Lufthansa annuncia una riduzione drastica del personale amministrativo: circa un quinto degli addetti agli uffici sarà coinvolto, nonostante utili in crescita e domanda di voli in aumento.
Lufthansa ha annunciato l’intenzione di ridurre fino a 4.000 posti di lavoro nel comparto amministrativo, pari a circa il 20% del personale d’ufficio: un segnale forte ai mercati, ma ancora di più ai lavoratori.
La notizia, attesa in via ufficiale durante il Capital Markets Day di oggi, lunedì 29 settembre, arriva in un momento paradossale per la compagnia di bandiera tedesca. Mentre la domanda di viaggi aerei continua a crescere e i conti aziendali registrano utili operativi in netto miglioramento, il gruppo guidato da Carsten Spohr sceglie la strada dei tagli per rafforzare la propria struttura di costi e presentarsi agli investitori come un operatore più snello ed efficiente.
Il messaggio è quello di voler blindare la competitività in un settore ancora segnato dalle turbolenze post-pandemiche, tagliando ciò che viene considerato ridondante o poco produttivo. Per Lufthansa significa colpire le funzioni di back-office e le attività amministrative distribuite tra le diverse controllate del gruppo (tra cui Swiss, Austrian e Brussels Airlines), con l’obiettivo di concentrare competenze e responsabilità in un’unica regia centrale. Non quindi un salvagente per risolvere una crisi imminente, quanto più una strategia di austerità preventiva. Una mossa che accontenta i mercati finanziari, ma che apre nuove fratture all’interno della compagnia e pone interrogativi sul prezzo sociale di tali scelte.
Perché Lufthansa taglia il personale?
Dopo anni difficili segnati dal Covid e da una riduzione del personale di circa 20.000 unità, la compagnia tedesca era tornata a respirare: la forte ripresa della domanda e la diminuzione del costo del carburante hanno spinto gli utili operativi verso una crescita significativa rispetto ai 1,6 miliardi di euro dello scorso anno. Eppure, il management insiste sulla necessità di ridurre ulteriormente i costi fissi.
Secondo gli analisti interni, la decisione non nasce da una crisi immediata, ma da una strategia di lungo periodo. “È un modo per dimostrare una gestione aziendale forte e resiliente, capace di affrontare nuove turbolenze globali”, ha spiegato l’analista Lara Dehari, sottolineando come il mercato finanziario premi le aziende che mostrano di saper anticipare i rischi. Tuttavia, per migliaia di dipendenti che rischiano il posto, questa logica di “efficienza preventiva” si traduce in un clima di grande incertezza e tensione.
A rendere più complessa la situazione è il progetto di centralizzazione delle funzioni IT e delle attività di pianificazione delle rotte a corto e medio raggio, che entrerà in vigore da gennaio 2026. Una mossa che inevitabilmente ridurrà ulteriormente la necessità di personale distribuito nelle sedi nazionali delle varie compagnie del gruppo.
Il malcontento dei sindacati e i rischi di sciopero
La scelta di annunciare una ristrutturazione di tale portata proprio mentre sono in corso delicate trattative con i sindacati rischia di aprire un fronte ancora più complicato. Da mesi, infatti, Lufthansa è impegnata nei cosiddetti “cantieri tariffari”, negoziati con il personale di cabina e soprattutto con i piloti. L’associazione dei comandanti di volo (Vereinigung Cockpit) sta valutando la possibilità di proclamare uno sciopero dopo sette round di colloqui infruttuosi.
In questo scenario, la decisione di colpire i lavoratori d’ufficio può essere interpretata come un segnale di fermezza della dirigenza nei confronti di tutte le categorie professionali. Un messaggio rivolto sia agli azionisti, che chiedono disciplina finanziaria, sia ai sindacati, a cui viene fatto capire che l’azienda non intende arretrare sulla questione dei costi.
Ma la strategia potrebbe rivelarsi rischiosa. Se alle tensioni già esistenti con i piloti si aggiungesse la mobilitazione del personale amministrativo, Lufthansa potrebbe infatti trovarsi di fronte a nuove interruzioni delle operazioni.
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