Vanke chiede di rinviare i bond e fa tremare di nuovo il mattone cinese. Mercati in allerta e rischio di nuova ondata di volatilità.
C’è un nuovo terremoto che sta attraversando i mercati globali e, questa volta, non arriva né dalla Silicon Valley né dal mondo dell’intelligenza artificiale. Negli ultimi mesi l’incubo degli investitori era uno solo: la possibile bolla AI pronta a far saltare la festa dei listini americani. Sembrava quella la minaccia numero uno, l’unico vero rischio da monitorare mentre Wall Street continuava a correre spinta da un’economia USA più resistente del previsto e dai primi segnali di svolta dopo i tagli dei tassi.
Eppure nelle ultime ore qualcos’altro sta facendo tremare i mercati. Una crepa che molti speravano di non rivedere e che invece è tornata a spalancarsi nel momento meno opportuno. Succede in Cina, dove il mattone, olonna portante della crescita nazionale e per anni garanzia di stabilità, ha ricominciato a tremare. È una scossa silenziosa ma potenzialmente devastante, perché quando il real estate cinese scricchiola le onde d’urto arrivano ovunque: nelle banche locali, nei flussi di capitale internazionali, persino nel sentiment di investitori che già faticano a decifrare questa fase di mercato.
Gli indici asiatici hanno reagito subito, con Shenzhen e Hong Kong appesantite dalle vendite sui titoli immobiliari. Segnali che qualcosa non torna e che la narrativa sulla “stabilizzazione” potrebbe essere meno solida del previsto. Il rischio, questa volta, è che la crepa diventi una voragine e inneschi un effetto domino globale proprio mentre i mercati sembravano aver ritrovato un equilibrio. [...]
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