Crisi di Suez, cosa sta succedendo e rischi per l’Italia

Giorgia Bonamoneta

20 Gennaio 2024 - 18:30

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La crisi del Mar Rosso (o crisi di Suez) sta avendo conseguenze per l’Italia. A quanto ammonta l’aumento dei costi e per quanto potrebbe durare?

Crisi di Suez, cosa sta succedendo e rischi per l’Italia

Ormai è chiaro: lo stretto di Bab el-Mandeb in Yemen è fondamentale per una grande fetta del mercato globale. Negli ultimi mesi, attraverso azioni di boicottaggio da parte degli Houthi, il passaggio delle navi dal Mar Rosso al Mar Mediterraneo si è ridotto del 70%.

La crisi del Mar Rosso o crisi di Suez comporta un aumento del costo delle merci che viaggiano su nave e che passano da Shanghai a Genova per esempio, attraverso il Mar Rosso. Nel giro di un mese e mezzo il viaggio appena citato è arrivato a costare ben oltre il 300% in più, mentre i costi di trasporto da Shanghai a Los Angeles sono aumentati del 95%.

Dopo diversi mesi i primi effetti della crisi si iniziano a vedere nei porti italiani, dove da dicembre sono diminuiti traffici commerciali. La crisi del Mar Rosso è strettamente correlata anche al gas naturale liquefatto che dal Qatar attraversa il canale di Suez. Questo è crollato e per l’Italia c’è il rischio di riduzione delle consegne di gas dal Qatar nel 70% rispetto al 2023 (il gas consumato in Italia è per il 10% del Qatar).

L’Italia, pur non partecipando direttamente agli attacchi contro gli Houthi, soffre le conseguenze della mancata presa di posizione contro il genocidio che Israele sta commettendo in Palestina. Perché anche se i ribelli Houthi stanno alzando bandiere di alleanze per i palestinesi e boicottando le navi solo per rinforzare la loro posizione nel mondo arabo; è evidente che l’assenza di un interessamento, di un’azione per la fine del conflitto, abbia comportato e protratto l’attuale situazione di crisi e aumento dei prezzi.

Quanto sono aumentati i prezzi dall’inizio del boicottaggio degli Houthi

La conseguenza diretta del boicottaggio delle navi nello stretto di Bab el-Mandeb è l’aumento del costo del trasporto di un container. Questo è passato, se si prende a esempio la tratta Shanghai-Genova, da 1.400 a 6.300 dollari.

Negli ultimi anni il prezzo del trasporto dei container ha avuto alti e bassi, come quando nel 2021 il costo aveva raggiunto e poi superato i 10 mila dollari. La differenza, nel caso della crisi causata dagli attacchi Houthi in risposta al genocidio israeliano, è la velocità dell’aumento dei costi e i motivi della diminuzione del passaggio nella zona.

Per capire l’aumento dei costi basta guardare ai numeri in diminuzione delle navi in transito nello stretto di Bab el-Mandeb. Non solo Yemen, ma anche diminuzione del traffico nel canale di Suez. Un problema molto sentito in Egitto, dove il Pil del Paese è per il 2,4% legato al passaggio delle navi nel canale. Secondo Ispi, se la crisi dovesse proseguire a lungo, il Pil dell’Egitto potrebbe calare dello 0,8%.

Le conseguenze per l’Italia: riduzione del traffico, aumento dei costi

La riduzione dei traffici dal canale di Suez si sta riflettendo nei porti italiani. Nei primi sei porti italiani presi in esame da Ispi, entra il 54% delle importazioni ed esce il 40% delle esportazioni marittime. Si tratta dei porti di Genova, Venezia, Trieste, Gioia Tauro, Augusta e Livorno. Nell’ultimo periodo però c’è stata una significativa riduzione dei traffici, fino al 20% in meno (-11% nell’ultima settimana, una ripresa che potrebbe non rappresentare la fine della crisi).

Per spiegare la riduzione basta pensare alla necessità delle navi di intraprendere una rotta più lunga nel circumnavigare l’Africa, ovvero di aggiungere 12-15 giorni di navigazione. Questo non solo aumenta le settimane di viaggio, ma anche la destinazione finale di alcune navi, che potrebbero scegliere di finire il loro viaggio a Rotterdam per esempio.

La crisi è più regionale che globale e interessa l’Europa e una parte di Medio Oriente, che dipendono di più dai traffici di merci dal Mar Rosso rispetto, per esempio, agli Stati Uniti e all’America Latina. In Europa, e quindi anche in Italia, lo shock sui prezzi finali, in 12 mesi, potrebbe tradursi in un’inflazione dell’1,8% su tutti i prodotti, dall’energia agli alimentari, dal tabacco all’alcool. Se la crisi dovesse rientrare, il prezzo del trasporto si ridurrebbe velocemente.

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