Detrazioni fiscali addio per finanziare la riforma Irpef: siamo sicuri che guadagneremo di più?

Patrizia Del Pidio

22/08/2023

22/08/2023 - 12:23

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Per finanziare la riforma dell’Irpef è necessario tagliare detrazioni e deduzioni. Questo significa che qualcuno potrebbe rimetterci con le novità in arrivo?

Detrazioni fiscali addio per finanziare la riforma Irpef: siamo sicuri che guadagneremo di più?

Nel percorso che porterà alla riforma del Fisco la prima tappa sembra essere quella dell’intervento sull’Irpef che dovrebbe tagliare le aliquote e gli scaglioni esistenti, che sono quattro, portandoli a tre. Il tutto è finalizzato ad alleggerire la pressione fiscale che pesa sulle spalle di lavoratori e pensionati, ma le risorse necessarie non permettono di tagliare le tasse senza andare a intaccare altri benefici oggi esistenti.

Per finanziare la rimodulazione dell’Irpef, infatti, si deve effettuare un lavoro di riordino dei bonus fiscali e delle detrazioni a oggi esistenti. Sotto esame sono non solo le detrazioni e deduzioni ma anche i crediti di imposta, ovvero la cosiddetta tax expenditure che oggi pesa per il 4% sul Pil. Cerchiamo di capire con l’abbassamento della tassazione quali benefici verrebbero meno e se questo porterebbe ad un azzeramento dei vantaggi che la riforma dell’Irpef promette.

Riforma dell’Irpef per l’equità orizzontale

Primo intervento della riforma fiscale è la rimodulazione dell’Irpef con lo scopo non solo di semplificare il sistema di tassazione in Italia ma anche di garantire l’equità orizzontale: le tasse dovranno pesare allo stesso modo su tutti i cittadini e questo comporta una revisione dell’intero sistema tributario.

Il primo passo è quello di rivedere l’imposta sul reddito delle persone fisiche andando a ridurre la pressione fiscale. Si parla di accorpare o i primi due scaglioni di reddito o di unire secondo e terzo scaglione. In entrambi i casi ci saranno fasce di popolazione che avranno un vantaggio economico sulla decisione che, però, ha un costo per le casse dello Stato. Ridurre le tasse in entrate significa anche, infatti, garantire un gettito minore per il finanziamento dei servizi. Per questo servono coperture.

Le coperture si avranno tagliando le detrazioni

Per potersi permettere, quindi, di tagliare le tasse è necessario riordinare e ridurre le detrazioni, le deduzioni e i crediti di imposta salvaguardando, però, quelle primarie come le spese di istruzione, quelle sanitarie, quelle legate alle ristrutturazioni edilizi e alla previdenza complementare.

La tax expenditure va rivista e questo significa che le spese fiscali che riducono l’imposta da versare dovranno essere riordinate, valutate, vagliate e tagliate.

Per calibrare meglio le aliquote si deve procedere alla revisione delle tax expenditures, ovvero di tutte quelle spese fiscali che consentono di avere diritto a uno sconto sull’imposta. Ma questo taglio annunciato dovrà tenere conto delle finalità delle detrazioni stesse, per non andare ad intaccare diritti primari dei lavoratori.

Taglio delle detrazioni, di cosa si terrà conto?

Andare a tagliare indiscriminatamente le detrazioni spettanti ai cittadini potrebbe significare, infatti, vanificare lo scopo della rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef: se da una parte si chiede una percentuale minore di tasse e dall’altra si tagliano gli sconti già previsti sull’imposta da pagare, il rischio che si corre è quello di aggravare ancora di più il peso sulle spalle dei cittadini meno abbienti.

Proprio per questo motivo le spese sanitarie, quelle di istruzione, quelle per la previdenza complementare e i bonus casa dovrebbero restare inalterati anche se si terrà conto della composizione del nucleo familiare per il diritto.

Forfetarizzare le detrazioni è un’ipotesi

Nelle ultime settimane quella che si è fatta strada è l’ipotesi di forfetarizzare le detrazioni in base agli scaglioni di reddito. Questo porterebbe ad avere un tetto di beneficio massimo che tenga conto delle fasce più deboli della popolazione e della situazione personale del contribuente. Per ora nulla è certo e bisogna attendere per capire come l’esecutivo deciderà di affrontare questa delicata questione.

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