Di quanto aumentano assorbenti e prodotti di prima infanzia nel 2024

Ilena D’Errico

24 Ottobre 2023 - 23:42

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La Manovra 2024 non riconferma la riduzione dell’Iva al 5% su assorbenti e prodotti di prima infanzia, ecco di quanto aumentano per l’anno nuovo.

Di quanto aumentano assorbenti e prodotti di prima infanzia nel 2024

È stata pubblicata la bozza ufficiale della Legge di Bilancio 2024, con cui il governo sceglie di non riconfermare la “tampon tax”, ovvero la riduzione dell’Iva al 5% per i prodotti mestruali e nemmeno la parallela riduzione sui prodotti dedicati alla prima infanzia.

La premier Giorgia Meloni ha giustificato questa scelta subito dopo l’approvazione, dichiarando di ritenere inutile il rinnovo di questa misura dato che il taglio dell’Iva applicato è stato spesso compensato dagli aumenti di prezzo subiti dai prodotti.

Una prontissima spiegazione che non ha comunque evitato l’insorgenza delle associazioni per i consumatori, che considerano controproducente questa iniziativa e accusano il governo di poca coerenza, soprattutto riguardo agli incentivi alla natalità. Ma di quanto aumenteranno assorbenti e prodotti di prima infanzia nel 2024? Le stime sono poco rassicuranti.

Raddoppia l’Iva su assorbenti e prodotti per l’infanzia

La tampon tax insieme alla parallela misura per l’infanzia ha portato l’Iva del 22%, dedicata a beni ordinari come l’abbigliamento, il vino e anche le sigarette, vigente sui prodotti di prima infanzia (tra cui pannolini e seggiolini auto) e sui prodotti igienici mestruali, al 5%. Ancora un punto percentuale in più rispetto all’Iva applicata ai prodotti considerati di prima necessità, come alcuni generi alimentari (come il latte fresco e le verdure), ma comunque un drastico taglio.

Che i rasoi da barba continuino a essere tassati al 4% è un altro discorso, per quanto problematico irrilevante rispetto al contenuto della Legge di Bilancio 2024. L’Iva su assorbenti e pannolini – per citare i più comuni dei prodotti - passa al 10%, l’aliquota ridotta dedicata ai servizi turistici e ad alcuni prodotti alimentari come carne e pesce, ma di fatto è raddoppiata.

Non è però semplice capire come si tradurrà questa differenza per i consumatori e quindi quanto verranno a costare questi prodotti. Mancando meccanismi di controllo adeguati, è difficile che anche il governo stesso possa fare previsioni accurate.
Non a caso, proprio la riduzione dell’Iva non ha avuto grossi effetti sui prezzi di listino proposti ai consumatori, che hanno continuato ad acquistare i prodotti allo stesso costo di sempre.

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori ha giudicato la tampon tax come un flop, considerando che la riduzione dell’Iva non si è riflettuta sui prezzi finali, ma avvisando anche che il suo aumento sarà invece molto influente sui costi.

Di quanto aumentano assorbenti e prodotti per l’infanzia

Al di là della speculazione e della “mancanza di controllo dei prezzi”, giudicate da Anna Rea – presidente dell’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori – le cause principali della mancata corrispondenza tra la riduzione dell’Iva e i prezzi finali, è innegabile che l’aumento generale dei costi abbia fatto la sua grossa parte, compensando la riduzione e permettendo ai consumatori quanto meno di spendere ugualmente, anziché di più.

È dunque assolutamente lecito pensare che con l’aumento dell’Iva al 10% i costi per i prodotti mestruali (assorbenti, tamponi e coppette) e per l’infanzia (latte in polvere, pannolini, preparazioni per l’alimentazione e seggiolini) aumenteranno, anche laddove i produttori abbiano accolto attivamente la riduzione dell’Iva, poiché sono ad oggi sottoposti a costi di produzione maggiori.

Per voler fare una stima vera e propria si può considerare che una donna in Italia spende attualmente tra i 130 e i 150 euro l’anno per i prodotti igienici per il ciclo mestruale, con il raddoppio dell’Iva al 10% ci si aspetta un aumento di circa 7,50 euro sul costo annuale.

Tra i prodotti dell’infanzia, invece, i pannolini costano circa 726 euro l’anno per ogni figlio e si prospetta quindi un aumento intorno a 36,30 euro. Chiaramente si tratta di stime legate esclusivamente alle spese medie e che tengono in considerazione soltanto l’Iva, in modo diretto e senza valutare tutte le variabili in gioco.

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