell’Eurozona a settembre.

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