Deducibilità fiscale dei piani di accumulo: come funziona?

Anna Maria Ciardullo

18/05/2020

20/05/2020 - 17:24

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Quando i piani di accumulo sono detraibili? Tutto quello che c’è da sapere sulla detrazione fiscale dei PAC

Deducibilità fiscale dei piani di accumulo: come funziona?

Come funziona la deducibilità fiscale dei piani di accumulo? Prima di tutto, è bene sapere che i piani di accumulo di capitale, abbreviati con l’acronimo PAC, sono strumenti finanziari attraverso i quali è possibile costruire gradualmente un capitale d’investimento, effettuando versamenti periodici, senza quindi esaurire tutto il capitale in un’unica soluzione.

Perché si parla di accumulo? Perché le somme investite dal risparmiatore si accumulano tra di loro e crescono pian piano nel corso del tempo. Tra i principali vantaggi che derivano dall’avvio di un piano di accumulo, oltre a essere strumenti flessibili e adatti anche a investimenti di piccoli capitali, si annovera la loro deducibilità fiscale.

I vantaggi dei PAC

I piani di accumulo capitale, come ad esempio i fondi comuni, gli ETF o qualsiasi altro OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) presentano diversi vantaggi. Innanzitutto, sono strumenti piuttosto flessibili, poiché prevedono un contratto specifico tra il cliente e la banca o l’ente che li propone, per determinare la somma da investire e anche la durata, a seconda delle esigenze del risparmiatore.

Si tratta, poi, di strumenti accessibili, infatti, rappresentano la scelta preferita dai risparmiatori con budget modesti da investire e che hanno bisogno di un rendimento piuttosto stabile.

L’investitore sborsa con cadenza ciclica (che può essere mensile come pluriennale) una determinata quota (solitamente a partire da 50 euro) in un fondo d’investimento delegato ad acquistare per suo conto strumenti finanziari diversi ogni volta, come azioni o altro.

A seconda delle performance dei prodotti acquistati, al netto delle spese di gestione, varia anche il loro potenziale di rendimento, sicuramente più basso rispetto a un investimento a breve termine, ma con buoni margini e una sostanziale riduzione del rischio.

Il metodo, infatti, scongiura il pericolo di sbagliare il tempismo di un investimento (timing) poiché viene meno l’influenza generata dall’andamento dei mercati azionari, che spingerebbero il risparmiatore ad acquistare sui massimi e vendere sui minimi. Incide, dunque, anche sul piano emotivo, spingendo gli investitori a risparmiare.

Svantaggi dei piani di accumulo capitale

Abbiamo elencato finora i vantaggi di stipulare un piano di accumulo capitale, ma diamo un’occhiata anche ai possibili svantaggi da prendere in considerazione se si sta pensando di usare questo strumento d’investimento.

Prima di firmare un accordo per un PAC bisogna assicurarsi che i costi di gestione non risultino troppo onerosi. La sottoscrizione, la gestione e i diritti fissi applicati sulle rate sono costi inevitabili a cui far fronte, da valutare attentamente prima di scegliere il piano di accumulo più adatto alle proprie esigenze.

Inoltre, una volta stabilita la durata di un PAC, un eventuale stop anticipato del piano, prima della sua scadenza naturale, implicherebbe delle penali con una quota di garanzia che può variare dal 25 al 30% dell’importo investito.

Deducibilità fiscale dei piani di accumulo: come funziona?

Per loro natura, i PAC favoriscono una crescita graduale del capitale complessivo, per questo gli esperti consigliano di prenderli in considerazione almeno con un obiettivo a medio lungo termine, cioè a partire da un minimo di 6 o 7 anni. Nel valutare i pro e i contro di questi strumenti, si deve tener conto anche della loro deducibilità fiscale.

Per quanto riguarda la fiscalità, il PAC prevede una versamento del 26% sulla plusvalenza ottenuta dai rendimenti finali e non prevede alcuna deducibilità fiscale (a differenza dei versamenti ai fondi pensione, deducibili dal reddito dell’aderente fino a 5.164,57 euro all’anno).

Per ottenere i medesimi vantaggi fiscali tipici dei fondi pensione aperti, è necessario utilizzare i PIP, i Piani Individuali Pensionistici. Alla luce del fatto che l’investimento nel PIP andrà a ridurre la base imponibile Irpef, sarà possibile dedurre i contributi versati fino a 5.164,57 euro all’anno.

PIP: i vantaggi

Tramite l’adesione ad un PIP è possibile destinare parte dei risparmi per integrare la pensione di base e ricevere una pensione complementare, disporre di fondi per affrontare eventuali difficoltà personali e lavorative ed agevolare l’uscita dal mondo del lavoro e la transizione verso il pensionamento.

In corrispondenza del pensionamento, l’aderente al PIP può ottenere tutto il capitale accumulato in rendita (la pensione complementare), fino al 50% del montante accumulato in capitale il resto in rendita e, sotto determinate condizioni, tutto il monetante in capitale.

Come detto, prima della pensione è possibile prelevare tutto o in parte il capitale accumulato nel PIP per far fronte ad eventi inattesi come, ad esempio, spese sanitarie straordinarie, acquisto e ristrutturazione documentati della prima casa di abitazione motivi personali e familiari.

PIP: i vantaggi fiscali

Dato che il PIP rappresenta un risparmio previdenziale, lo Stato riconosce specifiche agevolazioni fiscali.

Alla luce del fatto che i contributi versati al PIP sono deducibili dal reddito IRPEF fino a 5.164,57 euro l’anno, l’aderente al PIP si trova a pagare meno imposte sui redditi.

Invece del 26% corrisposto nel caso dei PAC, in questo caso i rendimenti saranno tassati con un’aliquota massima del 20%.

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