La cultura come strumento di ripartenza dell’economia italiana

Martino Grassi

29/10/2020

Il mondo della cultura e dello spettacolo ha subito una brutta battuta d’arresto durante la pandemia ma è proprio questo il settore su cui puntare per la ripartenza del nostro Paese.

La cultura come strumento di ripartenza dell’economia italiana

Con l’avvento della pandemia il settore della cultura e dello spettacolo ha subito una brutta battuta di arresto, e proprio per questo è necessario, mai come ora, che diventi uno degli asset da cui far ripartire la nostra economia e il centro degli investimenti sia di aziende che privati.

Il contesto economico internazionale impone infatti di differenziarsi rispetto agli altri, e proprio per questo è necessario esaltare le peculiarità del nostro Paese, prima fra tutti l’arte e la cultura. La cultura infatti è in grado di stimolare la creatività, l’adattabilità al cambiamento e quindi di favorire la crescita e la ripartenza economica dell’Italia. Questo è stato il messaggio più importante emerso dalla terza conferenza della seconda giornata della Family Economy Week, dedicata al mondo culturale.

Il supporto della tecnologia

Durante la pandemia sono cambiate moltissime cose della nostra quotidianità dovendoci adattare ad una realtà completamente nuova e inedita. Lo stesso ha fatto e deve continuare a fare anche il mondo della cultura e dell’arte, avvalendosi anche dell’aiuto della tecnologia, spiega Paolo Masini, Presidente Comitato d’indirizzo Museo dell’ Emigrazione e operatore culturale, aggiungendo che:

“C’è il bisogno di reinvertarsi, facendoci aiutare dal digitale, che è fondamentale anche per la cultura. L’idea per i musei potrebbe essere quello dei virtual tour, vista l’impossibilità per molti di visitarli fisicamente. Vendere questi prodotti, dunque, dando così agli appassionati la possibilità di fare la loro visita anche a distanza. Dobbiamo sfruttare questi sistemi”.

La crisi del settore musicale

È ormai evidente che anche il mondo della musica non possa continuare come ha sempre fatto in questo momento storico, spiega Geoff Westley, un musicista di caratura internazionale: “Il momento è duro per il settore culturale, con tantissimi concerti e spettacoli cancellati”.

Da Westley arriva dunque l’appello al Governo di consentire nuovamente degli spettacoli live, eventualmente con un numero limitato di persone, poiché “tutti hanno sicuramente un gran desiderio di musica dal vivo, per ora bloccata dalla pandemia. Bisogna riflettere sul fatto che la musica nutre l’anima”.

Il rapporto tra cultura e economia

La cultura è un elemento indispensabile per l’economia di un Paese, soprattutto per il nostro, spiega Antonio Lampis, Direttore della Ripartizione Cultura Italiana Provincia autonoma di Bolzano: “Il settore culturale ha avuto un grande balzo di impatto sociale ed economico in questi ultimi anni, e i musei sono stati la punta di diamante di questo cambiamento. Lo sviluppo della cultura non è fine a se stesso ma è legato a doppio filo allo sviluppo sociale ed economico del Paese”. Il lavoro artistico infatti è in grado di stimolare la creatività e di preparare al cambiamento, un aspetto di fondamentale importanza in un momento come questo, poiché stimola anche la creatività, fondamentale per ogni tipo di azienda.

Inoltre, “oggi la cultura ha delle funzioni nell’ambito della società che non ha mai ha avuto prima d’ora, la contaminazione è per noi una sorta di parola magica. La cultura si contamina con l’agrifood, lo sport, l’impresa, l’economia e la finanza. Questo significa che il mondo delle imprese creative e culturali non può più esser visto come una sorta di ghetto limitato ai soli addetti ai lavori”, aggiunge Alberto Improda, Vice Presidente di Cultura Italiae.

L’arresto del mondo della cultura

Nell’ultimo periodo il settore della cultura stava vivendo un vero e proprio boom raggiungendo un indotto di 96 miliardi e oltre un milione e mezzo di occupati, precisa Patrizia Asproni, Presidente di Confcultura, un brillante percorso interrotto dallo «scoppio della pandemia», sostenendo che «Stiamo facendo degli appelli al governo per far capire l’importanza del settore. Perché senza cultura il Paese perde dei valori trasversali fondamentali per il suo futuro.»

È quindi di fondamentale importanza che questa ripresa riparta anche dalle scuole e dalla didattica: “In Italia, per la musica, c’è una grande carenza dal punto di vista didattico. A partire dai bambini, che dovrebbero ricevere insegnamenti di alto livello. Noi facciamo l’errore di dare per scontato la bellezza, l’arte. Sarà questo il punto di partenza per costruire l’Italia del futuro, conclude il compositore e direttore d’orchestra Enrico Melozzi.

In collaborazione con Fidelity International

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