Il Bonus alla Nascita avrebbe una doppia finalità: favorire la costruzione di una pensione integrativa e sostenere, al tempo stesso, l’investimento nell’istruzione.
Negli ultimi tempi il tema delle riforme previdenziali è tornato al centro del dibattito pubblico, riportando l’attenzione su una questione che, prima o poi, toccherà da vicino ciascuno di noi.
L’attuale sistema pensionistico pubblico, fortemente condizionato dai profondi mutamenti demografici (in primis l’invecchiamento della popolazione) e da una sostenibilità finanziaria sempre più fragile, rischia seriamente di non essere più in grado, da solo, di assicurare trattamenti pensionistici adeguati in futuro, sia in termini di importi che di età di accesso alla pensione, che tenderanno inevitabilmente ad allungarsi.
Per far fronte a questo scenario, una delle proposte su cui si registra un consenso crescente – anche se non unanime – è il potenziamento del cosiddetto “secondo pilastro”, ossia la previdenza complementare, con l’obiettivo di affiancare al sistema pubblico un meccanismo integrativo di tipo privato, eventualmente reso obbligatorio o fortemente incentivato. Proprio in questa cornice si inserisce l’idea recentemente lanciata dal presidente della COVIP, Mario Pepe, che ha proposto l’introduzione di un “bonus alla nascita”, una misura pensata con una doppia finalità: favorire la costruzione di una pensione integrativa e sostenere, al tempo stesso, l’investimento nell’istruzione. Vediamo meglio di cosa si tratta. [...]
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