Richiesta una pena di due anni per il figlio Giovanni e un anno per il padre Walter. Gli imprenditori sono sotto accusa per bancarotta fraudolenta da oltre 58 milioni di euro.
Un tempo era una società pionieristica della moda made in Italy. Adesso, è sotto accusa per bancarotta fraudolenta da oltre 58 milioni di euro. Continua il processo contro gli imprenditori - padre e figlio - Walter e Giovanni Burani, imputati per il fallimento del Mariella Burani Fashion Group.
Walter, ex presidente del gruppo, e Giovanni, ex amministratore delegato, sono sotto accusa per due principali contestazioni, entrambe relative al reato di bancarotta societaria per operazioni dolose che hanno concorso a provocare e ad aggravare il fallimento. Le società interessate sono Design & Licenses - già Mila Schön Group, controllata al 100% da Mariella Burani Fashion Group in liquidazione - e la casa madre Mariella Burani Fashion Group.
Si tratta di un procedimento distinto da quello che, anni fa, portò a una condanna definitiva (già scontata) per padre e figlio a sei anni di reclusione per un buco finanziario di circa 481 milioni di euro.
Le accuse per bancarotta fraudolenta
Le accuse si concentrano su una serie di operazioni finanziarie e di rifinanziamento avviate nel 2003 e proseguite fino al 2008, che avrebbero coinvolto anche L Capital, società del gruppo Louis Vuitton, attraverso la controllata Sacap. Queste complesse operazioni di acquisto e vendita di azioni di Antichi Pellettieri sarebbero state sostenute dal credito bancario e avrebbero contribuito alla rovina sia del gruppo Design & Licenses sia di Mariella Burani Fashion Group.
Secondo l’accusa, Sacap sarebbe intervenuta nel capitale delle società del gruppo Burani tramite un accordo parasociale non reso pubblico. Ufficialmente, il mercato era stato informato che Sacap avrebbe acquisito il 30% delle azioni, manifestando fiducia nelle prospettive economiche del gruppo. In realtà, l’accordo prevedeva fin dall’inizio un diritto di uscita a valori prefissati entro cinque anni, poi esercitato anticipatamente - dopo circa due anni - attraverso una rinegoziazione priva di motivazioni apparenti.
L’inchiesta ipotizza inoltre che siano state create ad hoc alcune operazioni volte a gonfiare artificiosamente il valore del titolo alla Borsa di Milano, generando una vera e propria bolla speculativa. Il conseguente indebitamento, aggravato da questa manovra, avrebbe causato danni significativi al mercato.
Richiesta un’altra condanna
Il pubblico ministero Stefano Finocchiaro ha chiesto due anni di carcere per Giovanni Burani e un anno per il padre Walter. Le pene richieste, inizialmente più alte (otto e sette anni), sono state ridotte tenendo conto delle condanne già inflitte e parzialmente assorbite nei precedenti procedimenti.
Secondo l’accusa, oltre alle operazioni fraudolente su Antichi Pellettieri, si aggiungono anche transazioni su conti esteri e perdite non documentate, con flussi di denaro rintracciati anche in paradisi fiscali.
Le parti civili sono già state risarcite e quindi escluse dal procedimento. Tuttavia, il pm ha comunque chiesto di limitare le attenuanti generiche in considerazione della gravità dei fatti e dell’entità delle somme in gioco. Nel corso del processo è stato inoltre disposto un sequestro conservativo per 35 milioni di euro.
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