Sono quasi 5 anni che in Cina è in atto una grave crisi immobiliare. Si studiano una serie di misure per stimolare il mercato.
Stiamo per entrare nel quinto anno consecutivo della crisi immobiliare in Cina. Diversi report internazionali confermano che il Paese asiatico sta attraversando una fase sempre più critica in questo settore. L’eccesso di offerta e le vendite sempre minori stanno portando il mercato verso un crollo del prezzo delle case.
Secondo Reuters, a settembre i prezzi delle nuove abitazioni sono diminuiti dello 0,4% rispetto al mese precedente, il calo più marcato degli ultimi undici mesi, e del 2,2% su base annua. Su 70 città monitorate, ben 63 hanno registrato ribassi mensili, segno di un indebolimento diffuso. Anche il comparto delle case esistenti conferma la tendenza negativa: la domanda resta fiacca, l’offerta abbondante e la fiducia degli acquirenti è ai minimi storici.
Un’altra analisi nazionale di Global Property Guide mostra che nel secondo trimestre del 2025 i prezzi residenziali sono diminuiti del 6,4% su base annua, evidenziando un declino che non accenna a rallentare.
Le vendite delle prime 100 imprese edilizie cinesi sono diminuite del 36% a novembre rispetto all’anno precedente, secondo gli ultimi dati di China Real Estate Information Corp. Le difficoltà del mercato stanno colpendo già diverse aziende del settore, come il colosso China Vanke, ora a rischio default con le sue azioni precipitate.
Purtroppo le previsioni non sono positive e secondo gli analisti il mercato immobiliare cinese non subirà inversioni di tendenza per almeno i prossimi due anni. Senza un sostegno statale sembra che questa crisi non possa accennare a finire.
Allo studio diverse soluzioni per stimolare il mercato
Allo studio ci sono diverse soluzioni per cercare di stimolare il mercato. La più valida sembrerebbe quella di abbassare i tassi di interesse sui mutui per spingere le persone ad acquistare case forti di un credito più accessibile. Un analista di Wall Street ha affermato che un taglio di un punto percentuale dei tassi sui mutui nel secondo trimestre del 2026 potrebbe incrementare le vendite di nuove case e contribuire ad allentare le pressioni deflazionistiche il prossimo anno. Tuttavia, è probabile che i prezzi delle case nelle grandi città tocchino il fondo e poi gradualmente potrebbero iniziare a salire nei prossimi anni.
La situazione preoccupa anche l’economia globale. Il mattone, che per anni ha rappresentato quasi il 20% del Pil cinese e uno dei pilastri della crescita nazionale, sta ora diventando un punto di fragilità. Il rallentamento del settore non colpisce solo il valore degli immobili e, di conseguenza, la ricchezza delle famiglie, ma mette in difficoltà anche costruttori già provati da anni di crisi finanziaria. A risentirne sono inoltre i governi locali, che dipendono in modo significativo dalla vendita dei terreni per finanziare i propri bilanci. Il rischio non è marginale: l’intero ecosistema che ruota attorno al real estate, dalle costruzioni ai servizi collegati, fino al sistema del credito, sostiene decine di milioni di posti di lavoro oggi più esposti che mai. Il rischio che possa generarsi una crisi a catena è concreto.
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