Come le criptovalute stanno diventando il nuovo paradiso dell’illegalità, mentre l’Europa rincorre con il regolamento MiCAR.
Francesco è un imprenditore edile della provincia di Roma. In un viaggio in treno conosce una donna sulla quarantina dai lineamenti orientali, Jessica Zhao, nata a Singapore ma residente a Miami. Racconta di lavorare nel settore dei preziosi e di essere anche un’esperta promotrice finanziaria. Gli confida di essere riuscita a ottenere rilevanti guadagni investendo in criptovalute. Tutto con una piattaforma miracolosa che utilizza l’intelligenza artificiale. Francesco si fida e comincia a versare somme di denaro su un wallet. Arriva fino a 130 mila dollari. Dopo qualche mese ha raddoppiato i guadagni. Ma quando vuole incassare, tutto si dissolve: spariscono la Zhao, la piattaforma e i suoi soldi.
Altra storia, altre problematiche. La puntata di Report, dal titolo “Ombre cinesi”, diretta da Daniele Autieri, ha rivelato l’esistenza di un vero e proprio circuito finanziario abusivo che permette a imprese e privati cinesi di trasferire ingenti somme in Yuan senza passaggi bancari ufficiali. Il meccanismo emerso è inquietante: Prato è la sede operativa della banca clandestina, con filiali fantasma a Roma camuffate attraverso negozi commerciali ordinari; alle entrate in contanti si assegnava un codice identificativo: chi riceveva il codice in un altro punto del network (in Cina o altrove) otteneva l’equivalente in valuta locale, detratta la commissione, senza movimenti tracciati nell’UE. Non ci sono blockchain ma il sistema ha similitudini impressionanti con lo schema base delle criptovalute.
Il lato oscuro delle criptovalute
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