Dal cuore di Taiwan ai mercati globali, il bubble tea è passato da bevanda di nicchia a fenomeno mondiale, trasformandosi in un’industria multimiliardaria: ecco le ragioni di questo successo.
Bevande come il tè e il caffè sono molto più di un semplice prodotto gastronomico, sono veri e propri simboli culturali che portano con sé la loro storia e rappresentano momenti di condivisione. A oggi, però, una nuova bevanda proveniente da Taiwan sta conquistando il mondo: il bubble tea.
Nato negli anni Ottanta, questa bevanda ha saputo unire tradizione e innovazione, trasformandosi in un’esperienza gustativa unica. Inizialmente pensato come una bevanda fresca e divertente per il mercato locale, si è rapidamente imposto come simbolo della modernità taiwanese.
Ma il bubble tea non è soltanto una moda passeggera. Il suo sviluppo industriale ha dato vita a catene internazionali, quotazioni in borsa e un giro d’affari che vale miliardi di dollari. Al tempo stesso, però, questo successo si accompagna a sfide concrete: margini ridotti, concorrenza crescente, aumento dei costi e la necessità di rimanere attrattivi per un pubblico giovane ed esigente. Un equilibrio delicato che rende il bubble tea uno dei casi più interessanti del mercato globale delle bevande.
Come il bubble tea ha conquistato il mondo
Il bubble tea nasce a Taiwan negli anni Ottanta come una bevanda innovativa: tè al latte arricchito con perle di tapioca aromatizzate da sciroppi dal gusto variegato. Il mix tra dolcezza, freschezza e originalità ne ha decretato il successo immediato a livello locale. Ben presto, da semplice moda giovanile, si è trasformato in un fenomeno culturale che ha accompagnato l’ascesa economica del Paese.
La vera svolta è arrivata però con l’ingresso sul mercato cinese, dove la rapida urbanizzazione e l’aumento del reddito della classe media hanno creato terreno fertile per una diffusione di massa. Da lì, la bevanda ha conquistato progressivamente il Sud-est asiatico, il Medio Oriente, gli Stati Uniti e l’Europa, adattandosi alle preferenze locali. Le catene internazionali hanno proposto varianti sempre più creative: dal matcha in Giappone al taro a Taiwan, fino al durian a Singapore.
Sul fronte economico, l’espansione è stata imponente. Catene come Mixue, Guming e Auntie Jenny hanno raggiunto migliaia di punti vendita, superando persino giganti come McDonald’s e Starbucks in numero di sedi in alcune aree. Nel 2023, il mercato globale delle bevande pronte, che include il bubble tea, ha raggiunto i 779 miliardi di dollari, con previsioni di crescita del 7,2% annuo fino al 2028.
Quotazioni in borsa, acquisizioni e franchising capillari hanno reso il bubble tea una vera e propria industria miliardaria. La sua forza risiede nella capacità di abbracciare le culture locali, senza rinunciare a un’immagine globale fresca, giovane e irresistibile.
Bubble tea, quali sono le sfide e le prospettive
Dietro l’immagine colorata e accattivante del bubble tea si nasconde però un settore complesso. Il business, pur redditizio, presenta margini operativi relativamente bassi: su un prezzo medio di 5 dollari, i profitti netti per i proprietari spesso non superano il 20%. A questo si aggiungono i costi crescenti di materie prime, affitti ed energia, che mettono in difficoltà i piccoli franchisee. Non sorprende quindi che tra il 4,2% e l’11,4% dei punti vendita globali sia stato costretto a chiudere nel 2024.
Un altro rischio deriva dalla saturazione del mercato: in molte città asiatiche, i locali di bubble tea sorgono a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, alimentando una competizione spietata. Alcune catene, come Mixue, sono state criticate per privilegiare i profitti aziendali rispetto alla sostenibilità economica dei propri affiliati.
D’altra parte, il settore continua ad attirare investitori grazie alla sua relativa indipendenza dai dazi statunitensi e al vasto mercato asiatico, dove il consumo di tè è radicato nella cultura quotidiana. Le prospettive di crescita restano alte, trainate soprattutto dai giovani consumatori e dalla viralità sui social media.
Le aziende stanno sperimentando soluzioni per ridurre i costi, come l’uso di robot e macchine autonome, e puntano sull’integrazione verticale: produrre in proprio gli ingredienti e distribuirli agli affiliati a prezzi competitivi. Allo stesso tempo, la possibilità di personalizzare la bevanda, dalla quantità di ghiaccio al livello di zucchero, resta la chiave del suo fascino globale. Il bubble tea, insomma, è oggi molto più di una moda: è un fenomeno economico e culturale che rappresenta l’incontro perfetto tra tradizione asiatica e globalizzazione.
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